Blocco investimenti, Italia senza benzina - QdS

Blocco investimenti, Italia senza benzina

Carlo Alberto Tregua

Blocco investimenti, Italia senza benzina

mercoledì 18 Luglio 2018

Paese paralizzato, cittadini disorientati

L’Italia ha le potenzialità di una Ferrari ma procede come una Cinquecento del 1960. Perché questo divario? Sono molteplici le cause: una Classe politica ignorante ed inetta, una Classe burocratica che serve se stessa e non i cittadini, una Classe dirigente di professionisti, imprenditori, sindacalisti, professori, universitari e scolastici, ed altri, che girano la testa dall’altra parte per non vedere lo scempio che c’è in giro.
La conseguenza è che la ricchezza prodotta dall’Italia sta in fondo alla scala dei ventotto partners europei, mentre la disoccupazione sta in cima, quella giovanile ha sfondato la classifica, la qualità del sistema scolastico è degradata, le università italiane sono in coda alle classifiche mondiali, salvo ottime eccezioni.
I cittadini sono disorientati e la cultura è al di sotto della media europea, ancora più in basso sta quella meridionale, cosìcché il popolo è facile preda di illusionisti, millantatori e bugiardi che usano la regola: ripetete tante volte la bugia, diventerà una verità.
 
La disfunzione burocratica non solo danneggia i cittadini e ancor più gli imprenditori, cioè quei cinque milioni di italiani che sono il motore del Paese, che alimentano le esportazioni e portano nel mondo il Made in Italy.
Fa specie sentire che un gruppo di piccoli imprenditori del settore lattiero-caseario che esporta 50 milioni all’anno, trova il sostegno del ministro del Lavoro, Di Maio, il quale annuncia che il Governo dirà no all’accordo commerciale denominato Ceta, che unisce il nostro Paese al Canada. In base ad esso, le esportazioni sono aumentate dell’8% l’anno e ammontano a 1,2 miliardi. Quindi il ministro sostiene gli esportatori di 50 milioni e danneggia quelli che esportano 1,15 miliardi.
I dati sono incontrovertibili e non si capisce la posizione di un ministro la quale dovrebbe servire l’interesse generale e non quello di una lobby.
Sulla Guri è uscito il Dl Dignità (n. 161 del 13 luglio 2018) che commenteremo prossimamente, dopo attenta lettura, come è nostro costume. Ma intanto stride l’inserimento delle motivazioni in caso di cessazione di lavoro che significa ritorno ad un immenso numero di cause.
Anziché deflazionare i processi, essi si moltiplicheranno.
 
Da più parti si sottolinea come la spesa di assistenzialismo sia una delle cause principali della mancata crescita, perché quando si erogano soldi a pioggia, di fatto si sottraggono risorse per gli investimenti che invece hanno un coefficiente moltiplicatore dell’economia molto più elevato.
Che un governo debba sostenere i cittadini bisognosi non vi è dubbio. Ma equità impone, in primo luogo, di valutare i cittadini veramente bisognosi: le truffe ripetute in questi ultimi anni dimostrano che molti non lo erano affatto. In secondo luogo, ha l’onere di produrre ricchezza da ripartire dopo. Quindi, la filiera è ricchezza-occupazione-solidarietà e non il contrario.
San Francesco divideva il pane con altri poveri, ma non riuscì a togliere tutti i poveri della sua epoca dallo stato di bisogno perché la realtà ci dice come si possa dividere la ricchezza e non la povertà, un concetto realistico dal quale molti sfuggono facendo becera demagogia condita di menzogne.
 
Per produrre ricchezza e occupazione e dunque imposte per Stato, Regioni ed Enti locali, occorre fare investimenti, pubblici e privati.
Quelli pubblici destinati alle infrastutture, alla riparazione del dissesto idrogeologico del territoio, alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Quelli privati destinati all’insediamento di nuove unità produttive, soprattutto nel settore dei servizi avanzati, cioè ad alto valore aggiunto.
Il mercato è rigoroso: coloro che continuano ad esercitare attività mature sono destinati a scomparire previo fallimento. Ecco perché bisogna individuare quei rami che hanno possibilità di sviluppo nel futuro.
Ma gli investimenti privati devono essere stimolati dalle Istituzioni, le quali devono collaborare intensamente e continuamente rilasciando autorizzazioni e concessioni a vista, entrando nella filosofia degli investimenti, sostenendo gli imprenditori che mettono a rischio il proprio patrimonio, ma che sono sostenuti da una forte voglia creativa.
Il quadro è chiaro, chiunque lo può leggere per non farsi ingannare dai soliti blablatori pagati 240mila euro l’anno con i nostri soldi!

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