Fake news: Lara Pedroni e le bufale virali - QdS

Fake news: Lara Pedroni e le bufale virali

Pietro Crisafulli

Fake news: Lara Pedroni e le bufale virali

domenica 22 Luglio 2018

Dopo gli allarmanti dati sull'emergenza democratica causata dalle fake news, la scoperta di un account di Facebook che creava falsi meme su Saviano, Renzi e Laura Boldrini. Smascherato dal debunker Puente, ha chiuso. La trappola del "Ti prego, fai girare, vogliono nascondere la notizia!"

Dopo gli allarmanti dati pubblicati ieri dal nostro giornale (leggi qui) secondo i quali l’82% degli italiani abbocca alle fake news, si è subito avuta una conferma con la notizia che il debunker David Puente ha smascherato un account di Facebook di una sedicente Laura Pedroni che creava bufale virali su Saviano, Renzi e Laura Boldrini.
 
Soltanto la punta di un iceberg, secondo gli esperti, che sottolineano come l’Italia stia vivendo senza rendersene conto un’autentica emergenza democratica.
 
Questa la conclusione alla quale conducono i dati emersi dal Rapporto Infosfera sull’universo mediatico italiano realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa.
 
 
"Dati inquietanti – ha spiegato Eugenio Iorio, coordinatore scientifico della ricerca – perché i cittadini/utenti, sprovvisti dei più elementari strumenti di analisi e di critica della realtà e privi di qualsiasi strumento di difesa, tendono ad avere una visione distorta della realtà, una visione sempre più prossima a quella desiderata dai manipolatori delle loro capacità cognitive".
 
Lo stesso "cacciatore di bufale" David Puente racconta sul proprio blog come ha scoperto l’account, seguendo una bufala su Fb che aveva ottenuto ben ventimila condivisioni e attribuiva a Roberto Saviano l’affermazione di preferire i migranti ai "terremotati piagnoni".
 
La frase sarebbe stata pronunciata durante il programma di Fabio Fazio "Che tempo che fa".
 
Puente ha visionato la trasmissione e dichiarato che si trattava di fake news. E, analizzato l’account, ha scoperto che le foto di "Lara Pedroni" erano in realtà quelle della modella britannica Jezebel Alice Stewart Ellwood, rubate dal suo account Instagram e opportunamente modificate.
 
In poche ore dal profilo sono partiti altri meme con dichiarazioni attribuite a Matteo Renzi (i migranti migliori degli italiani), Laura Boldrini (italiani capaci solo di lamentarsi), Cecile Kyenge (trasformare le chiese italiane in moschee).
 
Tutto falso, ovviamente. Eppure nel giro di poche ore le fake news hanno ottenuto migliaia di condivisioni in rete diventando virali.
 
Il metodo di diffusione utilizzato ha confermato che si trattasse di fake news: i post erano stati condivisi su profili dedicati a Salvini e Putin e in pagine Facebook simpatizzanti con il Movimento 5 Stelle.
 
"In gruppi di questo tipo – ha spiegato Puente – postare notizie del genere agisce sull’emozione degli utenti e la reazione è immediata".
 
L’ultima attività di "Lara Pedroni" è stata quella di pubblicare un post relativo al deputato Khalid Chaouki, condiviso su quattro gruppi strategici.
 
"Ho allertato gli utenti – ha detto Puente – su quanto avevo scoperto e loro hanno iniziato a criticare duramente l’autrice dei post. Nel giro di pochi minuti tutte le attività di Lara sono scomparse e il suo account non è più raggiungibile".
 
Non si deve credere che dietro questa vicenda ci possa essere soltanto un o una adolescente in vena di scherzi.
 
Spiega Puente che chi ha creato il falso account ha prima attirato contatti pubblicando foto accattivanti e parlando di sesso, poi ha condiviso i post soprattutto su pagine e gruppi dove di sicuro sarebbero stati propagati nella rete: pagine inneggianti ai "patrioti italiani" vicini alla Russia di Putin, a Salvini premier e al M5s al governo.
 
Il tono è quello tipico delle cosiddette "hate speech", i messaggi d’odio, tra punti esclamativi, maiuscole, l’uso di parole-chiave come schifo, vergogna, e naturalmente l’invito a far girare la notizia il più possibile: "Ti prego, fai girare, vogliono nascondere la notizia!".
 
Magari con qualche sottolineatura riguardo alla "libertà" del web. E’ questa la trappola in cui moltissime persone cadono, condividendo acriticamente queste false notizie.
 
Basterebbe  ricordare quanto messaggi come quelli diffusi da "Lara Pedroni" abbiano caratterizzato la campagna elettorale continuata condotta sul web negli ultimi tre anni per rendersi conto di quanto quella delle fake news sia realmente un’emergenza democratica, come risulta dai dati del rapporto diffuso dall’Università Suor Orsola Benincasa.
 
A questo punto l’attività di debunking – potremmo tradurlo con demistificazione, ossia lo sbugiardamento delle bufale – dovrebbe essere svolta con capillarità anche dai giornali: verificare l’attendibilità delle fonti mettendo in dubbio la veridicità del contenuto e smentirle pubblicamente.

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