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Palermo – I bilanci del Comune nel mirino della Corte dei Conti

Gaspare Ingargiola

Palermo – I bilanci del Comune nel mirino della Corte dei Conti

mercoledì 16 Maggio 2018

Il magistrato Francesco Albo: negli anni 2015-2016 “anomalie e incongruenze”. I profili critici: risultati, crediti di dubbia esigibilità, residui e Fondo pluriennale 

PALERMO – Anche la Corte dei Conti, dopo i revisori, mette nel mirino i bilanci del Comune di Palermo.
Il magistrato contabile Francesco Albo ha preso carta e penna e, in una relazione di 26 pagine, ha inviato a Palazzo delle Aquile una serie di osservazioni non esattamente bonarie sull’esercizio finanziario 2015 e sul rendiconto di gestione 2016, parlando di presunte “anomalie e incongruenze che, ove confermate, sono in grado di compromettere la veridicità e attendibilità del risultato di amministrazione 2015 e 2016”. Un giudizio anche in questo caso severo – al pari della valutazione “non positiva” dei revisori dei conti – che rende ancora più impervia la strada per il bilancio consolidato.
 
La relazione del giudice istruttore è impietosa fin dall’incipit, dove non mancano bacchettate anche all’indirizzo degli uffici comunali: “L’istruttoria condotta nei confronti del Comune di Palermo – si legge – è risultata particolarmente difficile per via del tardivo e non integrale riscontro da parte dell’organo di revisione alle richieste di questa sezione, sulla base degli elementi acquisiti dai competenti uffici”.
 
Secondo il consigliere sono quattro i profili critici: “la determinazione del risultato di amministrazione e relativa composizione distinta in quote accantonate, vincolate e destinate; la quantificazione del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità (Fcde); la determinazione e re-imputazione del Fondo Pluriennale Vincolato; la rivisitazione dei residui preesistenti e relativa imputazione contabile, alla luce dei nuovi principi della contabilità armonizzata”. Per quanto riguarda il primo punto (il risultato di amministrazione), sono da segnalare “la presenza di criticità inerenti la costituzione del Fondo rischi spese legali e contenzioso”, che sarebbe stato sottostimato non prendendo in considerazione “l’esistenza di alcuni contenziosi in atto di importo significativo, come il giudizio inerente la curatela fallimentare dell’Amia per un importo di 44,7 milioni di euro”; “la previsione di applicazione di un avanzo di amministrazione in sede di bilancio 2015, approvato il 5 dicembre 2015, per l’importo di 133,15 milioni, che risulta sovradimensionata rispetto a quella effettivamente utilizzata nel limitato arco di tempo residuo”; e “la mancata costituzione del Fondo perdite società partecipate”, specie in presenza di un’azienda come l’Amat “con elevate perdite di esercizio – 4,6 milioni al 31 dicembre 2015”. Per quanto riguarda il Fcde, Albo ha espresso “perplessità in merito alla modalità di calcolo della percentuale di riduzione dei residui attivi” e ha sottolineato inoltre “rilevanti incongruità sulla quantificazione del Fcde complessivo al 31 dicembre 2015 e al 31 dicembre 2016”.
 
Tra le “numerose anomalie” del Fondo Pluriennale Vincolato si annoverano invece “alcune voci non coerenti con quanto prescritto dai principi contabili, come gli emolumenti a favore del personale (straordinari, indennità di posizione, di rischio o di disagio), le spese per i servizi, gli impegni per tasse e imposte, i rimborsi, le proposte per le manifestazioni natalizie o di fine anno del 2013, gli oneri per i consiglieri di circoscrizione, il riconoscimento dei debiti fuori bilancio di parte corrente”.
 
E la risposta del Comune, stando a quanto scrive Albo, non aiuterebbe a diradare la nebbia su queste e altre perplessità, che riguardano per esempio la gestione dei residui: la rivisitazione dei residui attivi e passivi, innanzitutto, “non trova riscontro nelle risultanze del rendiconto di gestione approvato dal Consiglio comunale il 1° luglio 2016”.
 
Non convincerebbe il giudice istruttore nemmeno “la consistente cancellazione, in sede di riaccertamento ordinario 2016, di residui attivi vetusti da entrate proprie” né “l’anomalo volume di residui attivi e passivi di nuova formazione” nel biennio 2015-2016. Non meno grave, secondo Albo, la situazione debitoria del Comune, a partire dai debiti fuori bilancio, che nell’esercizio 2015 ammonterebbero a 35,28 milioni di euro, scesi a 27,77 nel 2016: il vulnus, però, è all’origine, con “il finanziamento e/o pagamento di debiti fuori bilancio in assenza del preventivo riconoscimento da parte dell’organo consiliare”.
 
Una pratica “reiteratamente censurata” dalla Sezione di Controllo della Corte ma ancora messa in pratica “nonostante le rassicurazioni fornite”. Il consigliere si è soffermato anche sui pignoramenti, sulle anticipazioni di liquidità attraverso i mutui con la Cassa Depositi e Prestiti, la carenza di informazioni sugli accordi di transazione. Rilievi già sentiti, invece, sulla gestione di cassa: bassissima capacità di recupero dell’evasione fiscale, bassissima capacità di riscossione delle multe non pagate, l’uso di fondi vincolati per ragioni di cassa in violazione al Tuel.
 
Il risultato di questo quadro a tinte fosche? Il superamento di quattro degli otto parametri di deficitarietà strutturale di un Comune. Spetta ora all’amministrazione replicare punto su punto ai rilievi del magistrato contabile.

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