Wine bar, ristoranti e centri diving: la "nuova vita" dei Fari italiani - QdS

Wine bar, ristoranti e centri diving: la “nuova vita” dei Fari italiani

Eleonora Fichera

Wine bar, ristoranti e centri diving: la “nuova vita” dei Fari italiani

mercoledì 16 Maggio 2018

Primi bilanci per l’iniziativa dell’Agenzia del Demanio e Difesa lanciata nel 2015. A luglio un nuovo bando. Per la Sicilia dieci le strutture coinvolte, tra cui il Faro di Punta Cavazzi ad Ustica 

PALERMO – Dare nuova vita a fari ed edifici costieri abbandonati, sottraendoli al degrado in cui versano e rivalorizzando le aree circostanti per incrementare turismo e occupazione.
 

 
Con questi obiettivi Agenzia del Demanio e Difesa hanno lanciato nel 2015 il bando Valore-Paese per riassegnare beni di proprietà dello Stato, situati in zone particolarmente suggestive, a soggetti privati promotori di progetti di recupero innovativi e rispettosi dell’ambiente: da bar a ristoranti panoramici, passando per centri diving e alberghi di lusso.
 
Riqualificazione e tutela del territorio cui si aggiunge uno sviluppo significativo anche in chiave economica: 29 le strutture già concesse a imprenditori e associazioni per “una a ricaduta economica complessiva attesa – si legge sul sito del Demanio – di circa 60 milioni di euro, con 17 milioni di euro di investimenti diretti e un risvolto occupazionale di circa 300 operatori”.
 
Dai primi due bandi, inoltre, lo Stato incasserà 760mila euro l’anno per un totale di 14,4 milioni di euro complessivi per tutta la durata delle concessioni.
 
La terza edizione del bando, avviata a inizio 2017, sta adesso arrivando a conclusione. Tra i nove progetti in concorso ne sono stati scelti cinque da dare in concessione fino a 50 anni. La Difesa, invece, partner del progetto, deve ancora decidere.
 
Tra le strutture già assegnate, compare il Faro di Capo Santa Croce ad Augusta (Sr), concesso alla società Isme insieme alla Effebi. Il progetto in cantiere prevede investimenti per circa un milione di euro per realizzare nel Faro della piccola frazione di Sant’Elena, un elegante albergo di lusso (sei stanze in tutto con istallazioni artistiche dedicate), un wine bar aperto tutto l’anno e un diving center per gli amanti delle immersioni subacque.
 
La struttura va ad aggiungersi alle nove siciliane già assegnate nelle prime due edizioni del bando: il faro di Brucoli (Sr), il faro di Muro di Porco (Sr), il faro di Capo Grosso nell’isola di Levanzo (Tp), il faro di Capo Faro a Salina (Me), il faro di Capo Milazzo (Me), il faro di Capo Mulini (Ct), il faro di Capo Zafferano (Pa), il faro di Punta Cavazzi nell’isola di Ustica (Pa) e il faro di Punta Libeccio nell’isola di Marettimo (Tp).
 
Tra i siciliani coinvolti nel terzo bando, invece, è rimasto escluso il Faro di Riposto (Ct), per il poco spazio circostante da riqualificare e per lo scarso appeal della zona che non consentirebbero un adeguato ritorno economico.
 
Ma per i fari siciliani ci sono ancora diverse opportunità. Mancano ancora, come dicevamo, le scelte della Difesa, partner del bando.
Tra le otto proposte da valutare, quattro sono isolane: il faro Dromo a Calderini (Sr), Punta Marsala sull’isola di Favignana (Tp), il faro di Capo d’Orlando (Me) e il faro Punta Omo Morto a Ustica.
 
A luglio, inoltre, dovrebbe già arrivare il quarto bando. Qualche mese dopo, poi, a settembre, sarà la volta dei nuovi bandi 2018 “Cammini e percorsi”, riservati a progetti che puntano alla riqualificazione di beni di proprietà del Demanio che ricadono in percorsi ciclopedonali e in itinerari di particolare rilevanza storico-religiosa. Occasioni ghiotte da non trascurare, soprattutto per una Regione con forte potenziale turistico (purtroppo troppo spesso inespresso) come la nostra.

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