Professionisti della politica hanno generato il M5s - QdS

Professionisti della politica hanno generato il M5s

Carlo Alberto Tregua

Professionisti della politica hanno generato il M5s

giovedì 14 Giugno 2018

Cittadini-elettori disgustati 

Alla prova delle elezioni locali il Movimento Cinquestelle ha avuto una débâcle per le note ragioni e cioè il mancato radicamento sul territorio e la sua giovane storia, che assomiglia tanto a quella di Bossi del 1984, quando incollava i manifesti dell’embrione Lega appena inventata.
L’errore del Senatur fu quello di limitare il raggio di azione a poche regioni del Nord mentre la furbizia politica di Matteo Salvini ha consentito di togliere la parola Nord e ha esteso a tutto il territorio la capacità di attrazione del suo movimento.
Ecco perché i due partiti, M5s e Lega, oggi sono alleati, in quanto provengono da un’origine simile e da uno sviluppo analogo.
Ma c’è un altro fattore, crediamo il più importante, che ha portato all’alleanza anomala fra Di Maio e Salvini e cioè la capacità che hanno avuto i partiti tradizionali e i professionisti della politica di far disgustare i cittadini-elettori che hanno disertato le urne oppure votato M5s e Lega.
 
Dalla tornata elettorale del 10 giugno è emersa una vivace protesta contro tutti quelli che hanno gestito la politica italiana facendo prima i propri interessi e poi quelli dei cittadini. Cosicché un terzo dei votanti ha dato il proprio suffragio al M5s e il 17% alla Lega. Ma l’energia e la capacità comunicativa martellante di Salvini, secondo recenti sondaggi, hanno portato quel partito al 26-27%, dato peraltro confermato dalle elezioni amministrative.
Si obietterà che i nuovi parlamentari della Lega e del M5s non hanno avuto il tempo di diventare professionisti della politica, ma ci diventeranno nonostante il divieto che impedisce a chi è stato eletto per due mandati di essere candidato.
La maggioranza dei nuovi eletti il 4 marzo è formata da persone che non hanno dimestichezza con le istituzioni, non le hanno studiate né hanno imparato come funzionano. Cosicché portano al loro interno la loro inesperienza e magari tanta buona volontà.
Ma con la buona volontà le Istituzioni non si gestiscono. Per fortuna la compagine ministeriale ha alcuni bravi ministri (Mef, Affari Ue, Ambiente), i quali faranno tenere la barra dritta alla navicella Italia.
 
È vero che il M5s, non alleandosi con nessun altro, è in una condzione di debolezza rispetto a quei partiti che hanno presentato in appoggio ai loro candidati sindaci numerose liste (otto-dieci e più). Il raffronto è stato impari anche se bisogna ricordare sempre che la Democrazia è basata sul numero degli elettori che danno il loro consenso. Non è previsto il voto di dissenso.
I sindaci eletti non dovrebbero appartenere alla deprecata categoria dei professionisti della politica anche se molti lo sono. Però, essi sono a contatto con i cittadini, soprattutto nei comuni più piccoli, e quindi è più difficile fare magagne e tradire il mandato diretto che hanno ricevuto.
Tuttavia, vi sono molti casi di sindaci arrestati e di comuni sciolti per mafia anche nelle ricche regioni di Lombardia, Liguria e Veneto. La corruzione infetta chi maneggia soldi pubblici. Non tutti i servitori dello Stato (dirigenti e dipendenti) quando giurano ai sensi dell’art. 54 della Costituzione, si iniettano il vaccino anticorruzione.
 
Lo schifo che provano i cittadini nei confronti di tutti i parassiti che mangiano risorse pubbliche ha portato a questo voto di protesta, con la conseguenza che essi chiedono una pulizia a fondo degli ingranaggi della Pubblica amministrazione, che girano male appunto perché molti mettono fra essi le pietruzze della corruzione.
Se è vero che il M5s e la Lega, in ordine di preferenze, saranno capaci di cominciare quella pulizia che la gente chiede a gran voce, avranno realizzato il più importante obiettivo del loro “contratto”.
Dalle prime interviste dei ministri clou sembra che la rotta della nave Italia continui sulle coordinate di europeismo, saldezza dei conti, e mantenimento degli equilibri economico-sociali, necessari per dare stabilità al Paese.
Manca la Questione Meridionale che obbligherebbe l’Esecutivo a inviare risorse al Sud per le infrastrutture in modo da equilibrarle con quelle del Centro-Nord.
Ma ancora di questo non si parla.

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