Acqua del rubinetto, chi ha paura? In Sicilia più di una famiglia su due - QdS

Acqua del rubinetto, chi ha paura? In Sicilia più di una famiglia su due

Rosario Battiato

Acqua del rubinetto, chi ha paura? In Sicilia più di una famiglia su due

mercoledì 28 Marzo 2018

Impietosa fotografia Istat, aggiornata al 2017: “Sicilia e Calabria regioni più esposte a problemi di erogazione”. E quasi 4 nuclei su 10 hanno lamentato irregolarità nel servizio idrico (+7%)

PALERMO – L’acqua resta in cima alle preoccupazioni dei siciliani: nel 2017 quasi quattro famiglie su dieci lamentano problemi di erogazione e cinque famiglie su dieci non si fidano dell’acqua di rubinetto. Un problema economico e ambientale perché l’assenza della risorsa, a causa delle interruzioni del servizio, obbliga i cittadini a intervenire con metodi alternativi che incidono sui bilanci familiari.
 
La recente crisi, che ha poi determinato la dichiarazione dello stato di emergenza del governo nazionale per la città Palermo, è soltanto l’ultimo capitolo di un disastro che arriva da molto lontano. Gli ultimi dati Istat, rilasciati la scorsa settimana in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, hanno ribadito lo stato minimo in cui versano le infrastrutture idriche nell’Isola.
 
“Le regioni più esposte ai problemi di erogazione dell’acqua nelle abitazioni sono Calabria e Sicilia”. La sentenza dell’Istat, aggiornata al 2017, giustifica in parte la Calabria, dove un un terzo delle famiglie (il 36,0%) lamenta questa inefficienza, ma con un dato in calo rispetto al 2016 (37,5%). Niente da salvare per l’Isola: “particolarmente gravosa la situazione in Sicilia, dove non soltanto si registra una quota elevata di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua (35,9%), ma anche un sensibile peggioramento rispetto all’anno precedente di quasi sette punti percentuali”.
 
Nel resto d’Italia la situazione è completamente diversa e i numeri, infatti, delineano prestazioni che sembrano appartenere a un altro Paese: la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua è minima nelle regioni del Nord-est (3,5%) e del Nord-ovest (3,7%).
 
Servizio a intermittenza e poca fiducia. In Italia una famiglia su tre non si fida, ma negli ultimi quindici anni il dato è andato progressivamente riducendosi: dal 40,1% nel 2002 al 29,1% nel 2017 (29,9% nel 2016). Una percentuale che coinvolge 7,4 milioni di famiglie e “presenta una marcata variabilità territoriale”. Come da tradizione le percentuali più elevate si rilevano in “Sardegna (54,8%), Sicilia (53,2%) e Calabria (48,9%)”. Più distanti tutte le altre: Umbria (37,3%), Molise (33,8%), Toscana (33,1%) e Campania (32,8%). L’Italia migliore è sempre nella fascia settentrionale: la quota più bassa di famiglie che non si fidano a bere l’acqua di rubinetto si trova nel Nord-est (18,6%) che supera di poco la percentuale del Nord-ovest (24,1%).
 
I siciliani non si fidano e l’acqua intanto si spreca. A livello nazionale, tre comuni su dieci perdono più del 50% di acqua immessa in rete. Tra le prime cinque figura anche Palermo (54,6%), assieme a molte altre città del sud. Tra queste registriamo altri quatto capoluoghi di regione: Potenza (68,8%), Campobasso (67,9%), Cagliari (59,3%), e Bari (52,3%).
 
Facendo un focus regionale, scopriamo che la distribuzione territoriale delle perdite di rete nei comuni isolani è particolarmente preoccupante: soltanto una pattuglia composta da circa il 7% degli enti locali ne perde meno del 10%, una quota intorno al 25% registra perdite incluse tra il 10 e il 30%, poco più del 20% è incluso tra il 30 e il 50% di perdite. La porzione restante, pari a circa il 40%, si distribuisce tra un 30% con perdite comprese tra il 50 e il 70% e un 10% addirittura superiore al 70%. 

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