Poco lavoro, cresce l’emigrazione, mille siciliani lasciano ogni anno - QdS

Poco lavoro, cresce l’emigrazione, mille siciliani lasciano ogni anno

Michele Giuliano

Poco lavoro, cresce l’emigrazione, mille siciliani lasciano ogni anno

giovedì 21 Gennaio 2010

Secondo il rapporto Svimez, tra il 1997 e il 2008 hanno abbandonato la Sicilia 11.600 persone. Tra il 2006 e il 2009 nei settori produttivi si sono persi ben 54 mila posti

PALERMO – Cervelli in fuga dalla Sicilia, e sono sempre di più. In pratica l’Isola mantiene lo stesso trend dell’intero Mezzogiorno d’Italia dove a quanto pare di occasioni lavorative se ne vedono davvero sempre più con il contagocce.
Di emigrati, secondo l’ultimo rapporto dello Simez che prende in considerazione gli ultimi 11 anni, se ne contano soltanto in Sicilia oltre 11 mila. In pratica ogni anno, in media, vanno via all’incirca mille siciliani, il che significa che si corre al ritmo di quasi 3 unità al giorno che fanno le valigie nella speranza di un futuro migliore.
Un’emergenza di cui si sarebbe accorto anche il governo nazionale dal momento che il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha annunciato che si metteranno in campo delle iniziative per favorire il rientro dei siciliani ed in generale dei cittadini del Sud Italia. In che modo? “Con degli sgravi fiscal ad hoc” ha commentato il ministro. Già comunque sarebbero state pensate le linee generali di questo piano di contrasto all’emigrazione: “L’obiettivo – ha aggiunto Scajola – lo si potrà raggiungere con il rilancio dell’impresa del lavoro e dell’iniziativa dei cittadini meridionali, soprattutto verso le centinaia di migliaia di giovani diplomati e laureati costretti a un’emigrazione di necessità che fiacca senza speranze il Mezzogiorno”.
Ma oramai non fa notizia più di tanto sapere che la Sicilia si mostra sempre più povera e arretrata. Proprio per questo il governo nazionale sta mettendo in campo misure per la Sicilia. Anzitutto perché lo Svimez ha potuto notare che l’emigrazione nasce in un contesto in cui emerge l’accresciuto divario con le regioni del Centro Nord. A causa delle prime avvisaglie della crisi internazionale, si è registrata una flessione generalizzata del Pil: in Sicilia il calo è stato dello 0,7 per cento. Ben più preoccupante il dato relativo al Pil pro capite: con 17 mila 533 euro, i siciliani sono agli ultimi posti della classifica, con 8 mila e 700 euro in meno rispetto alla media nazionale.
Proprio questi magri guadagni costringerebbero i siciliani, specie i giovani, ad abbandonare la “barca” per crearsi un futuro più stabilire in regioni più ricche. E tutto questo si verifica proprio mentre l’Istat certifica che in Sicilia sono stati persi 38 mila posti di lavoro nel 2009.
L’Isola è la regione che fa peggio nel Mezzogiorno, dove in alcune regioni, come la Campania e la Puglia, l’occupazione negli ultimi tre mesi è aumentata rispetto al trimestre precedente. Tra il 2006 e il 2009 nei settori produttivi in Sicilia si sono persi ben 54 mila posti di lavoro e a dirlo e il dossier curato dalla Cgil regionale sull’andamento dell’economia e dell’occupazione siciliana.
 

 
L’approfondimento. Il decreto anticrisi per la Sicilia
 
Qualche elemento in più sul provvedimento è giunto dal sottosegretario Stefano Saglia che definisce “plausibile”, per il decreto, un valore complessivo di 1-1,2 miliardi. Fornendo poi una precisazione ulteriore sui tempi del suo varo. Non nel primo Consiglio dei ministri del 2010 ma verso la fine di questo mese di gennaio. “Dobbiamo valutare le risorse e l’atteggiamento dell’Europa. Si farà entro il mese di gennaio e non all’inizio”, ha commentato il sottosegretario allo Sviluppo economico. In questa prima fase dell’anno il Ministero dello Sviluppo economico spera poi di sbloccare altre due partite in corso da mesi: i 400 milioni per la prima tranche della banda larga (cui si potrebbero aggiungere magari altri 100-150 con il decreto incentivi) e i 24 miliardi di risorse provenienti dal Fondo per le Aree sottoutilizzate (Fas) e destinate a finanziare i programmi attuativi regionali (Par) già redatti. Accanto a questo si sta pensando al bonus rottamazione per chi sostituisce un’auto o una moto inquinante con una a minore emissione di CO2, e dovrebbe essere confermato l’incentivo per chi sceglie un veicolo ecologico (Gpl, metano, elettrico).

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