Palermo, Catania e Messina: motori senza sviluppo - QdS

Palermo, Catania e Messina: motori senza sviluppo

Patrizia Penna

Palermo, Catania e Messina: motori senza sviluppo

venerdì 22 Giugno 2018

Obiettivo comune ma percorsi diversi: nel capoluogo continuità amministrativa, cambiamento nella Sicilia orientale. Il futuro delle città tra finanze pubbliche, infrastrutture e occupazione 

PALERMO – Le principali città siciliane hanno vissuto, nel corso dell’ultimo anno, cambiamenti importanti, destinati a tracciare il percorso che esse seguiranno nel prossimo futuro.
 
Palermo, Catania e Messina sono non soltanto i centri più popolosi dell’Isola, ma anche quelli da dove deve partire il rilancio della nostra Isola. Un rilancio su più fronti, in termini di efficientamento della Pubblica amministrazione (a partire da un necessario equilibrio dei conti), sviluppo infrastrutturale (per colmare il gap che separa le nostre città dai principali centri del Nord Italia e del resto d’Europa) e crescita occupazionale.
 
Tre punti estremamente delicati, che abbiamo voluto esaminare, città per città, facendo una fotografia della situaizone attuale nei tre centri metropolitani, al netto delle evidenti differenze che esistono tra essi, anche dal punto di vista della gestione amministrativa.
Conti pubblici, infrastrutture e occupazione sono i tre temi che abbiamo deciso di sviluppare nel corso di questo approfondimento. I punti di partenza, come accennato, sono però diversi tra loro.

Palermo, per esempio, nel corso delle ultime amministrative (del giugno 2017) ha scelto la continuità, con i cittadini che hanno confermato la fiducia riposta già cinque anni prima in Leoluca Orlando. Un percorso, quello del Professore, che negli ultimi mesi sembra essersi fatto più difficile, ma che continua comunque con l’obiettivo di rivoluzionare il capoluogo siciliano al termine dei suoi dieci anni da primo cittadino.
 
Discorso diverso per Catania e Messina: i cittadini del capoluogo etneo, il 10 giugno scorso, hanno deciso di voltare pagina, non confermando Enzo Bianco ed eleggendo sindaco Salvo Pogliese. E per la discontinuità hanno optato anche a Messina, dove l’uscente Renato Accorinti ha perso al primo turno e non prenderà parte al ballottaggio che domenica vedrà Dino Bramanti opposto a Cateno De Luca.
 
Strade diverse, ma percorsi che si spera possano avere una destinazione comune, per trasformare le grandi città in motori dello sviluppo per la nostra Isola.
 

