Il debito pubblico cala. Solenni minchiate - QdS

Il debito pubblico cala. Solenni minchiate

Carlo Alberto Tregua

Il debito pubblico cala. Solenni minchiate

mercoledì 03 Gennaio 2018

Crescita Pil: Italia ultima in Ue

Minchiate sono carte da gioco fiorentine già in uso nel secolo quindicesimo. Il mazzo delle minchiate era costituito da 40 figure più il folle.
Mentre il sostantivo femminile, in siciliano, assume il significato di bufala, quella che in termini digitali si definisce fake news: stupidaggine o menzogna.
Perché usiamo questo termine? Perché siamo stufi di sentire le menzogne di ministri e presidenti del Consiglio che continuamente dicono agli italiani: “Il debito cala”. Ebbene, non è così, perché nel 2017 il debito sovrano del nostro Paese è aumentato di ben 71 miliardi e in tutta la XVII legislatura di oltre 200 miliardi.
Di che si tratta? Di cambiali che lo Stato italiano ha firmato nei confronti di sottoscrittori di Bond, che le future generazioni dovranno onorare se non vorranno far fallire il Paese.
Ma pagando il debito non vi saranno risorse sufficienti per fare investimenti, con la conseguenza che il nuovo lavoro, sospirato da tutti i protagonisti della campagna elettorale appena cominciata, non potrà avere quella crescita degli altri Paesi che hanno un debito pubblico molto più basso.
 
Altra grave conseguenza dell’enorme debito pubblico è che non essendoci risorse sufficienti per le opere pubbliche il Pil non potrà crescere come la media europea ed altri Paesi.
Altra nefasta conseguenza riguarda le infrastrutture che non possono essere adeguate a quelle medie europee. Peggio, nel Mezzogiorno, ove le infrastrutture pubbliche, soprattutto quelle relative ai trasporti, sono più basse di oltre un terzo della media nazionale.
Infine, non possiamo dimenticare che non appena si normalizzerà l’Euribor, passando dall’attuale 0% al 2 o 3%, gli interessi del debito pubblico aumenteranno di alcune decine di miliardi. La rete protettiva di Mario Draghi con il quantitative easing viene dimezzata da questo mese (da 60 a 30 miliardi) e cesserà il prossimo 30 settembre.
Dal quadro che precede si capisce che i responsabili delle istituzioni nazionali non sono in condizione di programmare il futuro, in analogia con altri Paesi, perché la loro debolezza li porta a inseguire giorno per giorno il consenso su tutta una serie di questioni di secondo piano, perdendo di vista la crescita della ricchezza e dell’occupazione.
 
Nuoce molto al futuro l’incertezza e la preoccupazione. Se da un canto il settore privato tira abbastanza, non si riesce a fare aumentare adeguatamente i consumi perché ancora i cittadini non hanno fiducia nella prospettiva.
Senza un futuro solido non c’è progresso perché non c’è fiducia. Se non c’è fiducia i cittadini non sono portati a spendere. Se non ci sono investimenti non c’è la necessaria velocità dell’innovazione. Senza innovazione non si crea lavoro né ricchezza.
Non possiamo evitare di portare in evidenza la disfunzione pressoché totale della Pubblica amministrazione, perché un governo incapace di premiare il merito e la responsabilità ha distribuito a pioggia, indistintamente a tutti, dirigenti e dipendenti pubblici, ben 2.700 miliardi, senza distinguere i bravi dai fannulloni.
Vi sono ancora due fenomeni che vanno evidenziati: evasione e corruzione. La prima dipende dall’intolleranza che i cittadini hanno verso questo Stato, che assorbe risorse e non restituisce servizi di adeguato livello. Con ciò non giustifichiamo l’evasione.
La seconda riguarda la corruzione che esiste perché la Pa è corrotta. Se essa rispettasse le leggi, la corruzione non potrebbe esistere.
 
La Commissione europea ha previsto che i 27 Stati membri avranno una crescita media del Pil nel 2017 del 2,4%. La più alta crescita ce l’avranno la Romania (5,7%) e Malta (5,6%), la più bassa sarà quella italiana (1,5%). L’Estonia crescerà del 4,4%, l’Irlanda del 4,8%, la Lettonia del 4,2%, la Slovenia del 4,7%. La Repubblica Ceca del 4,3% e la Polonia del 4,2%. Perfino la derelitta Grecia crescerà dell’1,6%.
Leggendo questi dati non possiamo che provare vergogna per i tre governi di questa legislatura, indipendentemente dalla loro appartenenza all’agone politico. Una vergogna più accentuata qualora si pensi che essi non hanno posto le basi per una crescita di livello europeo, come hanno fatto altre nazioni meno avanzate della nostra.
La preoccupazione aumenta nel constatare che quest’anno le elezioni non porteranno a una maggioranza sicura. Con le conseguenti fibrillazioni la situazione non potrà migliorare. Chi ci salverà?
 

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