Leggi oscure ingannano i cittadini - QdS

Leggi oscure ingannano i cittadini

Carlo Alberto Tregua

Leggi oscure ingannano i cittadini

mercoledì 09 Maggio 2018

Chiarezza, legalità, trasparenza

Ci chiediamo spesso come mai il Legislatore approvi leggi incomprensibili, con testi tortuosi, che sembrano scritti apposta per non essere capiti.
La domanda successiva è se vi è una precisa volontà che nasconda malafede nel redigere testi legislativi in tal modo, oppure frutto di ignoranza e di incompetenza: per la verità ci sorge il dubbio che siano entrambe le cause a determinare questo fatto increscioso.
E dire che la Costituzione prevede all’articolo 21 la libertà di pensiero, verbale e scritto, e con ogni altro mezzo di diffusione. Ma libertà non significa arbitrio o incapacità: significa scrivere con chiarezza e consentire a tutti di capire quello che vogliamo dire, in modo che gli interlocutori possano comprendere senza difficoltà il significato.
Se questo obbligo vale per tutti i cittadini, è ancora più cogente per i legislatori e burocrati che preparano i testi di legge. Ma essi non si danno per inteso e continuano a fabbricare leggi con testi astrusi.
 
L’articolo 12 delle Preleggi pone l’accento sul senso del significato proprio delle parole con la loro connessione ai fatti e alle intenzioni del Legislatore. Resta sempre salvo il diritto del giudice di applicare le leggi, interpretandole secondo scienza e coscienza.
Ma non basta che sia attribuita al giudice tale capacità, occorre che anche tutti i cittadini abbiano il diritto, leggendo una norma, di capirla subito e di comprendere le finalità che ha posto in essa il Legislatore.
Insomma, il cittadino non deve essere ingannato; soprattutto il cittadino meno colto che non ha bisogno di circonlocuzioni, incisi, riporti ed altre diavolerie che vengono inserite nei testi proprio per ingannarlo, non sappiamo se in buona o malafede.
Soccorre il cittadino anche l’articolo 3 della legge 69/2009 che obbliga la stesura di testi normativi chiari e comprensibili, scrivendo in forma integrale o sintetica, ma che si comprenda facilmente, la materia di nuova legge o di modifica di leggi esistenti.
Ma questo imperativo della legge richiamata, è sistematicamente eluso da burocrati e legislatori, con spregio del diritto dei cittadini ad essere regolati da leggi chiare e intelligibili.
 
L’argomento che analizziamo oggi non è privo di peso sul funzionamento della Comunità. è del tutto evidente come, quando le leggi sono volutamente ingarbugliate ed incomprensibili, i cittadini possano venire gabellati. è vero che possono rivolgersi alla classe forense, ma questo comporta un costo non sempre sopportabile da chi reclama giustizia e non ne ottiene, anche se il gratuito patrocinio interviene in soccorso.
In una vera Democrazia, se è vero che il popolo è sovrano, significa che esso dà le indicazioni ai propri delegati che occuperanno posti di responsabilità nel formare quelle regole valide fra tutti i cittadini, che sono appunto le leggi. A monte del sistema istituzionale vi è la Corte costituzionale, chiamata il Tribunale delle Leggi perché appunto deve valutare, di volta in volta, se ognuna di esse è conforme al massimo testo.
Vi è quindi una garanzia fornita da questo impianto: il guaio è che le pronunce della Consulta, sovraffollata di ricorsi, arrivano spesso con un certo ritardo.
 
I protagonisti dell’informazione sono i giornalisti i quali si dovrebbero attenere a quell’ottimo Testo Unico dei Doveri, approvato il 27 gennaio 2016 dal Cnog.
I fondamenti deontologici impongono che siano rispettate le regole etiche dell’informazione il che, oltre al diritto e alla libertà di opinione, comporta l’osservanza di due precetti fondamentali: obiettività e completezza.
I Doveri sono materia delle interrogazioni che i praticanti subiscono quando affrontano l’esame di abilitazione alla professione, ma non sempre poi tali Doveri vengono osservati costantemente, giorno e notte, senza alcuna deroga.
Il giornalista “non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento” (art. 9, comma 7).
In particolare, l’articolo 11 disciplina i doveri dell’informazione economica la quale non deve essere subordinata al profitto personale o di terzi.
Non sappiamo quanti giornalisti conoscano e applichino il Testo unico indicato. Tutti noi lo facciamo da quarant’anni.

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