Rinnovabili, Sicilia all'età dei fossili - QdS

Rinnovabili, Sicilia all’età dei fossili

Rosario Battiato

Rinnovabili, Sicilia all’età dei fossili

giovedì 12 Aprile 2018

Dalla geotermia alle bioenergie, l’Isola resta all’anno zero. Fotovoltaico ed eolico crescono, ma si può fare di più. Solo 17 comuni ospitano impianti di biogas, l’1,5% del totale nazionale 

PALERMO – La Sicilia si limita a fare il compitino. Nel 2016 la produzione rinnovabile cresce, si rispettano gli obiettivi del burden sharing sulla porzione di consumo rinnovabile sul totale dell’energia prodotta per contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali al 2020, ma c’è ancora tanto spreco.
 
Gli ultimi dati del Gestore dei servizi energetici hanno registrato 44.683 impianti, soprattutto di solare, per una potenza complessiva di 3.287,2 MW, cioè il 6,4% del totale nazionale e una produzione di 5.184,8 GWh, cioè il 4,8% del totale nazionale. Per avere un’idea del dato isolano, è sufficiente confrontarlo con la Calabria, che produce la stessa porzione isolana, o con la Puglia che arriva al 9,4% del totale nazionale. Irraggiungibile la Lombardia che vale il 15,1% italiano.
 
È vero che i dati sono in crescita – si è passati dai 4.912,6 GWh registrati nel 2015 (4,5% della produzione nazionale da fonti rinnovabili) ai 5.184,8 – ma i punti di forza sono sempre eolico (3.058 Gwh) e solare (1.744,4). C’è il vuoto altrove, soprattutto in quelle che sono le nuove frontiere. Le bioenergie isolane (biomasse solide, biogas e bioliquidi) che derivano da rifiuti, fanghi, biomasse, attività agricole e forestali, oli vegetali grezzi, hanno registrato soltanto 33 impianti, tre in più del 2015, un dato che complessivamente vale l’1,2% del totale nazionale (25,6% in Lombardia), per una produzione che si avvicina a un punto percentuale del totale realizzato a livello italiano. Un discorso che vale anche per la geotermia, l’energia della Terra, che “viene utilizzata – si legge nel rapporto Energia redatto dall’Osservatorio regionale – principalmente per il riscaldamento civile (in Islanda l’acqua calda per il riscaldamento urbano proviene quasi totalmente da fonti geotermiche) e per le colture agricole in ambienti artificiali come le serre”.
 
In Italia, in seguito al primo tentativo di produrre energia elettrica sfruttando le risorse geotermiche effettuato all’inizio del Novecento a Larderello in Toscana, questa fonte è rimasta sostanzialmente confinata alla Regione in cui si è realizzato quel primo esperimento.
 
1. Dal geotermico alle bioenergie. Impianti al lumicino nei comuni
Nell’ultimo focus regionale di Legambiente sui comuni rinnovabili isolani c’è soltanto una piccola porzione che può vantare una presenza geotermica: 14 comuni “presentano sul proprio territorio – si legge nel rapporto – un impianto a bassa entalpia o pompe di calore per soddisfare tutti o parte dei fabbisogni termici di case, scuole, centri commerciali”. A fare due conti si tratta di una potenza geotermica complessiva pari a “125 kW elettrici e 455 kW termici”.
Appena 125 sono i comuni che possiedono sul “proprio territorio un impianto a bioenergie per una potenza complessiva di 66,1 MW elettrici e 14,8 MW termici”, tra cui 17 nel settore del biogas (1.133 in Italia, in Sicilia appena l’1,5%) per una potenza di 27,7 MW elettrici e 1,5 MW termici, e 115 a biomassa solida (3.656 in Italia, 3,1% in Sicilia) per una potenza complessiva di 38,3 MW elettrici e 8,1 MW termici. Ventiquattro hanno gli impianti idroelettrici, che valgono una potenza complessiva di 1.207 MW, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di circa 6.700 famiglie.
 
2. Energia da biomassa e biogas. Sicilia in fondo e perde terreno
Il comparto della “bioenergia” comprende l’energia prodotta da biomassa (ogni materiale che ha origine da organismi viventi), bioliquidi (combustibili liquidi ottenuti dalla biomassa) e biogas (gas originato da fermentazione anaerobica di materiale organico).
In tutta Italia, con dati aggiornati al 2016, ci sono 2.745 impianti (33 in Sicilia), 88 in più della rilevazione precedente. In Sicilia la produzione nel 2016 è stata di 239,9 GWh, in diminuzione rispetto al 2015 di 24,9 GWh. In Italia, invece, è stata in crescita.
La distribuzione regionale della potenza da impianti a bioenergie premia la Lombardia e l’Emilia Romagna. La Sicilia è nelle retrovie, infatti si piazza al 14° posto con 74,1 MW. Di conseguenza anche la produzione registra una tendenza abbastanza simile, registrando la maggiore presenza nelle regioni del nord Italia. La Sicilia si deve accontentare di 239,9 GWh, posizionandosi al 14° posto.
 
