Dai rifiuti alla dispersione idrica, città siciliane bocciate dall'Istat - QdS

Dai rifiuti alla dispersione idrica, città siciliane bocciate dall’Istat

Rosario Battiato

Dai rifiuti alla dispersione idrica, città siciliane bocciate dall’Istat

mercoledì 20 Giugno 2018

Diffusi gli indicatori del Benessere equo e sostenibile relativi al 2016: a Trapani si butta il 60% dell’acqua. Nelle province isolane in media 14 mq di verde urbano, la metà del dato nazionale 

PALERMO – Bocciate senza appello le province siciliane all’interno del capitolo ambientale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile pubblicato dall’Istat e riferito alle 110 province e città metropolitane italiane. In particolare, le province isolane hanno fatto registrare le performance peggiori nella dispersione da rete idrica, nel conferimento dei rifiuti in discarica, e nella raccolta differenziata. Inferiori alla media nazionale anche nella disponibilità di verde urbano e nell’energia da fonti rinnovabili.
 
Le peggiori prestazioni si sono registrate, com’è noto, nel settore dei rifiuti. Nel 2016 il conferimento dei rifiuti urbani in discarica ha evidenziato il profondo divario che esiste tra una gestione virtuosa e quella siciliana. Considerando che “la quota di rifiuti urbani smaltiti in discarica dipende dalla distribuzione territoriale delle discariche di destinazione e dalla quantità dei rifiuti conferiti, che include anche i flussi extra-territoriali”, e pertanto il “volume in afflusso può superare il volume della raccolta portando l’indicatore a superare il 100%”, è sufficiente ricordare che soltanto la provincia di Ragusa (24,3%) si avvicina minimamente alla media italiana (24,7%), mentre tutti gli altri variano tra il 40% di Caltanissetta e il l’87% di Catania che paga la presenza di diversi siti di conferimento nell’area etnea.
 
Se la percentuale statistica sul conferimento può essere viziata dalla maggiore distribuzione delle discariche in un determinato territorio, il dato sulla raccolta differenziata dei rifiuti urbani è sin troppo evidente per lasciare spazio ad altri ragionamenti. Per una media nazionale pari al 52,5%, le province isolane raggiungono una media del 15,4%, con le prestazioni peggiori che si registrano a Siracusa (9,3%), Palermo (10,4%) ed Enna (11%). Soltanto Trapani e Caltanissetta hanno superato la quota del 20%, ma anche per loro, che sono le migliori, la media italiana è lontana più di trenta punti percentuali. Inoltre, Enna, Siracusa e Messina associano l’assenza di discariche attive nel territorio con tassi di raccolta differenziata tra i più bassi in Italia.
 
La media siciliana della dispersione da rete idrica comunale che riguarda le nove province, pari al 50%, supera di dieci punti percentuali quella nazionale e realizza il massimo spreco a Trapani (59%) e a Palermo (52,1%). Buchi nella rete che riguardano tutta la Sicilia, con la parziale eccezione dell’area nissena che si colloca al 35,7%, quindi al di sotto del dato medio italiano.
 
Anche sulla disponibilità di verde urbano, pari a 31 mq per abitante tra le province italiane, i siciliani restano clamorosamente indietro, fermandosi a 14,4 mq. La migliore è Agrigento (79 mq per abitante), che è anche l’unica a superare il dato nazionale, seguita da Ragusa (23,2) e Catania (15,9).
 
Più vicino alla media nazionale, seppure inferiore, è il valore relativo alla percentuale di energia da fonti rinnovabili: 33,1% in Italia, 26,2% in Sicilia.
 
Gli indicatori statistici analizzati dall’Istat sono complessivamente 61 e hanno riguardato, a parte l’ambiente, anche altri ambiti: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale; innovazione, ricerca e creatività (prima denominato Ricerca e innovazione) e qualità dei servizi.

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