Ingovernabilità, anche qui in Sicilia è il caos - QdS

Ingovernabilità, anche qui in Sicilia è il caos

Raffaella Pessina

Ingovernabilità, anche qui in Sicilia è il caos

mercoledì 04 Aprile 2018

Il presidente della Regione Musumeci considera prioritaria la riforma del sistema elettorale isolano. Sicilianum, elezione a due turni per una maggioranza non più “ricattabile” 

COSA PREVEDE L’ATTUALE LEGGE ELETTORALE
 
Il sistema elettorale in Sicilia è regolato dallo Statuto vigente, approvato con legge costituzionale 2/1948, ma poi modificato dalle leggi costituzionali 1/1972, 3/1989, 2/2001.
In particolare, è l’articolo 3 dello Statuto che stabilisce le modalità per l’elezione dei deputati all’Assemblea regionale siciliana (prima 90, ora, da questa legislatura, 70 in base alla legge costituzionale 2/2013). I deputati, secondo la legge, vengono eletti a suffragio universale diretto e segreto, in condizioni di parità tra i sessi, per cinque anni.
Il sistema elettorale prevede un metodo misto a turno unico, che vede i 70 eletti con queste modalità: 62 scelti tramite sistema proporzionale su base provinciale, con il metodo dei più alti resti e voto di preferenza, con uno sbarramento elettorale al 5% regionale per ogni singola lista; 7, tra cui il Presidente eletto, vengono eletti con una lista regionale come premio al candidato presidente più votato; 1 diviene deputato regionale in quanto miglior candidato Presidente non eletto.
Lo Statuto stabilisce anche i criteri di indizione delle elezioni e detta il calendario dell’insediamento. Parimenti vengono stabilite le incompatibilità tra l’incarico con quello di membro di una delle Camere, di un Consiglio regionale ovvero del Parlamento europeo.
All’articolo 9 vengono stabilite le modalità per l’elezione del presidente della Regione, cioè a suffragio universale e diretto. Il presidente viene eletto contestualmente all’elezione dell’Assemblea regionale, nomina e revoca gli Assessori.
Nello Statuto viene stabilito stabilisce che “In armonia con la Costituzione ed i principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica e con l’osservanza di quanto stabilito dallo Statuto, l’Assemblea regionale, con legge approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, stabilisce le modalità di elezione del Presidente della Regione, di nomina e di revoca degli Assessori, le eventuali incompatibilità con l’ufficio di deputato regionale e con la titolarità di altre cariche o uffici, nonché i rapporti tra l’Assemblea regionale, il Governo regionale e il Presidente della Regione. La carica di Presidente della Regione può essere ricoperta per non più di due mandati consecutivi”. Lo stesso Statuto prevede anche che le eventuali modifiche al sistema elettorale debbano essere sottoposte a referendum confermativo. La forma di governo può essere modificata con legge regionale ai sensi dell’articolo 41bis.
La legge regionale 7/2005 ha stabilito le attuali modalità per l’elezione del presidente della Regione e dei deputati Il sistema elettorale regionale in Sicilia prevede un metodo misto con un sistema proporzionale su base provinciale con il metodo dei più alti resti e voto di preferenza, con uno sbarramento elettorale al 5% per ogni lista. Il premio di maggioranza praticamente è rappresentato solo dal listino di 6 persone. La legge elettorale regionale prevede, inoltre, un turno unico per il presidente. Il candidato eletto porta con sé sei persone che diventano deputati ma che non hanno necessariamente ottenuto la percentuale necessaria per conquistarsi uno scranno a Palazzo dei Normanni. Anche il contendente capolista primo dei non eletti conquista la poltrona di deputato regionale.
 
