Pensionati veri, pensionati falsi - QdS

Pensionati veri, pensionati falsi

Carlo Alberto Tregua

Pensionati veri, pensionati falsi

venerdì 06 Aprile 2018

L’Italia dei privilegiati

L’Inps ha comunicato le statistiche relative a pensionati e lavoratori attivi. I primi sono circa 18 milioni, i secondi circa 23 milioni.
Dal che si deduce che i contributi pagati dai datori di lavoro, pubblici e privati per i 23 milioni di dipendenti dovrebbero essere sufficienti per pagare le pensioni ai 18 milioni di lavoratori a riposo. Ma così non è perché una parte non indifferente degli assegni pensionistici erogati dallo Stato non trovano riscontro nei contributi a suo tempo versati. Cosicché lo Stato deve rifondere all’Inps quella parte di pensioni che viene pagata attingendo alla fiscalità generale.
Per gli assegni pensionistici vengono erogati circa 200 miliardi l’anno. Inoltre, l’Inps eroga altri 100 miliardi l’anno per l’assistenza ai bisognosi, molti dei quali non lo sono affatto.
La questione è grave ma non seria usava dire Ennio Flaiano (1910-1972), perché è impensabile che la parte attiva della popolazione, cioè quella che produce ricchezza, possa sostenere senza regole la parte passiva che non produce ma consuma.
 
Sia ben chiaro che tutti i pensionati che ricevono un assegno corrispondente ai contributi versati, indipendentemente dalla sua entità (anche 30 mila euro al mese), sono pienamente giustificati sia sul piano materiale che su quello etico. Non è così invece per tutti gli altri pensionati che ricevono un assegno, di cui una parte viene ancora pagata dalle imposte correnti.
Ma, si dirà, vi sono i cosiddetti diritti acquisiti secondo i quali ciò che è stato, è stato. Non mi risulta dalla lettura della Costituzione che vi sia un solo articolo che tuteli i diritti acquisiti. Ergo, si deduce che gli assegni pensionistici di importo superiore ai contributi versati non costituiscono diritti acquisiti, bensì privilegi acquisiti.
Non solo, ma da questa fotografia emerge la violazione dell’articolo 3 della Costituzione, che prevede l’eguaglianza di tutti i cittadini. Ma di che eguaglianza si tratta quando indistintamente tutti i dipendenti privati ricevono l’assegno in rapporto ai contributi versati e la grande maggioranza dei dipendenti pubblici ricevono l’assegno sproporzionato rispetto ai contributi versati?
 
Sindacati e Salvini sono contro la Legge Fornero (L. 214/2011) che ha fissato l’età pensionabile a 67 anni, elevabile in rapporto a tre mesi ogni due anni. Per cui, si sente una litania di poveracci che stanno sulle impalcature o di altri che, facendo lavori usuranti, non ce la fanno più.
Si tratta di falsità perché molte categorie di lavoratori “usurati” hanno avuto una deroga, per cui vanno in pensione molto prima. Altri, soprattutto nel settore pubblico, anch’essi vanno in pensione prima.
Per cui, non stupisce la notizia data dall’Inps secondo cui nel 2017 l’età media di coloro che sono andati in pensione è di 63 e non di 67 anni.
In ogni caso, i diritti acquisiti hanno valore per il passato, non per il futuro, quando gli assegni maggiorati vengono ancora percepiti. I fatti smentiscono i propalatori di informazioni false, compresi quei giornalisti che, tradendo il Testo unico dei doveri del 27 gennaio 2016, non controllano le informazioni da più fonti e non approfondiscono ciò che scrivono.
 
L’Italia dei privilegiati si riscontra un po’ dovunque: corporazioni, associazioni ed altri cercano di attingere alla greppia finanziaria e pubblica e non capiscono che il mondo è cambiato.
Per esempio, sembra fuori dal tempo la nuova lotta sindacale contro l’apertura dei punti vendita nei giorni festivi: una mentalità ottocentesca. Se essi facessero una breve riflessione capirebbero che il nemico dei dipendenti del commercio non è il proprio datore di lavoro, che li fa lavorare anche nei giorni festivi però pagandogli una retribuzione maggiorata anche di un terzo; il vero nemico è l’e-commerce, che rapidamente sta invadendo tutti i canali di distribuzione, impianta depositi per la logistica e assorbe le richieste di mercato con rapidità ed efficienza.
Provino i sindacati a fare lo sciopero in Amazon o in Alibaba: riceverebbero uno sberleffo. Come si capisce, i privilegi erodono l’equità sociale; per cui l’opinione pubblica dovrebbe essere più attenta su questi fatti. E reagire!

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