Ballottaggi: oggi alle urne contro migranti, rom e pensioni d'oro - QdS

Ballottaggi: oggi alle urne contro migranti, rom e pensioni d’oro

redazione

Ballottaggi: oggi alle urne contro migranti, rom e pensioni d’oro

domenica 24 Giugno 2018

Sono questi i temi selezionati da Lega e M5s, i due partiti-marketing al governo, per cercare di raggiungere il maggior consenso popolare possibile. Il curioso caso del mercantile danese Alexander Maersk ancora fermo al largo di Pozzallo. Rotta (Pd), "Al non-governo pentaleghista non interessano gli italiani, ma i loro voti"

"Il Governo pentaleghista ha l’obbligo di aprire subito il porto di Pozzallo al mercantile danese Alexander Maersk: non vorremmo scoprire che questo avverrà solo dopo i ballottaggi e che i pasti ordinati servano a prendere tempo in attesa che chiudano le urne".
 
L’attacco del deputato del Pd Fausto Raciti è diretto e deciso e conferma l’impressione che quello dei migranti sia uno dei temi selezionati da Lega e M5s, i due partiti-marketing al governo, per cercare di raggiungere il maggior consenso popolare possibile nei ballottaggi che si svolgono oggi in 75 Comuni italiani e, tra questi, a Messina, Ragusa e Siracusa.
 
Raciti ha segnalato inoltre "una difficoltà ad accedere al porto per vedere quello che succede" e ha sottolineato "Un numero sproporzionato di pasti da trasportare in nave". Come se, appunto, vi fosse l’intenzione di lasciare in mare il mercantile fino a dopo la chiusura delle urne.
 
"Il ‘non ministro dell’interno’ – ha aggiunto Alessia Rotta, vicepresidente dei deputati del Pdnon decide nulla per aspettare i ballottaggi e in compenso qualche mercantile comincerà a pensare che non è tanto conveniente trasportare merci nel Mediterraneo se poi deve stare per giorni ad aspettare che qualcuno del ‘non governo italiano’ abbia il coraggio di prendere una decisione dal bar delle campagne elettorali. Ancora una volta dimostrano che più che gli italiani gli interessano i loro voti".
 
Intanto, oltre ai migranti e ai rom, i pentaleghisti hanno individuato un altro capro espiatorio – stavolta "economico", come gli ebrei al tempo del nazismo -, ossia chi riceve le cosiddette "pensioni d’oro": definite da Di Maio "uno sfregio a quei tre milioni di italiani che non hanno neppure i soldi per fare la spesa".
 
In realtà l’idea di puntare l’indice contro i "pensionati d’oro" è dei vertici grillini, preoccupati che il Carroccio faccia l’en plein nei ballottaggi e, in termini mediatici, dimostri la propria preponderanza nell’ambito dell’esecutivo pentaleghista.
 
E torna in mente l’immagine di quel profetico "bacio populista" realizzato dallo street artist palermitano Tv boy sui muri di Roma all’indomani delle elezioni: il primo a essere grattato via fu il capo dei grillini, lasciando – per qualche minuto ancora – l’immagine del leader leghista.
 
Comunque sia, dal punto di vista della Comunicazione, i pentaleghisti al governo continuano a utilizzare l’antichissima tecnica – a sperimentarla per primi furono i romani con i cristiani – di rafforzare il proprio potere individuando uno o più capri espiatori e attaccandoli.
 
L’azione di propaganda è ottenuta saltando la mediazione dei giornalisti – con le domande scomode che da loro potrebbero venire – e scatena reazioni emotive nell’opinione pubblica.
 
Il risultato è che Salvini e Di Maio dettano l’agenda ai media, rafforzando la propria leadership, almeno nel breve periodo.
 
Perché le oneste critiche fatte a Salvini e Di Maio su migranti e pensioni vengono fatte apparire ai meno provveduti come ingiustificati attacchi personali. Una tecnica utilizzata per decenni da Silvio Berlusconi.
 

 
In più Salvini ha alzato l’asticella e dal livello nazionale si è spostato a quello internazionale, come fece Mussolini quando dall’italietta prese a lanciare improbabili sfide alle grandi nazioni della Terra ottenendo che i cittadini si sentissero "Orgogliosi di essere italiani".
 
La tecnica di comunicazione è quella detta del "conferimento di stato". Ricordate quando Berlusconi rifiutava i confronti con gli sfidanti? Se li avesse accettati li avrebbe innalzati al proprio livello.
 
Ecco perché Salvini – non Conte, che appare sempre più come un premier-ombradà al presidente francese Macron dell’arrogante. Per far sapere a tutti che anche lui, uomo qualunque, è tra i grandi della terra.
 
Sì, perché, con buona pace della Casaleggio&Associati, l’agenzia di comunicazione dalla quale è nato il M5s, è l’autodidatta Salvini a risultare vincente nella sfida con Di Maio.
 
Il leader grillino, infatti, anche quando è in maniche di camicia sembra in giacca e cravatta e mantiene quella – per molti fastidiosa – inflessione napoletana.
 
Salvini invece anche con indosso il miglior completo sembra sempre in canottiera.
 
E suda, si dimena, urla, strabuzza gli occhi. Interpreta, nei continui selfie animati su Facebook, l’uomo qualunque che, salito al potere, lo condivide con gli altri uomini qualunque.
 
E’ Prometeo che ruba il fuoco per darlo agli uomini. E’ un santone come quelli che imperversavano fino a qualche decennio fa negli Usa.
 
Affascina, se non tutti gli italiani, almeno un larghissimo target costruito nei decenni prima dalla tv trash e poi da quei social che hanno prodotto, per dirla con Eco, "Legioni di imbecilli", preoccupati più di parlare che di comprendere.
 
O di esprimere un voto sulla base delle spinte emotive.

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