L'ultima frontiera è la realizzazione di Intelligenze artificiali in grado di capire le emozioni dell'uomo - QdS

L’ultima frontiera è la realizzazione di Intelligenze artificiali in grado di capire le emozioni dell’uomo

L’ultima frontiera è la realizzazione di Intelligenze artificiali in grado di capire le emozioni dell’uomo

sabato 28 Aprile 2018
RAGUSA – Durante il Web Summit di Lisbona, conferenza tenutasi dal 6 al 9 Novembre 2017, è stata presentata l’ultima versione di Sophia, AI (Artificial Intelligence) umanoide creata dalla Hanson Robotics. Tale robot, dal volto sorprendentemente umano modellato sui lineamenti di Audrey Hepburn, vede attraverso due microcamere ed è in grado di riconoscere l’aspetto, lo stato d’animo dell’interlocutore ed intraprendere con lui un discorso del tutto umano. è dotato di memoria e la sua dialettica migliora con l’interazione.
 
David Hanson e i suoi collaboratori hanno creato Sophia con lo scopo di “amare” gli esseri umani e porla al servizio degli stessi in diversi ambiti sociali. La si è vista infatti parlare con giornalisti, è stata invitata in diversi programmi TV e persino alla sessione delle Nazioni Unite del 13 Ottobre 2017, dove ha apertamente espresso il suo intento di “aiutare l’umanità a creare il futuro”. Le sue sembianze le hanno garantito addirittura la cittadinanza in Arabia Saudita, destando certamente ironie e polemiche su come un robot abbia ricevuto diritti civili così facilmente, rispetto alle sofferenze di chi lotta per ottenerli.
 
A questo punto la domanda sorge spontanea: che ruolo avranno nel mondo tali dispositivi? è ovvio che Sophia è solo il nuovo vertice di questa rivoluzione robotica. In realtà AI più semplici e tascabili le abbiamo sempre a portata di mano. Basti pensare a Siri, installato nei dispositivi Apple sin dal 2011, o meglio ancora a Google Assistant. Molteplici devices di uso quotidiano in realtà rientrano nel novero delle AI, ma il progresso tecnico-scientifico vuole fare passi sempre più grandi. Ciò si può notare dalla vendita, ad esempio, dei cosiddetti Social Robot (come Pepper, il robot “psicologo” in grado di riconoscere gli stati d’animo e di comportarsi di conseguenza) o meglio ancora dalla attualissima GNR (genetica, nanotecnologica, robotica) Revolution che, tra le tante attività di ricerca, mette a punto sistemi di nanorobotica in grado di sostituire interventi chirurgici e di migliorare il benessere fisico. Ma che impatto ha l’immissione in ambito sociale di questi sistemi all’avanguardia? La preoccupazione per un’enorme ondata di disoccupazione causata da queste nuove tecnologie sembra essere sventata dalle previsioni della Gartner, azienda statunitense, che affermano “a partire dal 2020 l’occupazione nata grazie all’uso delle AI sorpasserà il numero di posizioni perdute, raggiungendo un netto di due milioni di nuovi posti nel 2025”. Eppure molte ricerche sostengono che l’inserimento delle AI determina grosse variazioni nel mondo del lavoro, seppure nel modus operandi degli impiegati, coadiuvato e alterato in modo sempre più pregnante. Si parla dunque di una sorta di disumanizzazione del lavoro che tende a rendere il lavoratore più un dato che una persona.
 
Si apre dunque un grosso dibattito Man vs AI che si snoda tra pensieri differenti: la sicurezza che l’innovazione sia la strada maestra per lo sviluppo del mondo; la convinzione che nella continua innovazione vi sia una sorta di regresso sociale; la consapevolezza che, seppur guardando con fiducia al progresso scientifico, una cattiva governabilità di esso potrebbe portare a conseguenze catastrofiche per l’umanità. Esempio illuminante è l’opinione del celebre fisico teorico Stephen Hawking che a riguardo ha affermato: “lo sviluppo di una completa intelligenza artificiale potrebbe segnare la fine della razza umana”.
 
Per ora ciò che di certo sappiamo è che la scienza non si ferma ed entrando in ambiti sociali è inalienabile da un confronto etico che deve fare i conti con i fallimenti prodotti e i benefici scaturiti. Sono dell’opinione che ancora una volta tutto dipende dalle intenzioni e dall’uso o abuso di ciò che l’uomo pone nelle proprie mani. Potrebbe un giorno l’intelligenza artificiale essere in grado di autogestirsi e di rigenerarsi più velocemente dei processi biologici degli individui, dando origine ad un mondo simile a quello di Matrix, oppure diventare semplicemente un importante ausilio nella risoluzione dei problemi che affliggono la nostra Terra?
  
Classe V D Liceo Scientifico
Enrico Fermi, Ragusa
 
 

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