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Finanza: morto Salvatore Ligresti, l’ultimo astro di Paternò

redazione

Finanza: morto Salvatore Ligresti, l’ultimo astro di Paternò

mercoledì 16 Maggio 2018

Aveva 86 anni e aveva raccolto il testimone del compaesano Michelangelo Virgillito, noto come  uno dei più spericolati rialzisti in Borsa, grazie a un altro paternese,  il senatore Nino La Russa, padre di Ignazio. Le fortune economiche e i guai giudiziari

Salvatore Ligresti, l’ingegnere nato a Paternò e che aveva costruito una fortuna prima come immobiliarista e poi restando a lungo a capo della galassia assicurativa Fonsai, è morto a Milano all’età di 86 anni.
 
Nella città meneghina era giunto per prestare il servizio militare in Aeronautica e c’era rimasto per tutta la vita. Aveva aperto uno studio di progettazione ingegneristica e sposato Antonietta Susini, detta Bambi, figlia del provveditore per le Opere pubbliche della Lombardia, Alfio Susini.
 
Già negli anni Cinquanta si distingueva a Milano un altro paternese, Michelangelo Virgillito, noto come uno dei più spericolati rialzisti – lo chiamavano "il corsaro" -della Borsa Valori di Milano. Suo consulente era l’allora avvocato Nino La Russa, poi diventato senatore del Msi-Dn, padre di Ignazio.
 
Anche Nino La Russa era di Paternò e sostenne Virgillito quando si impadroní della Lanerossi e, alla fine degli anni Cinquanta, della Liquigas.
 
Filantropo legatissimo al paese natale, Virgillito il 27 settembre del 1961, nel Santuario della Consolazione di Paternò, incoronò la statua della Vergine con un diadema da mezzo miliardo dell’epoca (nove chili e mezzo d’oro con incastonati cinquemila brillanti, dieci zaffiri, sei smeraldi, cinque rubini e un numero imprecisato di altre gemme).
 
Fu La Russa a introdurre Ligresti alla corte di Virgillito e, dopo la morte di quest’ultimo nel 1977, l’ingegnere paternese raccolse il testimone del compaesano diventando uno dei protagonisti della grande finanza milanese.
 
Ci riuscì reinvestendo i grossi guadagni ottenuti con le costruzioni in partecipazioni societarie di importanti aziende, da Pirelli a Gemina, da Sai a Mediobanca, grazie anche ai suoi rapporti con Enrico Cuccia.
 
Intanto il fratello minore, Antonino, medico cardiologo e aiuto primario al Fatebenefratelli, fu finanziato da Salvatore Ligresti e si lanciò nella sanità privata.
 
Oggi possiede un gruppo, la Générale de santé, con 106 cliniche, un fatturato di due milardi di euro e ventiduemila dipendenti.
 
Nel febbraio del 1981, la moglie di Salvatore Ligresti venne sequestrata da un gruppo di mafiosi, tra cui un fedelissimo di Stefano Bontate e rilasciata dopo un mese e il pagamento di un riscatto di 600 milioni di lire.
 
Due dei tre autori del sequestro furono successivamente assassinati e ne seguì un’inchiesta delle procure di Milano e Roma per sospetti legami con la mafia da parte di Ligresti, che si conclusero in un nulla di fatto.
 
Ma l’imprenditore è stato, anche recentemente, al centro di varie vicende giudiziarie insieme ai tre figli: Giulia Maria, Paolo e Jonella.
 
Ligresti fu arrestato una prima volta durante Tangentopoli, accusato di corruzione negli appalti per la metropolitana di Milano e le Ferrovie Nord.
 
Il secondo arresto avvenne nel luglio del 2013: la Guardia di Finanza lo eseguì su ordine della Procura di Torino per falso in bilancio e manipolazione di mercato nell’ambito dell’inchiesta per il crack Fonsai. Finirono in carcere anche le figlie, mentre il figlio Paolo, diventato solo pochi giorni prima cittadino svizzero evita la custodia cautelare.
 
Nel 2016 Ligresti venne condannato a sei anni di reclusione per la vicenda Fonsai.
 
E nel novembre del 2017 arriva la condanna a cinque anni per aggiotaggio per la vicenda Premafin.
 
Era il definitivo declino dell’ultimo astro della finanza meneghino-paternese.

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