Comuni: il digitale può attendere - QdS

Comuni: il digitale può attendere

Rosario Battiato

Comuni: il digitale può attendere

venerdì 15 Giugno 2018

Scarsa informatizzazione degli uffici e un difficile dialogo con i cittadini. La cattiva burocrazia teme la trasparenza. Certificati on-line, tempi più rapidi e lotta alla carta sembrano un’utopia 

PALERMO – Si chiama “Manifesto per l’innovazione” ed è stato lanciato nelle scorse settimane dall’Angi, l’associazione no profit dedicata al tema dell’innovazione e del progresso che opera grazie anche al supporto della Commissione Cultura del Parlamento europeo. Uno strumento determinante per migliorare la competitività dell’Italia nel mondo e che si sviluppa lungo diversi punti strategici.
 
Ce ne sono alcuni, in particolare, che riguardano da vicino la Pubblica amministrazione e in particolare la sua efficienza: la semplificazione, che servirebbe per abbattere costi di 33 miliardi l’anno per le Pmi, e l’e-government, che potrebbe essere potenziato attraverso un organismo unico in grado di promuovere, vigilare e controllarne l’attuazione all’interno della Cosa pubblica.
Non si tratta di un appello solitario, né di un’azione da considerare legata a settori specifici. L’applicazione delle tecnologie digitali alle città riguarda numerosissimi ambiti: dalla sicurezza al traffico, dalla salute e all’ambiente. Un’operazione che migliora la qualità della vita del 30%, così come ha di recente rivelato uno studio condotto dal McKinsey Institute, dedicato a cinquanta città del mondo. In particolare, nel rapporto appena citato, è spiegato come il dato di benessere potrebbe crescere ancora mettendo in atto semplici accorgimenti.
 
In Sicilia, tuttavia, è inutile guardare troppo avanti, perché si è ancora nella fase in cui bisogna recuperare il distacco. I servizi digitali per imprese e cittadini sono minimi in molti comuni e persino la semplice comunicazione online resta, in alcuni casi, ancora un sogno proibito. Altrove è già possibile fare tutto o quasi tramite l’identità elettronica, i servizi online consentono di concludere l’intero processo di apertura di un’attività oppure di partecipare ai bandi del comune senza muoversi da casa o dall’ufficio, ma in Sicilia tutto questo, almeno nella maggior parte dei comuni, deve ancora venire.
 
Terreno da recuperare sulle prestazioni on-line
A fare il punto sull’e-government per i capoluogo di regione è stato il Bem research in uno studio pubblicato la scorsa estate: “Il paradosso italiano nel digitale: tanto social ma poco e-gov”.
Il Comune di Palermo si piazza al settimo posto nella graduatoria che riguarda le prestazioni sul web. Il sito del Comune ottiene 68 punti su 100, superato soltanto da Bari, Trento, Torino, Ancora, Trieste e Venezia. Stessa postazione anche per la velocità di caricamento e usabilità.
Sui social, invece, il Comune capoluogo si piazza al quattordicesimo posto nella classifica generale, ma è ottavo per l’utilizzo di Twitter. Scivola alla postazione numero diciassette per il gradimento su Facebook. Non bene anche il fronte delle applicazioni per il trasporto pubblico locale per smartphone e/o tablet: nel 2016 erano 16 i Comuni che l’avevano resa disponibile al pubblico, ma non c’era ancora Palermo.
In generale, comunque, è in crescita, tra il 2016 e il 2017, la performance online complessiva, anche se il capoluogo isolano resta comunque nelle retrovie (posizione numero 16).
 
Chiarezza dei contenuti passaggio fondamentale
Un corretto e immediato accesso agli strumenti digitali consente anche una migliore efficacia della Pubblica amministrazione. La Fondazione Etica, lo scorso maggio, ha rilasciato un rapporto che delinea il rating pubblico dei Comuni, basandosi su alcuni fattori (appalti, relazioni con i fornitori, bilancio, gestione, ambiente) che prevedono anche i servizi e i rapporti con cittadini, quindi considerando l’efficienza e la trasparenza.
Le pagelle testimoniano, in generale, uno stato dei Comuni nazionali non particolarmente brillante, e le poche eccellenze, anche se nessuna realtà si può definire pienamente tale non avendo ottenuto il massimo dei risultati, sono tutte, con poche eccezioni, nell’area settentrionale: Trento, Cuneo, Parma, Treviso, Udine, Brescia, Imperia, Olbia, Campobasso, Frosinone e Ancora.
A determinare il voto sono anche la chiarezza dei contenuti e la trasparenza.
 