 
Palermo: allarme disallineamenti le partecipate sono un problema
 
PALERMO – Un anno complicato, quello della nuova sindacatura di Leoluca Orlando, con tanti nodi ancora da risolvere e attacchi trasversali da cui l’Amministrazione sta tentando di difendersi.
CONTI PUBBLICI – Durante le due settimane che hanno portato all’approvazione del Bilancio consolidato è salito il livello della tensione tra l’Esecutivo cittadino e la maggioranza in Consiglio comunale, soprattutto sulla partita dei disallineamenti, quelle somme cioè che le partecipate sostengono di dover ricevere e che invece Palazzo delle Aquile contesta. Stando al Consolidato approvato la scorsa settimana, al 31 dicembre 2016 essi ammontano a 42 milioni. I contenziosi più sostanziosi riguarderebbero Rap, Amap e soprattutto Amat. Occorre poi ricordare le bordate arrivate da Corte dei Conti (sui bilanci 2015 e 2016: per i giudici c’è il rischio del deficit strutturale) e Mef (con l’ispezione dei funzionari ministeriali che aspetta una risposta), mentre si attende l’aggiornamento (e adeguamento) dei contratti di servizio per mettere al sicuro le aziende, il Bilancio consuntivo 2017 e il Bilancio previsionale e triennale 2018-2020, che dovrà prevedere le somme per chiudere una volta per tutte il discorso dei disallineamenti.
LAVORI PUBBLICI – I cantieri aperti in città sono numerosi e importanti, tra opere che procedono speditamente e altre più tormentate. In quest’ultimo gruppo rientra certamente il passante ferroviario, con il contenzioso tra Sis e Rfi. Secondo l’ultimo aggiornamento di Ferrovie, che risale al 25 maggio, entro la fine del mese saranno ultimati i lavori per ripristinare il collegamento tra la città e l’aeroporto. Nonostante mille peripezie, registra passi in avanti anche la realizzazione dell’anello ferroviario: ad aprile è stato liberato dalle trincee viale Lazio, la scorsa settimana è toccato all’area 4 di via Amari (attualmente percorribile solo a piedi) e, solo per l’estate, è stata riaperta al traffico via Crispi (ma dall’autunno ritornerà il cantiere nella carreggiata lato monte). Sempre per l’anello, via Amari sarà comunque coinvolta da lavori nel tratto tra via Scordia e via Roma, a sua volta impegnata dagli scavi per il collettore fognario (fra via Cavour e via Bentivegna) che interessano anche il Foro Umberto I. Dopo quello sul ponte di Bonagia, un altro intervento di manutenzione e restauro strutturale è in corso sul Ponte Corleone sulla circonvallazione. Ma altre grandi opere sono in fase di progettazione.
OCCUPAZIONE – I dati, su questo fronte, non confortano. Nel capoluogo siciliano il fenomeno dei Neet (giovani fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro ) tocca il suo apice 41,5% nazionale. Secondo l’Ufficio Statistica del Comune (dati di marzo), il 2017 per Palermo si è chiuso con un +0,8% di occupati, un -20,5% di disoccupati e un +2,8% di persone inattive. Il tasso di occupazione è stato pari al 40,7%, quello di disoccupazione al 18,1% ma rispetto a 10 anni fa si contano 27 mila occupati in meno: nel 2007 erano 211 mila, l’anno scorso il 12,9% in meno.
 
Gaspare Ingargiola
 
 

 
I finanziamenti per Catania, una manna per l’occupazione
 
CATANIA – I cittadini del capoluogo etneo hanno scelto il cambiamento. Nel corso dell’ultima tornata elettorale, il sindaco uscente Enzo Bianco non è stato riconfermato e in Comune si è insediato, proprio questa settimana, il neo primo cittadino Salvo Pogliese. Per lui c’è molto lavoro da fare.
CONTI PUBBLICI – La situazione finanziaria complessiva del Comune – fotografata nell’ultima relazione semestrale della Corte dei Conti Sicilia sullo stato di applicazione del Piano di riequilibrio, approvato nel febbraio del 2013 – è ancora in chiaroscuro. Secondo i giudici contabili, il disavanzo di amministrazione continua ad aumentare: quantificato in 140 milioni circa al 31 dicembre 2011, risulta aumentato al 31/12 del 2014 a 169 milioni e definito in 580 milioni a seguito del riaccertamento straordinario dei residui. Una situazione che si somma alla massa debitoria di Palazzo degli Elefanti, con conseguenze dirette sugli organismi direttamente controllati, come le società partecipate. Secondo la Corte dei Conti, al momento dell’approvazione del Piano i debiti ammontavano 85.504.865 euro di cui 25 milioni e mezzo nei confronti delle partecipate e ulteriori 8 milioni di debiti fuori bilancio potenziali, per un totale di quasi 94 milioni. Al 31 dicembre 2014 l’esposizione risultava aumentata attestandosi a 131 milioni di euro di cui 87 milioni riconosciuti e 43 ancora da riconoscere.
OPERE PUBBLICHE – Sono centinaia i milioni di investimenti previsti sulla città. Con il Patto per Catania, firmato nel 2016 dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e dall’ex sindaco Bianco, sono stati stanziati circa 790 milioni, spendibili fino al 2020 e che riguardano fondi già previsti e altri aggiuntivi, spendibili in: Infrastrutture, con interventi nel porto e con il completamento della rete di metanizzazione; ambiente, dall’impianto di depurazione alla messa in sicurezza di canali e corsi d’acqua; sviluppo economico, dall’Agenzia vulcano per lo sviluppo alla riqualificazione della zona industriale; turismo e cultura, con la funzionalizzazione della rete museale; sicurezza nelle scuole e nell’area urbana, trasporto pubblico locale e contrasto all’emergenza abitativa. Di questi cantieri, alcuni hanno già visto la luce, nelle scuole individuate per essere messe in sicurezza, ma anche per quanto riguarda la rete ciclabile, con la pista da realizzare a Librino, la viabilità di scorrimento Europa-Rotolo, per la quale sono già partiti i lavori e la zona Industriale.
OCCUPAZIONE – Gli investimenti citati rappresentano una vera e propria boccata d’ossigeno nel capoluogo etneo, in cui l’occupazione continua a decrescere. Secondo un recente report dell’Usb, la disoccupazione colpisce il 41,6% della popolazione cittadina: il 40% di catanesi compresi nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni non lavora e non studia e il 18% di famiglie vive senza reddito. Una situazione confermata anche dall’Istat, secondo cui a Catania il numero di disoccupati è salito dell’1,6%.
 
