Lavoro: 126 ispettori, 462.000 imprese - QdS

Lavoro: 126 ispettori, 462.000 imprese

Michele Giuliano

Lavoro: 126 ispettori, 462.000 imprese

martedì 22 Maggio 2018

Lotta al sommerso: in Sicilia è come Davide contro Golia, e un controllore su due resta dietro la scrivania. Tassi d’irregolarità del 41%, 74 morti nel 2016, +4,43% d’infortuni 

Si parla tanto di lotta al sommerso, che sul territorio siciliano ha raggiunto cifre patologiche, eppure sembrano mancare proprio le basi perché si possa avviare una vera battaglia contro tutti coloro che pensano di poter aggirare la legislatura sul lavoro. Primo tassello mancante fra tutti, in maniera evidente, riguarda coloro i quali dovrebbero occuparsi del controllo nelle singole aziende, per verificare sul campo il rispetto delle regole da parte dei lavoratori e imprenditori.
 
Solo 126 ispettori del lavoro in servizio alla Regione Siciliana, risorse ancora insufficienti e da integrare e strumentazioni carenti”. I sindacati Cobas-Codir, Sadirs e Siad lanciano l’allarme e incalzano il governo regionale per “attuare con la massima urgenza quanto indicato nella legge di stabilità, determinando l’indennità minima da attribuire agli ispettori del lavoro, che svolgono compiti di vigilanza, per remunerare le specifiche responsabilità e l’esposizione a particolare rischi cui sono soggetti”.
 
Un numero troppo ridotto di ispettori per troppe aziende da controllare, perché il servizio possa ritenersi efficace, e quei pochi lavoratori non vengono pagati come si deve. Anzitutto è macroscopico un dato su tutti: sono ben 462.625 le imprese iscritte presso le Camere di Commercio siciliane alla fine del 2017 secondo i dati rielaborati dall’Osservatorio di Unioncamere Sicilia. Rapportando questo numero agli ispettori del lavoro in organico alla Regione viene fuori in pratica che mediamente ogni ispettore in un anno dovrebbe mettersi sulle spalle il controllo di ben 3.671 aziende da controllare.
 
Ma attenzione, qui stiamo parlando solo delle imprese in regola: considerando che il dato storico consolidato del sommerso dice che in Sicilia c’è circa il 30 per cento di imprese in nero, quindi totalmente sconosciute, il numero aumenta vertiginosamente.
Insomma, stiamo parlando di una lotta alla “Davide contro Golia” con la differenza che la storia del giovane pastorello ha un lieto e inaspettato fine, in questo caso non c’è nemmeno il barlume della speranza di poter uscire vittoriosi.
 
In un quadro così complesso si aggiunge l’aumento degli infortuni sul lavoro: nel 2016 (secondo l’ultimo bollettino dell’Inail) sono state protocollate in Sicilia 29.941 denunce di infortunio corrispondenti al 4,67% del totale, con un aumento del 4,43% rispetto all’anno precedente. In calo (almeno) i dati relativi alle morti sul lavoro in Sicilia (74 contro le 82 del 2015).
 
Tornando all’organico degli ispettori, ci sono situazioni davvero estreme come ad esempio Palermo, il capoluogo siciliano oltretutto più popolato: un milione e 250 mila abitanti. Secondo la pianta organica resa nota dall’assessorato regionale al Lavoro, da cui dipendono i 9 ispettorati, per Palermo e provincia ci sono appena 5 ispettori. Non è che vada meglio altrove: a Catania sono in 29, a Messina in 16. Uno spuntato numero di persone che non potrebbe nemmeno fare il solletico al mondo vastissimo del sommerso siciliano.
 
Purtroppo non ci sono nemmeno dati organici sul fronte del bilancio dei controlli effettuati nel 2017 dai vari ispettorati. Unica provincia che ha reso noti i proprio dati è quella di Siracusa da cui però si possono ricavare delle proiezioni: qui i 20 ispettori sono riusciti ad effettuare 469 ispezioni, di cui 417 aziende, elevando sanzioni pari a 1,3 milioni di euro. Il che significa che ogni ispettore mediamente è riuscito ad effettuare 23,5 ispezioni ed ha elevato 65 mila euro di sanzioni, riscontrando un tasso di irregolarità del 41%.
 