Sostegno concreto per impresa e lavoro
Nel 2015 in quasi tre comuni capoluogo su dieci è stato possibile completare integralmente e on-line la procedura relativa alla dichiarazione di inizio attività produttiva e in quattro su dieci i procedimenti di vita dell’impresa legati al Suap (Sportello unico per le attività produttive).
Iniziative che in molte parti d’Italia si possono compiere tranquillamente sul web e comodamente da casa, ma che in Sicilia diventano un miraggio. Il rapporto Istat “Ambiente urbano: gestione eco sostenibile e smartness”, che prende in esame il numero di servizi on-line messi a disposizione dalle amministrazioni locali, non registra, infatti, nessun caso di servizio completo, cioè dal primo passo fino all’adempimento del tributo, tra i Comuni capoluogo dell’Isola.
In diversi siti mancano anche le aree dedicate al lavoro (offerte di lavoro in banca dati, concorsi pubblici e iscrizione ai corsi di formazione professionale).
 
Carta d’identità elettronica In 90 mancano all’appello
Il piano è chiaro e lo si legge anche sul sito governativo della Carta d’identità elettronica, che sarà attivata in tutti i Comuni d’Italia “entro il 2018”. Scorrendo il grado di diffusione di questo strumento che rappresenta l’evoluzione del documento di identità in versione cartacea si scopre che ne sono state attivate, in tutta Italia, circa 3,4 milioni.
Per ottenerla basta effettuare un versamento da 16,79 euro al Comun di appartenenza e quindi fare richiesta consegnando fototessera, in formato passaporto e su supporto cartaceo o elettronico.
Attualmente in Sicilia 298 Comuni su 390 offrono questo servizio (erano appena 39 nel settembre dello scorso anno). L’Isola comunque non è proporzionalmente messa peggio di altri: in Lombardia lo garantiscono mille comuni su 1.500, in Piemonte 761 su 1197. Decisamente meglio il Veneto, che nel complesso arriva a 450 su 571.
Per centinaia di Comuni c’è soltanto qualche mese di tempo.
 
Quell’unica Identità digitale ignorata ancora da molti
C’è uno strumento ormai determinante per misurare l’innovazione nei servizi al cittadino dei Comuni e della Pa, si tratta dello Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, che permette di accedere a tutti i servizi online della Pubblica amministrazione con un’unica Identità digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone.
L’identità si può ottenere con facilità tramite un sito governativo (https://www.spid.gov.it) che spiega nel dettaglio tutte le operazioni da compiere, ma resta un problema poi trovare i siti amministrativi su cui utilizzarla.
L’elenco di quelli isolani è disponibile online e, nel complesso, vede soltanto due comuni capoluogo (Enna e Siracusa) assieme a molti altri enti medio-piccoli, ma soltanto per il servizio relativo alla presentazione pratiche telematiche al portale Suap.
Presenti anche le Camere di Commercio (per il servizio fatturazione).
 
Il futuro è già arrivato. Ma da noi si fa attendere
Dallo scorso maggio nel capoluogo lombardo è possibile partecipare a un bando o a una selezione indetti dall’Amministrazione comunale senza presentare documenti cartacei ed evitando le consuete code allo sportello.
È presente, infatti, un semplice modulo online, disponibile sette giorni su sette a qualsiasi ora, che consente di “trovare bandi e selezioni aperte e procedere alla registrazione direttamente online – si legge in una nota sul sito del Comune di Milano – iniziando e concludendo la procedura di partecipazione senza necessità di alcuna integrazione cartacea”.
L’accesso è semplicissimo: basta “inserire i propri dati anagrafici e un indirizzo mail e seguire la procedura guidata, che può essere interrotta e poi ripresa in qualsiasi momento senza il rischio di perdere i dati inseriti in precedenza”.
Insomma, da qualche parte il futuro è già arrivato.

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