Melania Tanteri
 

 
Bilanci da rimettere in ordine. Messina deve riorganizzarsi
 
MESSINA – Una città che guarda al futuro – anche in vista del ballottaggio di domenica tra Dino Bramanti e Cateno De Luca – ma con tanti conti aperti con il passato.
CONTI PUBBLICI – Il Piano di riequilibrio, che copre un’esposizione complessiva di 426 milioni di euro e su cui si deve ancora pronunciare il Ministero degli Interni, spalma la massa debitoria su dieci anni, mentre la nuova riformulazione a vent’anni presentata dalla Giunta di Renato Accorinti (non riconfermato sindaco) è stato uno degli ultimi atti di fine mandato bocciati dal Consiglio comunale. Dai dati dell’Amministrazione emerge una riduzione del debito effettivo e potenziale del Comune che passerebbe da 348 milioni di euro censiti nel settembre 2016 agli attuali 278 milioni. Sui debiti pesa la cattiva gestione del passato delle partecipate. L’Atm ha raggiunto l’equilibrio economico dei conti con chiusura degli esercizi in attivo e un servizio di trasporto pubblico che gli utenti apprezzano. Resta il problema della gestione finanziaria, con debiti che si trascinano dagli anni precedenti al 2013, una parte dei quali, oltre 32 milioni, inseriti nel Piano di riequilibrio. Altra storia è la gestione dei rifiuti, che resta problematica. Evitare il fallimento di MessinAmbiente è costato al Comune 30 milioni e questo ha consentito l’attivazione, dopo una travagliata gestazione per il passaggio dei dipendenti, della Messinaservizi Bene comune, ferma ancora a una fase organizzativa. L’Amam nel suo Piano operativo triennale 2018/2020, prevede investimenti sulle infrastrutture per 134 milioni di euro e un abbattimento dei debiti da 97 a 40 milioni. Non è chiaro come su tutto questo si muoverà l’esecutivo che governerà Palazzo Zanca per i prossimi 5 anni ma è certo che dovrà iniziare occupandosi del bilancio di previsione 2018/2020 i cui termini sono scaduti il 31 marzo e del rendiconto di gestione 2017 che doveva essere approvato entro aprile.
OPERE PUBBLICHE – Segnali positivi dalla cantieristica navale e ci sono poi finanziamenti e progetti (Masterplan, Pon Metro, Capacity, bozza nuovo Prg) alcuni con l’impronta della Giunta Accorinti, i cui benefici potranno vedersi tra alcuni anni, sempre che non vengano smantellati da chi siederà a Palazzo Zanca nei prossimi anni. Il territorio ha bisogno urgente di collegamenti e infrastrutture. Mentre il Ponte sullo Stretto sembra sparito dai radar, faticano ancora a vedere la luce opere progettate decenni fa per dare respiro a una città assediata dai tir. I lavori per il nuovo Porto di Tremestieri sono partiti, ma c’è stata una brusca frenata per la via Don Blasco. Il tutto mentre gli svincoli di Giostra e Annunziata restano incompleti
OCCUPAZIONE – I dati sono impietosi: disoccupazione al 24,8%, in crescita di tre punti rispetto al 2016, che va oltre il 48% nella fascia d’età tra i 15 ed i 29 anni. Messina ha perso in un anno 1.500 abitanti, ha il reddito procapite più basso della Sicilia e il 46 per cento della popolazione è a rischio povertà. L’unico segnale positivo viene dalle 125 mila 500 assunzioni registrate nel 2017, in aumento di 14 mila unità rispetto al 2016, anche se per l’80% a tempo determinato.
 
Lina Bruno

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