Dissesto, cantieri in alto mare - QdS

Dissesto, cantieri in alto mare

Rosario Battiato

Dissesto, cantieri in alto mare

giovedì 03 Maggio 2018

In otto anni finanziati più di 400 interventi in Sicilia, ma solo la metà è stata completata: media Italia è al 70%. Nell’Isola 100 progetti non avviati o alle battute iniziali: 200 mln tra la polvere

PALERMO – È stata approvata all’Ars, nell’ambito dell’ultima Finanziaria regionale, una norma, proposta dal governo Musumeci e illustrata dall’assessore Cordaro, che stanzia circa 8 milioni di euro per la manutenzione del demanio idrico fluviale e per interventi di cura e pulizia di fiumi e torrenti. Potrebbe non essere sufficiente, perché la Sicilia, con responsabilità da distribuire a tutti i livelli (dalle Regioni ai Comuni), ha una certa esperienza in materia di fondi stanziati e non utilizzati. Lo conferma l’ultimo aggiornamento Ispra, all’interno dell’annuario dei dati ambientali, che ha registrato, tra il 2009 e il 2016, poco più del 50% degli interventi conclusi, contro il 70% della media nazionale. Ben 650 milioni stanziati, soltanto 300 spesi per progetti finiti, anche se l’Isola avrebbe bisogno di ancora più soldi: nel database del ministero presentate istruttorie per 1,8 miliardi di euro.
 
Lo studio realizzato dall’Agenzia ministeriale prende in esame il numero totale, gli importi finanziati e lo stato d’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico. In particolare, si fa riferimento a cinque tronconi principali di finanziamento: interventi, programmi e piani 1999-2008 ex dl 180/98; altre tipologie (om 3073/00); interventi accordi di programma ministero dell’Ambiente-regioni 2010-2011 e integrativi; interventi piano stralcio aree metropolitane (dpcm 15/09/2015) o piano nazionale 2015-2020; ddcle, interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici (2016).
 
Valutando lo stato dell’arte degli interventi/progetti finanziati dal Mattm (ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare) con i vari piani e programmi dal 1999 a dicembre 2016, emerge “che, su un totale di 4.884 interventi finanziati, circa il 72,71% (3.551) è stato concluso – si legge sul rapporto –, il 17,24% (842) è in esecuzione, mentre il 6,55% (320) è ancora in fase di progettazione e solo il 3,5% circa degli interventi (171) risulta ancora fermo da avviare o con dati non comunicati”. Quasi 5mila interventi, per 5,3 miliardi di euro stanziati, che, a livello numerico, si posizionano principalmente in Lombardia (492 interventi), Calabria (451), Piemonte (449) e Sicilia (442). Il quadro nazionale conferma mediamente 7 interventi completati per ogni 10 finanziati.
 
Una tendenza che si abbassa pericolosamente in Sicilia. A fronte degli oltre 400 interventi finanziati (circa il 10% del dato nazionale), per un importo complessivo da oltre mezzo miliardo di euro (650 milioni, per l’esattezza), soltanto 248 sono risultati conclusi, quindi circa il 56% del totale. Un dato che si trova largamente al di sotto della media nazionale, dove i 3.551 interventi conclusi rappresentano il 72% del totale. Il ritardo isolano nell’apertura e nella chiusura dei cantieri è confermato dai risultati che sono stati registrati nelle altre regioni: in Lombardia ben 441 interventi su 492 sono stati conclusi, in Piemonte 329 su 449, in Emilia-Romagna 269 su 319.
 
Per completare il quadro isolano degli interventi, bisogna ricordare che ce sono altri 44, per 94 milioni di euro stanziati, che non sono stati avviati o che non hanno ancora comunicato i dati, un quarto del totale registrato in Italia (171). Ben 59 sono ancora nella fase di progettazione, più di cento milioni immobilizzati, mentre 91 (150 milioni di euro) sono in esecuzione. Resta abbastanza in linea col dato nazionale l’importo speso per le opere concluse che si trova al 45% nell’Isola (303 milioni su 650) e al 43% in Italia (2,3 su 5,3 miliardi).
 
La Sicilia è lenta ma non si arrende e vorrebbe ancora più soldi. Nel database del Rendis (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo) ci sono ben 582 progetti in istruttoria che sono stati inseriti dalle amministrazioni e che totalizzano un fabbisogno complessivo, solo per l’Isola, di 1,8 miliardi di euro. Le maggiori richieste arrivano sul fronte del contenimento delle frane: 415 per 912 milioni di euro.
 
Non sono scelte casuali. Secondo i dati contenuti in un monitoraggio del dipartimento dell’Ambiente, le tre fasce più elevate del dissesto geomorfologico (da medio a molto elevato) coinvolgono più dell’80% dei comuni isolani, nella fascia più elevata del rischio idraulico il 25% del totale. Ovviamente non è l’intero territorio comunale a essere coinvolto, ma i numeri fanno comunque paura: complessivamente ci sono più di 25 mila aree a rischio per la tipologia geormorfologica e quasi 5 mila per l’idraulica.
 

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