La sostenibilità in treno ma i siciliani restano insoddisfatti - QdS

La sostenibilità in treno ma i siciliani restano insoddisfatti

Rosario Battiato

La sostenibilità in treno ma i siciliani restano insoddisfatti

martedì 27 Febbraio 2018

Secondo gli ultimi dati Istat la metà dei cittadini dell’Isola ritengono inadeguato il trasporto ferroviario. E in generale meno di due studenti su 10 usano mezzi pubblici per andare a scuola

PALERMO – Le strade ferrate rappresentano il modo più sostenibile per muoversi, eppure resta molto tiepido il rapporto con la Sicilia. Un amore non sbocciato e ancora molto complicato: nel 2016 un siciliano su due ha denunciato un grado di insoddisfazione del servizio ferroviario, facendo registrare uno dei risultati più bassi tra le regioni italiane. In generale, considerando l’intero comparto del trasporto collettivo, meno di due siciliani su 10 utilizzano i trasporti pubblici (bus, etc…) per recarsi a scuola. Gli ultimi numeri, aggiornati al 2016, sono arrivati dall’Istat nel consueto aggiornamento degli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo.
 
Dal 1995 al 2016 l’indice di trasporto ferroviario siciliano si è clamorosamente ridotto. Questo indicatore misura in termini statistici la quantità di lavoratori, scolari e studenti che utilizzano abitualmente il treno per recarsi a scuola o a lavoro sul totale. In Sicilia si è passati dal 2,2% di oltre due decenni fa all’1,4% del 2016. Una tendenza che arriva in seguito a una lieve ripresa che era stata registrata dal 2012 al 2014, quando l’indice era passato da 1,6 a 2,2%. Poi la contrazione nel 2015 e quindi, nel 2016, uno dei peggiori risultati registrati negli ultimi 23 anni. In riferimento all’ultima rilevazione, soltanto Basilicata e Sardegna riescono a fare peggio, mentre il dato medio nazionale arriva a quota 5%.
 
Ben altra aria si respira nel resto del Paese, con la Liguria che supera il 9% del totale e il Lazio che si spinge fino a 8,6%, mentre Toscana, Lombardia, Puglia e Campania superano largamente il dato medio nazionale.
 
A determinare questa bassa affezione non può essere una predisposizione naturale al mezzo privato. Le ragioni vanno ricercate anche nel grado di soddisfazione del servizio di trasporto ferroviario a livello regionale, un indicatore che misura la media delle persone, calcolata sul totale degli utenti, che si dichiarano soddisfatte del servizio sulla base di sette differenti caratteristiche: frequenza delle corse, possibilità di trovare posto a sedere, pulizia delle vetture, comodità degli orari, costo del biglietto, informazioni sul servizio. In Sicilia la soddisfazione riguarda circa la metà degli utenti (49,5%) ed è un dato abbastanza in linea con quanto registrato nel 1995 (50,2%). Il dato medio nazionale risulta più elevato di sette punti percentuali, mentre restano irraggiungibili i valori del Trentino e delle province autonome di Trento e Bolzano, che superano il 70%. Anche in questo caso il dato isolano è uno dei cinque più bassi tra le regioni d’Italia.
 
Per confermare la particolare riluttanza dei siciliani nei confronti del mezzo pubblico è sufficiente controllare anche l’indice che misura l’utilizzo del tpl da parte di occupati, studenti e scolari, basandosi sulla porzione di questi soggetti che decide di farne uso per andare a scuola o a lavoro. Il dato isolano, anche in questo caso, è tra i più bassi d’Italia, cioè tra gli ultimi cinque, e realizza una prestazione pari al 16,7%, cioè in contrazione rispetto alle metà degli anni Novanta, quando aveva superato quota 17%, ma comunque in crescita rispetto agli ultimi anni.
 
Il dato relativo al 2016, infatti, risulta essere il migliore dal 2006, quando aveva raggiunto il 17,5%. Resta comunque lontana la media nazionale che ha toccato quota 20,2%, cioè almeno un italiano su cinque utilizza il mezzo pubblico per andare a scuola o a lavoro.
A livello regionale spicca la prestazione del Lazio, che sfiora il 30% degli spostamenti, mentre la fascia settentrionale del Paese realizza mediamente prestazioni che vanno oltre il dato medio nazionale. In attesa dei nuovi bus promessi da Musumeci, che ha fatto riferimento a un investimento da circa 50 milioni di euro per la aziende siciliane di trasporto, l’aria non sembra affatto buona.

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