3. Geotermia a bassa entalpia: potenzialità restano sulla carta
Nell’Isola sono tre i siti di riferimento per testimoniare il calore profondo e il potenziale geotermico del territorio: l’area vulcanica dell’Etna, l’arco vulcanico delle Eolie e l’Isola di Pantelleria. Secondo l’Osservatorio regionale dell’Energia, queste aree meriterebbero “maggiori studi puntuali sulle modalità di un possibile utilizzo energetico”. Attualmente, infatti, il potenziale geotermico della Sicilia “trova solo un parziale utilizzo nell’ambito delle manifestazioni di superficie” e, in tal senso, la forma di energia geotermica che fino ad oggi si è prestata a “essere esclusivamente utilizzata è quella connessa alle attività turistico-terapeutiche di alcune sorgenti termali”, anche se il calore geotermico può essere impiegato nelle “cosiddette applicazioni dirette, con temperature comprese tra i 20 ed i 150°C per il riscaldamento civile, per le colture agricole in serra, per l’acquacoltura o la balneoterapia”. Inoltre, sarebbe possibile utilizzare la geotermia a bassa entalpia anche in riferimento alla tecnologia che “attualmente si sta diffondendo e che permette di sfruttare il calore naturale endogeno del sottosuolo attraverso pompe di calore collegate a sonde geotermicheinterrate verticalmente, dove circola un fluido termoconduttore in grado di utilizzare il calore contenuto nei corpi a bassa temperatura per la climatizzazione degli ambienti”. In Sicilia i pochi esempi derivano anche dalla “temperatura meno fredda rispetto ai paesi europei”.
 
4. In Toscana la geotermia è anche turismo…
Gli ultimi dati diffusi da Enel green power confermano il binomio turismo ed energia geotermica che ormai da diversi anni si è consolidato in Toscana. In particolare, anche nel 2017 sono stati registrati oltre 60mila accessi ai territori geotermici da parte di scuole, gruppi di studio e visitatori provenienti da tutte le parti del mondo. Per il Museo della Geotermia di Larderello, a Pomarance (Pisa), si sono segnalate circa 27mila visite, mentre il Parco delle Biancane a Monterotondo Marittimo (Pisa) ha fatto registrare oltre 17mila accessi.
L’Enel, inoltre, ha specificato in una nota i circa 6mila accessi “al Parco delle Fumarole di Sasso Pisano, a Castelnuovo Val di Cecina, alle manifestazioni naturali di San Federigo e altre diffuse nel territorio, al percorso del trekking geotermico che collega le Fumarole alle Biancane, a cui si aggiungono le oltre 10 mila presenze delle centrali aperte e degli eventi estivi promossi da Enel green power e istituzioni nell’area tradizionale di Larderello, Monterotondo Marittimo, Castelnuovo Val di Cecina e Monteverdi Marittimo o nelle aree di Radicondoli, Chiusdino, Montieri, e del Monte Amiata senese e grossetano (Piancastagnaio, Santa Fiora, Arcidosso)”.
 
5. …nell’Isola siamo ancora alle fasi di ricerca
Nell’ultimo rapporto Energia della Regione, redatto dall’Osservatorio regionale, si precisa che la Sicilia, in attuazione del proprio Statuto speciale, ha competenza “normativa ed amministrativa esclusiva in materia di geotermia”. In tal senso vi è un “solo permesso di ricerca (Pantelleria, ndr) oltre tre istanze di permesso di ricerca di risorse geotermiche in terraferma”. Le tre richieste definite “permesso di ricerca di risorse geotermiche”, presentate nel lontano 2009, quindi quasi un decennio fa, sono localizzate nei pressi di Sciacca, delle Eolie e a Gerbini, nel catanese.
Nell’Isola, inoltre, la presenza di manifestazioni di vulcanismo attivo e manifestazioni idrotermali di superficie – in tal senso l’Osservatorio elenca: “Isole Eolie, Pantelleria, Castellammare del Golfo, Calatafimi, Acireale, Sciacca, Etna, Montevago, Terme Vigliatore, Termini Imerese, Alì Terme, Trabia, Cefalà Diana, etc…” – non costituiscono di per sé una “condizione sufficiente per la individuazione di serbatoi geotermici di rilievo”.
I complessi termali che invece utilizzano acque con temperatura media al punto di estrazione sono Acqua Pia Montevago, Alì Terme, Calatafimi Segesta, Terme Segestane di Castellammare del Golfo, San Calogero di Lipari, Sciacca, Termini Imerese e Vulcano.
 
6. Energia terrestre e sostenibile. Bonus sugli impianti avanzati
È stato firmato nelle scorse settimane da Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, il decreto che “stabilisce le modalità di verifica delle condizioni per il riconoscimento di premi e tariffe speciali per gli impianti geotermici che utilizzano tecnologie avanzate con prestazioni ambientali elevate”.
Il documento viene inserito “nell’ambito degli schemi di incentivazione alle fonti energetiche rinnovabili e, in particolare, si riferisce agli impianti a totale re-iniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza con emissioni di processo nulle, e agli impianti in grado di abbattere almeno il 95% del livello di idrogeno solforato e mercurio presente nel fluido in ingresso”.
I premi di riferimento sono contenuti all’articolo 27 del dm del 6 luglio 2012, il provvedimento che definisce incentivi e modalità accesso per le fonti rinnovabili, così come recita lo schema di decreto ospitato sul sito dell’Ispra.

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