In proiezione cosa significa in soldoni? Presto detto. Se questa percentuale fosse riproposta sul resto della Sicilia, rispetto al numero di aziende attive, significa che 190 mila aziende sarebbero irregolari. Sempre facendo un rapporto tra le ispezioni fatte e le sanzioni in provincia di Siracusa, ogni azienda mediamente ha “fruttato” all’incirca 3.100 euro di multa. Moltiplicando quindi la media delle sanzioni con il numero potenziale delle aziende irregolari, per l’appunto 190 mila, viene fuori che a livello ipotetico la Regione avrebbe potuto incassare quasi 600 milioni di euro. Seppur si sta parlando in linea assolutamente teorica, dal momento che comunque ogni territorio ha delle sue peculiarità e diversità anche rispetto alla propensione al nero e all’evasione, comunque tale media non si discosterebbe dalla realtà considerando anche la fenomenologia del sommerso all’interno dell’imprenditoria che in Sicilia ha storicamente avuto sempre un trend costante ed anzi anche in aumento negli ultimi anni in concomitanza con la crisi.
 

 
Ispettori in croce, indennità sono ancora un miraggio
 
Secondo quanto rendono noto i sindacati Cobas-Codir, Sadirs e Siad, “gli ispettori oggi ricevono un’indennità di vigilanza da 811 euro. Per pagarla, al momento sono stati individuati 60 mila euro ma ne servirebbero altri 40 mila”. Quasi la metà della cifra necessaria per coprire le spese preventivate, e rendere il sistema un po’ più efficiente. Nulla può essere fatto, però, se le istituzioni non si mettono d’impegno per reperire fondi e risorse, in modo da poter avviare un programma di lavoro sistematico e funzionale alle necessità del nostro territorio. Le organizzazioni rappresentate da Fabrizio Masi, Franco Madonia e Angelo Lo Curto “chiedono quindi la convocazione delle delegazioni trattanti non solo per stanziare queste somme ma per ridefinire l’importo dell’indennità così come previsto per legge, visto che al momento è solo equiparata a quella di altre categorie. Questo passaggio oltre che a dare la giusta gratificazione agli attuali ispettori, risulta indispensabile per favorire implementazione della dotazione organica del profilo attualmente insufficiente a garantire l’espletamento delle attività istituzionali”.
Gli autonomi ricordano inoltre una legge regionale, la numero 12 del luglio 2011, che stabilì di destinare lo 0,5 per cento delle somme a disposizione negli appalti di lavori pubblici della Regione per progetti obiettivo e di potenziamento degli ispettorati: “Ad oggi – attaccano le organizzazioni di categoria – la legge non è mai stata applicata e non sono mai stati quantificati gli importi degli appalti e non sono stati individuati i capitoli di bilancio”. Basterebbe quindi mettere in pratica ciò che è già stato fissato, ormai sette anni fa, reperendo i fondi e attuando la normativa già definita. Ancora più importante, trovare le risorse per aumentare i numeri del personale preposto al servizio, che avrebbe assoluto bisogno di essere implementato per non essere considerato pressocchè improduttivo.
 

 
L’assessore Mariella Ippolito al lavoro per potenziare gli organici
 
I prepensionamenti sono stati l’ultimo colpo ai già sofferenti ispettorati provinciali del lavoro in Sicilia. Nel frattempo non si è verificato più alcun ricambio e questo ha praticamente portato l’apparato alla sua quasi totale paralisi. “I recenti prepensionamenti degli ispettori del lavoro – afferma l’assessore regionale al Lavoro Mariella Ippolito – hanno debilitato di risorse umane la Regione Siciliana su una questione che mantiene un’importanza predominante per i diritti di tutti i siciliani. La nostra attenzione su questa tematica è testimoniata dalle varie strade che stiamo percorrendo per superare questo limite di organico, a garanzia della dignità dei lavoratori e a tutela dell’economia sana”.
Il governo siciliano ci tiene a evidenziare che nell’ultima finanziaria è stata riconosciuta agli ispettori del lavoro un’indennità, in relazione alle specifiche responsabilità e all’esposizione a particolari rischi. Ma questo ovviamente non piò bastare: “Allo scopo di implementare e rafforzare le dotazioni organiche degli ispettorati territoriali del lavoro, – aggiunge la Ippolito – il dipartimento regionale del Lavoro, dell’impiego, dell’orientamento, dei servizi e delle attività formative dovrà prevedere, in sede di contrattazione decentrata, misure idonee ad incentivare l’inquadramento nel profilo. Abbiamo già avviato una fattiva interlocuzione con le sigle sindacali per individuare tutti quei percorsi con l’obiettivo di potenziare gli ispettorati territoriali del lavoro: dagli atti di interpello alla riqualificazione, dal confronto con l’ispettorato nazionale del lavoro fino a tutte quelle soluzioni che passeranno anche dalla valutazione di quanto pianificato, ma non concretizzato, dalle precedenti amministrazioni regionali. Un impegno che porteremo avanti sino in fondo a difesa dei diritti dei lavoratori attuali e di quelli che sono rimasti vittime nell’adempimento del proprio dovere”.

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