Commercio e turismo "abusivi" costano all'Erario 11,5 miliardi euro - QdS

Commercio e turismo “abusivi” costano all’Erario 11,5 miliardi euro

redazione

Commercio e turismo “abusivi” costano all’Erario 11,5 miliardi euro

mercoledì 11 Aprile 2018

Dal contrasto dell’illegalità potrebbero derivare il taglio dell’Irpef e almeno 32mila posti di lavoro. Indagine Confesercenti: a tanto ammonta il mancato gettito fiscale e contributivo 

ROMA – Un giro d’affari di 22 miliardi di euro. È il fatturato generato dall’abusivismo, secondo le stime elaborate da Confesercenti sul fenomeno nel commercio e nel turismo. Un valore molto elevato, pari al 14% del fatturato dei due comparti. E che danneggia non solo le imprese che operano nella legalità, ma anche lo Stato, causando un danno erariale di 11,5 miliardi di euro in mancato gettito fiscale e contributivo.
 
Lo sottolinea la stessa Confesercenti in un comunicato, rilevando che se le attività abusive fossero azzerate, l’Erario recupererebbe abbastanza entrate per finanziare un cospicuo taglio dell’Irpef. Ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.
 
I principali effetti negativi legati alla concorrenza da parte delle attività non regolari riguardano la perdita di fatturato per chi opera nel rispetto delle regole. Per alcune categorie l’impatto economico è particolarmente sentito: è il caso ad esempio del commercio su aree pubbliche, dove la percentuale di operatori abusivi è piuttosto elevata. Anche nell’ambito del turismo, il fatturato sottratto dalle attività irregolari agli imprenditori d’albergo e alle agenzie di viaggio è molto elevato.
 
Un comparto in cui si registra una crescita delle vendite irregolari di prodotti/servizi è quello dell’online. Tra attività irregolari, fraudolente o del tutto sommerse, il nero dell’online è infatti oramai fenomeno oltre i livelli di guardia, secondo le nostre stime genera un fatturato di circa 700 milioni di euro l’anno. Che non danneggia solo le imprese oneste, ma che nasconde spesso pericoli anche i consumatori che passeggiano per la rete.
 
Ormai diventata più pericolosa della strada: nel 2016 sono state denunciate oltre 151mila frodi o truffe informatiche.
I consumatori vengono truffati via web in ogni parte d’Italia, anche se le denunce arrivano con maggiore frequenza soprattutto dalle province del nord. Complessivamente si stima che oltre un consumatore su quattro (25,6%) si sia trovato a comprare almeno una volta un prodotto o un servizio illegale o contraffatto sul web. Ad essere colpiti da contraffazione e abusivismo online sono soprattutto elettronica, moda – in particolare capi di lusso o grandi firme – ma anche farmaci ed integratori, con gravi rischi per la salute pubblica. Il fenomeno crea concorrenza sleale anche nel turismo: sui grandi portali si stimano oltre 90mila attività ricettive abusive. Rimanendo nel settore, anche le agenzie di viaggio subiscono molto la concorrenza derivante dai tour operator abusivi che operano su Web, causando elevati danni di immagine al settore e cospicue perdite di fatturato (più del 20 per cento per quattro intervistati su dieci).
 
“L’abusivismo non conosce crisi anzi, continua ad espandersi per ogni canale commerciale, come dimostra il fatto che stia stendendo sempre più i suoi tentacoli anche sul web, diventata la nuova frontiera del fenomeno”, analizza Confesercenti. “Un problema per le imprese, che si trovano costrette a combattere contro la concorrenza sleale di un abusivismo sempre più agguerrito, in grado di muoversi ormai su scala globale grazie alle nuove tecnologie, ed anche per i consumatori. Ma anche per i consumatori meno attenti, che spesso cercando il risparmio trovano la truffa, convinti anche dal bombardamento di pubblicità fraudolente del web, la versione marketing delle fake-news. Per ridurre l’illegalità sulla rete c’è bisogno di un intervento coraggioso, che istituisca normative ad hoc e garantisca le risorse necessarie a Polizia Postale e Guardia di Finanza, le cui attività sono la principale linea di difesa contro l’illegalità”.

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