Urp funzionano come portinerie - QdS

Urp funzionano come portinerie

Francesco Corvo

Urp funzionano come portinerie

martedì 26 Gennaio 2010

Risalgono al d.lgs. n. 29 del 1993 e poi disciplinati in maniera completa dalla legge 150 del 2000. Quando esistono, servono solo a pagare stipendi a passacarte

PALERMO – Gli Uffici per le relazioni con il pubblico trovano il loro fondamento giuridico nell’art.12 del d.lgs. n. 29 del 1993 e pieno sviluppo nella legge 150 del 2000, con l’obiettivo di agevolare il rapporto tra cittadini e Amministrazione, di rendere effettivi i diritti all’informazione sanciti dalla legge 241/90 e di verificare il gradimento dell’utenza per trarne indicazioni utili al miglioramento dell’organizzazione dei servizi.
Chiediamo a Lino Buscemi, consigliere nazionale della Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale, un suo personale punto di vista sulle strutture dedite alla trasparenza dell’azione amministrativa e finalizzata alla conoscenza dei bisogni del cittadino.
Cosa sono gli Urp?
“Ho sempre sostenuto che gli Urp sono, se adeguatamente organizzati, delle vere e proprie strutture anti-clientela. Ed in Sicilia (ma anche in altri luoghi), dove allignano favoritismi e privilegi, rappresenterebbero, scusate  se è poco, il mezzo per avviare una reale modernizzazione delle istituzioni all’insegna del rispetto delle regole e del principio di legalità.
“Se funzionassero a dovere, con idonee risorse umane e materiali, aiuterebbero non poco ad accorciare le distanze fra cittadini e amministrazione tutelando e potenziando i diritti di cittadinanza (diritto di accesso agli atti e alle informazioni, partecipazione ai procedimenti amministrativi, diritto ad avere servizi efficienti e di qualità, diritto di ascolto, ecc…) previsti dalla Costituzione, dalle leggi ordinarie e, quel che più conta, dalla Carta Europea di Nizza integralmente inglobata nei trattati di Lisbona”.
Qual è lo stato di salute degli Urp pubblici siciliani?
“Purtroppo occorre prendere atto, con disappunto, che gli Urp (ma anche altre strutture al servizio del cittadino e della semplificazione: vedi Sportello unico per le attività produttive, siti web ecc..) non sono capillarmente diffusi all’interno degli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, Asl ecc..) e laddove esistono svolgono funzioni marginali e protocollari se non addirittura veri e propri servizi di portineria.
“L’esatto opposto delle importanti e delicate funzioni che la legge 150 del 2000, sulle attività di informazione e comunicazione, assegna agli URP proprio per realizzare un disegno riformatore che si caratterizza per trasparenza, efficienza, risultato.
“Ci sono resistenze da parte di chi si oppone all’innovazione per non perdere potere all’interno della amministrazioni, o per prolungare nel tempo meccanismi obsoleti dove la “mediazione” clientelare la fa da padrona a scapito del buon governo e del corretto esercizio dei diritti.
“Alla Regione siciliana, nel recente passato, si è assistito ad una sorta di ping pong fra innovatori e “conservatori” con il risultato che gli uffici, pletorici e costosi, sembrano ancora costituire una palla al piede per lo sviluppo economico e per ogni percorso modernizzatore”.
È possibile che la Regione siciliana possa remare contro l’istituzione degli Urp?
“Lombardo, probabilmente consapevole di uno stato di fatto che impedisce la realizzazione di qualsiasi programma, è corso ai ripari prevedendo, nelle sue direttive sugli obiettivi da conseguire, la massima trasparenza dell’azione amministrativa da coniugare con l’efficienza e la speditezza per soddisfare la domanda dell’utenza, singola o associata, volta a far uscire la Sicilia da una oggettiva condizione di inferiorità. Ecco perchè considero quasi fisiologico che nessuno possa permettersi “sviste” o ritardi nell’istituire e far funzionare tutte le strutture previste (Urp in testa) per realizzare davvero ciò che la legge impone e ciò che costituisce l’obiettivo prioritario dei programmi dell’attuale governo regionale.
E’ una scommessa, quella della modernizzazione degli uffici, che presuppone una risposta corale dei responsabili della gestione amministrativa se si vuole, sia pure con ritardo, determinare una scelta di campo, senza se e senza ma, dove si distinguono nettamente certezza del diritto, trasparenza, qualità e un uso corretto e alla luce del sole delle pubbliche risorse”.

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