Inquinamento acustico senza regole. Dalla Regione silenzio assordante - QdS

Inquinamento acustico senza regole. Dalla Regione silenzio assordante

Rosario Battiato

Inquinamento acustico senza regole. Dalla Regione silenzio assordante

venerdì 23 Marzo 2018

Ispra: l’Isola non ha una legge di riferimento ed è agli ultimi posti per numero di sorgenti controllate. E la Sicilia è coinvolta in una procedura Ue sulla gestione del rumore ambientale 

PALERMO – La Sicilia sbraita senza controllo. L’inquinamento acustico, mappato nell’annuario dei dati ambientali dell’Ispra rilasciato nei giorni scorsi, registra un basso monitoraggio delle fonti del rumore e l’assenza di una normativa regionale in materia. Una pagella negativa a fronte di un problema ambientale sempre più presente e protagonista di una direttiva europea (2002/49/CE, recepita in Italia con decreto legislativo 194 del 19 agosto 2005) che impone agli stati membri una serie di provvedimenti (analisi e monitoraggio, informazione e partecipazione, piani di azione, strategia condivisa per ridurre l’esposizione) che ancora oggi non hanno trovato un diffuso collocamento. Non a caso, stando all’ultimo aggiornamento della Regione, la Sicilia è coinvolta anche nella procedura 2013/2022 che contesta la “non corretta attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale”.
 
Nel 2016, in tutta Italia, il 40,6% delle sorgenti di rumore (attività/infrastrutture), oggetto di controllo delle varie Agenzie regionali, ha realizzato almeno un superamento dei limiti normativi, evidenziando globalmente un “problema di inquinamento acustico ancora significativo”. La buona notizia è che rispetto agli anni passati il dato è in contrazione (45,6% nel 2015), anche se non tutte le Regioni hanno avviato un monitoraggio attento e ramificato sul territorio.
 
A livello nazionale si controllano mediamente 4,6 sorgenti su 100mila abitanti (1,9 hanno riportato dei limiti normativi), ma la distribuzione è molto differente: le regioni in cui l’incidenza di sorgenti controllate è di molto superiore (più del doppio) al dato nazionale sono il Lazio con 14,9 sorgenti controllate su 100mila abitanti, l’Emilia-Romagna e la Valle d’Aosta con 9,5.
La Sicilia si colloca nella parte bassissima della classifica: è all’ultimo posto con Campania e Puglia grazie alle 0,6 sorgenti controllate su 100mila abitanti.
 
Il dato siciliano in valore assoluto è passato da 34 sorgenti controllate nel 2000 alle 28 del 2016, molte di meno rispetto al periodo 2003/2009, quando oscillavano tra 250 e 310, e anche rispetto al 2015, quando erano state 194. A fronte di questa porzione limitata di dati, gli unici superamenti registrati nell’Isola hanno riguardato le infrastrutture stradali che hanno visto il 25%, un controllo su quattro.
 
Mancano anche le regole di riferimento a livello legislativo, una pratica consueta per una Regione che fatica a trovare strumenti per tutti i settori ambientali. L’Isola, infatti, è tra le poche regioni a non essersi ancora dotata di una normativa ad hoc per l’inquinamento acustico: “attualmente – si legge nel documento – sono cinque le regioni che non si sono dotate di una legge regionale in materia di inquinamento acustico”, cioè “Molise, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna”.
 
Il processo è ancora agli inizi, visto che sono state emanate disposizioni riguardo singoli atti procedurali (linee guida per la redazione della classificazione acustica, procedure di riconoscimento della figura di tecnico competente, ecc.), ma è assente un apparato adeguato. Stanno peggio soltanto Molise e Basilicata che non hanno ancora emanato alcun provvedimento che disciplina la materia.

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