SUBITO IL SICILIANUM CON UNA MAGGIORANZA VERA
 
La mancanza di un sostanzioso premio di maggioranza prevista all’interno della legge elettorale siciliana ha creato una situazione di ingovernabilità ed immobilismo in Parlamento, dove una maggioranza risicata sia nella passata legislatura che in quella attuale costringerà ad una continua ricerca di appoggi esterni e compromessi con altre forze politiche che diventerebbero così l’ago della bilancia di una legislatura difficile.
A livello nazionale, per evitare questo impasse, si sta addirittura pensando di modificare con una volontà trasversale l’attuale legge elettorale nazionale, per poi tornare alle urne con il benedetto premio di maggioranza per garantire governabilità per tutta la legislatura.
Ecco perché anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha sottolineato più volte la necessità di riformare la legge elettorale anche in Sicilia, e invece Giuseppe Lupo (Pd) lo ha addirittura criticato, accusandolo di non preoccuparsi dei problemi veri della Sicilia.
Più volte il nostro Quotidiano si è occupato di questa vicenda, condividendo la necessità di avere un governo stabile e non “ricattabile” e sollecitando una nuova legge elettorale, a cui abbiamo dato il nome di “Sicilianum”, con precise caratteristiche: elezione del presidente della Regione e dell’Assemblea regionale al primo turno qualora fossero espressi dal 40% dei voti validi.
La scheda per l’elezione del presidente e quella per l’elezione dei deputati dovrebbero essere collegate. Se presidente e assemblea non raggiungessero la soglia indicata, si andrebbe al secondo turno di ballottaggio fra le prime due liste e i primi due candidati votati, in modo che comunque gli eletti accolgano la metà più uno dei voti validi espressi.
Con il Sicilianum, si taglierebbero i problemi che si sono verificati nella passata legislatura: non più un presidente eletto con il 15% degli aventi diritto al voto, come nel caso di Rosario Crocetta; non più nessuna maggioranza, o una maggioranza troppo risicata, come si è verificato nelle ultime due legislature; non più la nomina di deputati non votati come quelli del listino o il capo della prima lista perdente. Insomma, chiarezza e linearità nel rapporto fra elettori ed eletti e assunzione di precisa responsabilità di presidente e maggioranza, per l’attuazione di programmi concreti, dettagliati e oggetto di un calendario di realizzazione, che i siciliani potrebbero controllare giorno per giorno, mese per mese.
 
COME MODIFICARE LA LEGGE ELETTORALE
 
La modifica della legge elettorale non ha bisogno di cambiamenti a livello costituzionale e questo rappresenta una facilitazione. Basterebbe la maggioranza dei deputati (36 voti a favore) per poterla trasformare e per sottoporla al referendum confermativo previsto.
In pratica, basterebbe una semplice volontà politica di cambiare le cose.
E se il Pd si trova irrimediabilmente all’opposizione a causa dello scarso consenso ottenuto alle scorse elezioni regionali, il Centrodestra e il M5s sono tentati di modificare l’attuale situazione per evitare di scendere a compromessi ogni volta che si deve approvare una legge. In ogni caso, se si tornasse alle urne con una nuova legge elettorale sarebbe il popolo siciliano, che al primo o al secondo turno approverebbe una maggioranza solida e un presidente che potrebbe contare su di essa, per preparare disegni di legge che poi verrebbero approvati dalla maggioranza senza lungaggini deplorevoli.
Al Sicilianum potrebbe essere collegata l’abolizione del voto segreto all’Ars che tanti danni ha fatto finora con i franchi tiratori. Mai occasione sarebbe più propizia con uno Statuto datato ormai da riformare, un percorso di riforma elettorale già evidenziato a livello nazionale, una volontà precisa di tutti i partiti o quasi di governare senza interferenze: la riforma elettorale siciliana non potrà tardare ancora per molto.
 
I SICILIANI ALLE URNE
 
Alle ultime due consultazioni elettorali regionali, escludendo l’ultima del 5 novembre questi sono stati i risultati relativi alle preferenze espresse alle urne: nel 2008 aveva avuto la meglio Raffaele Lombardo che aveva ottenuto l’appoggio del centrodestra con l’allora Pdl, del suo partito (Mpa), di Udc e di un altro paio di liste ha totalizzato il 68,09%, una percentuale quest’ultima già bassa.
La sua avversaria, Anna Finocchiaro del Pd, ha perso ottenendo una percentuale di voti pari al 30,38%. La consultazione elettorale si è svolta con tre anni di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura per le dimissioni del presidente Salvatore Cuffaro.
Anche Lombardo si è dimesso prima della scadenza naturale e le elezioni si sono tenute nel 2012. Qui si sono verificati tre schieramenti perché si è affacciato al mondo della politica il M5s.
Con una affluenza deludente pari al 47,42%, i siciliani hanno eletto con il 30,47% Rosario Crocetta, espressione del Centrosinistra. Secondo Nello Musumeci, con il Centrodestra (25,73%), terzo Giancarlo Cancelleri con il 18.17%.
Dai numeri si evince che se vi fosse stato un premio di maggioranza, in Parlamento la coalizione vincente avrebbe ottenuto molti più seggi, garantendo una vera e solida maggioranza.

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