Amianto, ancora morti nel silenzio - QdS

Amianto, ancora morti nel silenzio

Rosario Battiato

Amianto, ancora morti nel silenzio

mercoledì 07 Febbraio 2018

Ona Sicilia: almeno 5 mila vittime negli ultimi 17 anni. Urge un Piano regionale come quello dell’Emilia-Romagna. Ogni anno si contano circa 300 decessi nell’Isola, ma non ci sono le bonifiche

PALERMO – Cinquemila morti in meno di due decenni per malattie asbesto correlate in Sicilia. Sono i numeri diffusi dall’Osservatorio nazionale amianto, in occasione degli incontri siciliani della scorsa settimana, che certificano circa 300 decessi all’anno, considerato il periodo compreso tra il 2000 e il 2017, e un ritardo generale negli impegni previsti per la rimozione e il risanamento. I dati sull’incidenza del pericoloso minerale non si fermano qui: il dipartimento regionale per le Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico ha censito, tra 1998 e il 2015, più di 1.300 casi di mesotelioma, circa 80 all’anno tra certi, probabili, possibili e da definire (questi ultimi sono una percentuale irrisoria).
 
Inoltre, tenendo conto che negli ultimi anni “abbiamo una media di circa 100 nuovi mesoteliomi e che i decessi per cancro polmonare da amianto – ha spiegato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio – sono almeno il doppio, anche a voler sorvolare su tutte le altre patologie, la stima dei 5.000 decessi formulata dall’Ona Sicilia è una sottostima e poi si deve tener conto degli altri cancerogeni”.
 
Patologie che emergono da un territorio contaminato eppure ancora non completamente bonificato. L’amianto resta, infatti, una presenza ingombrante. Gli ultimi dati in materia, aggiornati lo scorso novembre dal ministero dell’Ambiente in copertura del 2016, certificano, per tutta l’Italia, la presenza di 86 mila siti d’amianto. I siti bonificati, secondo la direzione generale per la Salvaguardia del territorio e delle acque del ministero, sono 7.669 e altri 1.778 risultano parzialmente bonificati.
 
Per avere un quadro specifico della situazione regionale bisogna consultare il portale informativo amianto, ospitato all’interno del dipartimento della Protezione civile, che ha fornito una prima mappatura delle segnalazioni e anche delle bonifiche effettuate. L’elenco degli edifici con presenza certa di amianto è stato pubblicato lo scorso luglio e contiene oltre 600 strutture tra siti industriali, scuole, edifici residenziali e uffici della pubblica amministrazione.
 
Anche la normativa regionale, che pure esiste, fatica a trovare un’applicazione coerente. Si tratta della lr 29 aprile 2014, n.10 “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto” che, soltanto qualche mese fa, tre anni dopo l’approvazione, ha visto l’attivazione, come previsto da uno degli articoli, del “Centro di riferimento regionale per la cura e la diagnosi delle patologie da amianto” all’interno dell’ospedale Muscatello di Augusta, un presidio unico per tutta la Sicilia per limitare i viaggi della speranza degli anni passati per accertamenti o per le cure. L’Ona ha richiesto, proprio nei giorni scorsi, di dotare “l’Ospedale E. Muscatello ad Augusta di tutte le attrezzature necessarie per garantire ai cittadini una migliore sorveglianza sanitaria” e ha inoltre elencato una serie di misure necessarie per il mondo del lavoro, tra cui il “riconoscimento delle maggiorazioni contributive per esposizione qualificata ad amianto e prepensionamento dei lavoratori siciliani” e lo “stanziamento fondi europei statali e regionali per fini di risarcimento danni per morti e malati per esposizione ad amianto in Sicilia”.
 
Prevenire, anche in questo caso, è decisamente meglio che curare. Le bonifiche sono ancora in una fase embrionale e ci sarebbero, in tutta Italia, almeno 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, nonostante la sua messa al bando risalga agli inizi degli anni Novanta. L’Ona ha stimato che il costo sociale medio di un paziente oncologico per l’unità di riferimento (paziente e care-giver) è di 41.000 euro ogni anno (se ad esso dovesse aggiungersi il costo di un farmaco di nuova generazione si arriverebbe ad oltre 100.000 euro l’anno). Nei prossimi dieci anni questo dato, calcolato su base nazionale, includendo le spese per prestazioni previdenziali e assistenziali, peserebbe sul Sistema sanitario nazionale per circa 5 miliardi di euro. I costi si potrebbero abbattere in caso di utilizzo dei “farmaci per i quali è stata dimostrata la capacità di aumentare la sopravvivenza di un malato oncologico”, ha spiegato Luciano Mutti, titolare della cattedra di oncologia medica e ricerca oncologica della facoltà di medicina presso l’università Salford di Manchester.
 
Le altre Regioni, intanto, offrono modelli all’avanguardia: recentemente l’Emilia Romagna ha approvato il nuovo piano amianto che prevede la costruzione di archivi di lavoratori attualmente o precedentemente esposti all’amianto, rafforzamento dell’attività di vigilanza e controllo e la presa in carico ‘globale’ dei pazienti affetti da mesotelioma. Un’operazione che prevede complessivamente uno stanziamento da 3 milioni di euro per il 2018. Inoltre, considerando 1.198 siti (pubblici o privati aperti al pubblico accesso) mappati, l’amianto (sia friabile che compatto) è stato totalmente rimosso in oltre il 70% dei casi (894); i rimanenti 300 circa sono per la maggior parte parzialmente bonificati e comunque sotto controllo e in sicurezza. Negli ultimi 15 anni la Regione Emilia Romagna (assessorato all’Ambiente) ha destinato quasi 29 milioni di euro di contributi a pubblici e privati (aziende) per la bonifica, più altri 3,2 milioni per la rimozione e lo smaltimento di 6.500 tonnellate di macerie contenenti amianto in seguito al terremoto del 2012.
 
La Sicilia, invece, deve ancora fare i conti con un suo passato oscuro. La scorsa settimana il M5S ha presentato un’interpellanza urgente al presidente Musumeci e agli assessorati competenti, chiedendo di procedere alla bonifica della “miniera ex Italkali di Casteltermini nell’Agrigentino” che Nuccio Di Paola, deputato regionale stellato e primo firmatario, ha considerato “una vera e propria bomba ecologica la cui pericolosità non è più tollerabile”.
 

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