Regione siciliana, il Fondo pensioni è un bluff - QdS

Regione siciliana, il Fondo pensioni è un bluff

Paola Giordano

Regione siciliana, il Fondo pensioni è un bluff

sabato 07 Aprile 2018

Intanto, la spesa pensionistica vola: nel 2017 quasi 658 milioni di euro, cioè +61,2 milioni in tre anni. Corte dei Conti: “Le pensioni gravano seppur indirettamente sulla finanza regionale” 

PALERMO – A rendere ancor più drammatico il quadro di una Sicilia autonoma schiacciata dai troppi, insopportabili privilegi, contribuisce anche la spesa pensionistica degli ex dipendenti regionali, che continua costantemente a “lievitare”: dai 595,8 milioni di euro nel 2015 è passata ai 626,7 milioni nel 2016 e ha addirittura sfiorato i 658 milioni lo scorso anno, stando ai dati relativi al 2017 forniti in esclusiva al QdS dall’ormai ex Direttore del Fondo Pensioni Sicilia, Rosolino Greco. Ciò vuol dire che, negli ultimi tre anni, la spesa per le pensioni dei lavoratori regionali è cresciuta di ben 62,1 milioni di euro.
 
Si tratta di cifre record che pesano come macigni, appunto, sulla finanza regionale per via diretta o indiretta. Perché se a sborsare la stragrande maggioranza di queste enormi somme è “mamma” Regione, che le recupera direttamente dal bilancio regionale, le restanti quote sono a carico del Fondo Pensioni Sicilia, una sorta di Inps made in Sicily istituito con la legge regionale n. 6 del 2009 proprio per svincolare la gestione finanziaria previdenziale dal bilancio regionale.
 
Questa manovra ad oggi, però, non ha ottenuto gli effetti sperati, anzi: nella Relazione sul rendiconto della Regione siciliana del 2016, la Corte dei Conti ha infatti evidenziato che, seppur indirettamente, anche i 16,7 milioni di euro relativi alla cosiddetta gestione contratto 2 (quella cioè riguardante il personale assunto dopo l’entrata in vigore della legge regionale n. 21 del 1986) “gravano indirettamente sulla finanza regionale”: il sistema previdenziale isolano si rivela dunque sempre più un bluff perché, a differenza di quanto accade nelle altre regioni italiane, dove la gestione delle pensioni è a carico dell’Inps (quello vero), nell’Isola, alla fine della fiera, ricade tutto sulle già bistrattate casse della Regione.
 
E, ahinoi, non è tutto perché dai numeri resi noti dal Fondo Pensioni Sicilia ad emergere è un’altra triste realtà: la persistenza cioè di enormi disparità di trattamento tra pensionati. Perché quanto corrisponde annualmente in media la generosissima Regione siciliana ai suoi ex lavoratori, vale a dire la bellezza di 37.523,79 euro nel 2016, è di gran lunga superiore, stando ai dati Istat relativi allo stesso anno (gli ultimi disponibili) sia all’importo medio annuo, percepito dagli ex dipendenti del comparto pubblico (28.042,5 euro), sia a quello relativo al comparto privato (13.494,41 euro). Mamma Regione c’è: per fortuna, o purtroppo.
 
 
 
Abbiamo interpellato il Direttore uscente del Fondo Pensioni Sicilia, Rosolino Greco
 
Per fare il punto della situazione sull’aggrovigliata questione relativa alla gestione del sistema previdenziale siciliano abbiamo interpellato il Direttore uscente del Fondo Pensioni Sicilia, Rosolino Greco, approdato da alcune settimane alla direzione del Dipartimento delle Attività produttive.
La prima “gatta da pelare” è quella relativa alla sostenibilità di un sistema previdenziale come quello adottato dalla Regione siciliana in cui la crescita della spesa pensionistica regionale è enorme (+50,4 milioni di euro dal 2015 al 2016). Greco ci fornisce, in esclusiva, i dati relativi al 2017 comunicati dal Fondo alla Corte dei Conti. A balzare subito agli occhi è il fatto che la spesa pensionistica direttamente a carico del bilancio regionale continui a “lievitare”: dai 610 milioni del 2016 si è passati infatti ai 635 del 2017, con un bel balzo di 25 milioni. Stando ai numeri, dunque, quello siciliano non è affatto un sistema sostenibile.
Il secondo nodo da sciogliere è quello relativo alla data in cui si concretizzerà l’intero passaggio al Fondo Pensioni Sicilia dell’intera gestione previdenziale.
Nel corso dell’intervista pubblicata sul QdS l’11 giugno del 2016, il termine da lei indicato per il completamento del passaggio dell’Isola al Fondo Pensioni fu il 2043: conferma tale data?
“Stabilire esattamente la data non è così semplice perché il problema riguarda l’ultimo soggetto che andrà in pensione con il cosiddetto contratto 1, cioè l’ultimo dipendente della Regione che rientra nella fattispecie e viene pagato dal bilancio della Regione. Quando accadrà questo, in automatico tutto il nuovo entrerà sul Fondo Pensioni Sicilia. Questo è in sostanza il meccanismo che può essere consultato sul bilancio attuariale pubblicato sul sito del Fondo Pensioni. Quando andrà in pensione l’ultimo dipendente entrato nel 1989 attraverso il concorso indetto nel 1986 per vecchiaia o per anni di servizio, automaticamente il tutto passerà al Fondo. Fino a quando ci sarà l’ultimo dipendente del contratto 1 in servizio, quello sarà a carico della Regione. Potranno passare venti o trent’anni, è difficire poter dare una data precisa perché da qui al 2043 può succedere che ogni anni venga spostata l’età pensionabile di qualche mese o che, al contrario, il nuovo governo decida di anticiparla di qualche anno. stabilire una data sicura, con precisione, è pressocché impossibile”.
 

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