Pensioni, stop al passato pensare al futuro - QdS

Pensioni, stop al passato pensare al futuro

Carlo Alberto Tregua

Pensioni, stop al passato pensare al futuro

venerdì 20 Aprile 2018

Basta parassiti e privilegi

Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha dato mandato all’ufficio di presidenza di elaborare un testo da presentare entro 15 giorni (otto sono già passati) che prevede l’abolizione dei vitalizi calcolati col metodo retributivo, cioè non in rapporto ai contributi versati.
Non sembra, però, che nel mandato sia prevista la regola secondo cui la pensione, che da ora in avanti verrebbe liquidata ai parlamentari, non sia autonoma e scissa dall’attività lavorativa della persona perché, se non si facesse questa riforma, continuerebbe a rimanere il privilegio secondo il quale un cittadino potrebbe riscuotere la pensione per il lavoro svolto più quella di parlamentare.
E invece, i contributi versati nel periodo di attività di senatori e deputati dovrebbero sommarsi a quelli della normale attività lavorativa del professionista, del professore, dell’imprenditore, ecc..
Fico ha preferito scegliere la strada di una delibera dell’ufficio di presidenza, ove vi è una maggioranza favorevole (dieci contro sette), perché tale provvedimento, non avendo valore di legge ordinaria bensì come atto interno alla Camera, in regime di autodichia, non è impugnabile davanti alla Corte Costituzionale.
 
È noto a tutti, infatti, che le Camere, come la Presidenza della Repubblica, hanno dignità costituzionale e sono quindi dello stesso livello della massima Corte la quale non può intervenire sui regolamenti interni.
Questa precisazione serve per capire che gli eventuali ricorsi dei privilegiati contro il taglio dei vitalizi non avrebbero possibilità di successo, sia perché l’autorità giudiziaria ordinaria nei tre livelli e quella amministrativa nei due livelli, non possono intervenire in materia costituzionale; ed anche perché, come prima si accennava, neanche la Corte Costituzionale può intervenire su provvedimenti interni della Camera.
Non sappiamo se il percorso imboccato da Fico avrà il risultato che si prefigge, ma riteniamo che se così fosse, certamente il M5S avrebbe dimostrato di essere capace di mantenere almeno una promessa.
Dopo, bisognerà vedere se anche la presidente del Senato, Alberti Casellati, seguirà la stessa strada, ma riteniamo che se non lo facesse si screditerebbe di fronte all’opinione pubblica.
 
Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sentito in commissione parlamentare, il taglio dei vitalizi comporterebbe un risparmio di circa 150 milioni: non una grande cifra, ma neanche bruscolini.
In ogni caso avrebbe un significato simbolico di alto profilo perché finalmente chi sta ai vertici delle istituzioni comincerebbe a rientrare in quell’alveo ove dovrebbero prevalere i doveri sui diritti.
Non sappiamo neanche se appena raggiunto il risultato in Senato, anche l’Assemblea regionale siciliana si adeguerà in forza di quella sciagurata legge regionale (44/65) che consente di mantenere i privilegi per i deputati e per il personale che in atto ha il Senato.
Fico però non ha messo mano al contratto di dirigenti e dipendenti della Camera che percepiscono salari sproporzionati alla loro attività nei confronti dei quali chi guadagna 1.000-2.000 euro al mese grida vendetta.
Tali compensi esagerati vi sono anche nella Banca d’Italia dove i dipendenti percepiscono addirittura 16 mensilità. Ognuno si è creato il proprio orticello e lo difende infischiandosene dello stato di bisogno di milioni di cittadini.
 
Il ricalcolo delle pensioni dei parlamentari col metodo contributivo apre il problema di analogo ricalcolo di tutti i pensionati italiani, milioni e milioni, che percepiscono le pensioni non in rapporto ai contributi versati ma in base a leggi che hanno procurato privilegi a destra e a manca, o per acquisire un consenso popolare facile, perché basato sulla diseguaglianza di cittadini secondo cui qualcuno è più uguale degli altri.
In questo caso, se una legge ordinaria prevedesse il ricalcolo di tutte le pensioni, magari inserendo un limite minimo a 1.500 euro nette, vi sarebbe un problema di costituzionalità e certamente migliaia o milioni di ricorsi si riverserebbero sull’autorità giudiziaria contro tale legge ordinaria.
A nessuno dei privilegiati passerebbe per la testa che l’iniziativa porterebbe un risparmio di circa 40 miliardi l’anno. Ma, si sa, di fronte all’Io tutto il resto non conta.

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