ROMA – Secondo uno studio nazionale, realizzato dalla rivista Tuttoscuola, il numero di abbandoni si è ridotto, ma rimane comunque molto alto. Ben oltre la soglia del 10% indicata oltre 15 anni fa dall’Ue.
Tutta la questione, oltre a provocare un danno indelebile nella formazione e nel futuro dei giovani che lasciano i banchi di scuola, si ripercuote anche sulle casse dello Stato che perde sotto tutti i punti di vista, sia economici che culturali.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal si chiede “per quale motivo non si è dato seguito alla nostra proposta, più che motivata anche a livello pedagogico, di anticipare di un anno l’inizio della scuola dell’obbligo, introducendo un’annualità ‘ponte’? La sua introduzione avrebbe anche sopperito al problema dell’assorbimento dei maestri della scuola dell’infanzia non inglobati nel potenziamento degli organici che ha invece toccato tutti gli altri ordini. Con la scuola primaria anticipata di un anno si migliorerebbe poi il delicato passaggio tra la scuola materna e l’ex elementare. è provato che a cinque anni i bambini hanno bisogno di una formazione di tipo essenzialmente ludico e, nello stesso tempo, di avvicinamento all’alfabetizzazione e al far di conto. Inoltre, si darebbe una bella spallata alla dispersione e all’abbandono scolastico: perché mantenendo il tempo scuola immutato e innalzando l’obbligo a 18 anni gli studenti sarebbero più coinvolti nei progetti formativi”.
“Non guasterebbe, infine, anche rivedere i contenuti dei cicli scolastici, rendendoli anche più stimolanti per le nuove generazioni. A tale proposito – continua Pacifico – non si comprende perché nella Legge di Stabilità 2018 sia stato previsto solo un incremento di 2mila maestri della fascia alunni 3-6 anni, corrispondenti a 1.700 comuni e 300 di sostegno: basta dire che le scuole dell’infanzia in Italia sono ben oltre quota 10mila, ma di queste solo 2.700 risultano pubbliche; quindi, i docenti potenziatori in arrivo non saranno nemmeno uno a scuola. Rimane un mistero, infine, il motivo per il quale si continua a limitare il servizio delle classi ‘Primavera’. La risposta, probabilmente, è la stessa che porta a mettere a disposizione dell’utenza potenziale appena una scuola su quattro: la mancanza di risorse e di investimenti. Quella che ci porta a dire – conclude il sindacalista – che non bastano le linee guida e i nuovi principi per rilanciare la scuola fino a sei anni”.