Termini, basta chiedere l’elemosina - QdS

Termini, basta chiedere l’elemosina

Carlo Alberto Tregua

Termini, basta chiedere l’elemosina

mercoledì 20 Gennaio 2010

Ma i siciliani non hanno l’anello al naso

La questione della Fiat di Termini Imerese è diventata stucchevole e umiliante. Ancora una volta stiamo dimostrando che i siciliani hanno l’anello al naso. Questo non è vero, ricordando l’orgoglio delle nostre tradizioni che affondano in una cultura millenaria. I comportamenti debbono però essere conseguenti, smettendo di tendere la mano per chiedere l’elemosina. Noi, qui in Sicilia, abbiamo la progettualità e la capacità per interfacciarci col mondo intero, spendendo al meglio le risorse finanziarie, umane e professionali di cui disponiamo e utilizzando quelle che nel mondo esistono, basta trovarle.
Riepiloghiamo brevemente la questione. La Fiat ha dichiarato, fin da giugno del 2007, che lo stabilimento dell’area termitana andava chiuso, perché data la sua piccola dimensione e data la sua ubicazione territoriale non era conveniente costruire auto, il cui costo unitario era stimato in circa mille euro in più rispetto a quello di altri stabilimenti industriali.

L’allora Governo Cuffaro, per ragioni meramente clientelari, dichiarò di mettere a disposizione della Fiat centinaia di milioni di euro purché non chiudesse lo stabilimento. Senza comprendere che la questione posta dalla multinazionale torinese non riguardava l’aspetto strutturale, bensì il costo di produzione.
La Fiat, tuttavia, ha messo a disposizione quasi cinque anni di tempo perché si desse una soluzione alla questione. Infatti, dal 2007 al 2011, c’era (e c’è) il tempo per procedere in questa direzione. Continuare a insistere, da parte del Governo Lombardo, perché resti aperto uno stabilimento improduttivo è un comportamento semplicemente inutile, perché va contro il mercato e il buon senso.
L’indirizzo verso cui bisogna andare, invece, è quello di trasformare uno stabilimento improduttivo in un insediamento che produca ricchezza. Lo stesso Governo Lombardo ha dichiarato, attraverso il proprio assessore Venturi, di mettere a disposizione centinaia di milioni di euro che non ha. Ma se li avesse, dovrebbe investirli nel territorio per cambiarne la destinazione, in direzione dell’industria blu (il turismo).

 
Si tratta di redigere un progetto complessivo da mettere all’asta internazionale e presentarlo nelle piazze finanziarie più importanti d’Europa, dell’Asia e del Nord America, per attirare investitori in questo territorio. L’ipotesi prima indicata è stata da noi pubblicata numerose volte, anche in coincidenza con la firma del contratto che la Fiat ha redatto col governo serbo, per costruire uno stabilimento da 200 mila veicoli l’anno a Kragujevac con la vecchia fabbrica Zastava. Con quel contratto la Fiat ha ottenuto contributi rilevanti, nonché sostiene un costo di manodopera pari a circa un terzo di quello di Termini Imerese.
La politica economica del Governo Lombardo deve indirizzarsi verso i due grandi filoni di sviluppo di attività che producano ricchezza, e precisamente verso l’industria verde e verso l’industria blu. Con queste due linee si mette in moto un moltiplicatore che fa rendere molte volte gli investimenti.

L’industria verde comprende quel complesso di attività economiche che utilizzano prodotti vegetali e il sole per produrre energia. La Camelina e la Jatropha Curcas sono due fra le tante piante che possono essere coltivate per produrre biocarburante.
A questo riguardo, la Regione deve aprire una trattativa con le otto raffinerie del Triangolo della morte per convertire la prima parte della filiera produttiva, in modo che essa possa essere alimentata da prodotti vegetali e non fossili, arrivando a un drastico taglio delle forniture di petrolio e del relativo inquinamento.
Ricordiamo ai responsabili della politica economica della Regione che, per ogni miliardo investito in attività produttive, si mettono in moto diecimila opportunità di lavoro. Conseguentemente, nessuno deve pensare di spendere soldi se la conseguenza positiva non sia quella di ottenere nuovo lavoro. Questo avviene anche perché si utilizzano sistemi sempre più innovativi e digitalizzati.
Urge dare competitività al sistema economico siciliano, che in atto è fortemente carente perché è abituato a dipendere dalla greppia pubblica. Occorre un’inversione di mentalità e una spinta corale fra pubblico e privato, per andare verso il futuro e non restare schiavi del passato.

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