Senza Mario Monti debito al 145% - QdS

Senza Mario Monti debito al 145%

Carlo Alberto Tregua

Senza Mario Monti debito al 145%

mercoledì 04 Luglio 2018

Cottarelli, 108 mld per i GialloVerdi

Mario Monti è stato continuamente insultato e vituperato per le ottime leggi che fece tra il 2012 e l’inizio del 2013, prime fra tutte la riforma delle pensioni e quella per il contenimento della spesa con tagli alle inefficienze.
Senza quella politica economica, oggi il debito pubblico, che al 30 aprile del 2018 era di 2.331,7 miliardi, sarebbe stato di 2.600 miliardi circa, cioè 270 in più.
Quanto precede non è frutto della nostra fantasia, ma di calcoli precisi fatti da più parti ufficiali e, per ultimo, dall’Osservatorio conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli.
Le chiacchiere stanno a zero, perché contano i fatti, e questi sono fatti: i tre governi del Pd (Letta, Renzi e Gentiloni), hanno fatto lievitare il debito pubblico, nella legislatura 2013/2018, di circa 260 miliardi.
Per cinque anni, i tre Governi ci hanno propinato la favola della ferocia dell’Unione europea, contro cui bisognava battersi per avere più flessibilità. I tre Governi hanno imbrogliato gli italiani, non spiegando che più flessibilità, detto in parole chiare, significa firmare altre cambiali e fare ulteriormente aumentare il debito pubblico, che oggi pesa su ogni cittadino, compresi i bebè e i centenari, per circa 40 mila euro pro capite.
 
I Governi del Pd hanno anche imbrogliato i cittadini perché, nonostante le promesse di taglio delle spese superflue, delle inefficienze e dei privilegi, di queste operazioni non si è vista traccia.
Chi legge questa nota potrebbe pensare che l’esposizione dei fatti che precedono, nudi e crudi, rappresenti l’esaltazione del nuovo corso GialloVerde. Non è così.
Infatti, passando da una parte all’altra dell’agone politico, la musica non è cambiata. Anche qui, la solita solfa della flessibilità (ripetiamo, nuove cambiali), della guerra all’Unione europea, una matrigna, e di una quantità impressionante di promesse, che comportano ulteriori spese e appesantimenti, insostenibili per la finanza italiana.
Ancora Cottarelli ha fatto il conto che per realizzare le suddette promesse, il Governo GialloVerde dovrebbe spendere 108,1 miliardi, somme non disponibili e quindi promesse irrealizzabili.
 
I tre Governi della XVII legislatura hanno detto di essere stati gli artefici della ripresa, concretizzatasi nei seguenti dati: 2013, Pil -1,7%; 2014, Pil -0,4%; 2015, +0,6%; 2016, +0,9%; 2017, +1,4%.
Hanno sottaciuto che la ripresa sarebbe comunque arrivata e hanno ulteriormente sottaciuto che è stata molto inferiore a quella degli altri partner europei, che invece l’hanno colta al volo, soprattutto Spagna e Portogallo, che hanno superato la soglia del 3%.
Perché l’economia del nostro Paese è cristallizzata? La risposta è duplice: la burocrazia ostruisce economia e crescita e non serve i cittadini; la classe politica, debole e fragile, non è in condizione di tagliare i privilegi di corporazioni, organizzazioni di vario tipo, poteri forti, e chi più ne ha più ne metta.
Ognuna di queste strutture vota e quindi i politici hanno una paura folle di perdere consenso, per cui non fanno quello che il loro dovere imporrebbe: tagliare i privilegi.
 
I tre Governi Pd non sono stati neanche capaci di affrontare i due cancri del Paese in maniera decisiva: l’evasione, fiscale e contributiva, e la morosità di imposte e tasse che non vengono pagate dai contribuenti.
Su quest’ultimo versante si è rivelata positiva, anche se insufficiente, la rottamazione delle cartelle esattoriali, ma non si è verificato quel profondo cambiamento negli usi dei contribuenti, non di tutti ovviamente, abituati a procrastinare i pagamenti sine die.
Sulla corruzione, poi, i tre Governi non hanno fatto nessun passo avanti, perché non hanno effettuato la riforma più incisiva, e cioè l’istituzione dei nuclei anticorruzione, Ente per Ente, Ministero per Ministero, Dipartimento per Dipartimento. Né hanno messo la camicia di forza agli appalti, la prima fonte nella circolazione di mazzette.
Il Pd ha perso il 40% dei consensi, passando dal 30 al 18%. I partitelli di centro sono spariti; tutto ciò ha fatto il gioco di quel furbone di Matteo Salvini e dei pentastellati che hanno così capitalizzato il consenso degli italiani, subissati di tasse e di inefficienze dei servizi. Purtroppo, però, la musica non cambia.

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