Mafia: Vittoria, maxisequestro al "re degli imballaggi" - QdS

Mafia: Vittoria, maxisequestro al “re degli imballaggi”

redazione

Mafia: Vittoria, maxisequestro al “re degli imballaggi”

venerdì 15 Giugno 2018

Beni per quarantacinque milioni sequestrati a Giovanbattista Puccio, già in carcere dal dicembre scorso. Secondo la Guardia di Finanza aveva assunto dominio economico del settore con metodi mafiosi

Beni per quarantacinque milioni sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Catania a Giovambattista Puccio, 58 anni, di Vittoria, imprenditore leader del settore degli imballaggi del settore ortofrutta nel Ragusano.
 
Puccio, detto "Titta ‘u ballarinu", era stato arrestato nel dicembre del 2017 con altre sette persone nell’ambito dell’operazione "Ghost trash" perché ritenuto ai vertici di un’organizzazione finalizzata all’acquisizione di posizioni dominanti nel settore degli imballaggi ortofrutticoli e nel traffico illecito di rifiuti.
 

 
Puccio era peraltro già agli arresti domiciliari dal settembre del 2017, quando era stato catturato nell’ambito dell’operazione che aveva portato in carcere l’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia e il fratello Fabio, consigliere comunale, accusati di scambio elettorale politico-mafioso.
 
"Titta ‘u ballarinu" è accusato tra l’altro di appartenere a due organizzazioni storicamente rivali, la Stidda e Cosa nostra.
 
Come detto è detenuto dal dicembre del 2017 perché "ritenuto responsabile della creazione di un vero e proprio cartello mafioso di imprese che ha assunto il dominio del settore degli imballaggi nel territorio di Vittoria".
 
Per la Procura distrettuale di Catania, che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza, il successo delle società di Puccio sarebbe dovuto alla "riconosciuta appartenenza all’organizzazione mafiosa".
 
Tutto ciò gli avrebbe permesso di "estromettere le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte, assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale" pur "senza ricorrere, quasi mai, all’uso della violenza".
 
La tecnica di Giombattista Puccio, secondo il Nucleo di polizia economico-finanziario della Guardia di finanza di Catania,  ha trovato conferme anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia: da decenni il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose che impongono agli operatori del settore l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da aziende conniventi a loro riconducibili.
 
 
Puccio stabiliva i prezzi di vendita ripartendosi gli utili con gli altri e le aziende che non accettavano le condizioni venivano tagliate fuori dal mercato.
 
La caratura criminale di "Titta ‘u ballarinu", ricordano le Fiamme gialle è "evidenziata dalle sue precedenti condanne con sentenze definitive intervenute, nel 1999, per aver offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda e, nel 2003, per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra Mammasantissima negli anni 1997 e 1998".
 
Le sue imprese mafiose, che operano non solo  nella produzione di imballaggi ma anche e nella gestione dei rifiuti, che secondo l’accusa sarebbero "formalmente amministrate da prestanome, tra i quali, i due figli Giovanni e Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira Scribano e Floriana Guarnera nonché persone di fiducia come Salvatore Asta e Gianluca Sanzone.
 
Puccio, dunque, "non appariva titolare di cariche sociali, pur gestendone in prima persona i lucrosi affari" e pur "emergendo quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e fornitori".
 
Tra i beni sequestrati, per la successiva confisca, per un valore complessivo stimato in 45 milioni di euro, numerose società, 15 conti correnti, 11 fabbricati e 50 terreni a Vittoria.

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