Beni culturali, in Sicilia 200 mila visitatori in più - QdS

Beni culturali, in Sicilia 200 mila visitatori in più

Rosario Battiato

Beni culturali, in Sicilia 200 mila visitatori in più

mercoledì 15 Agosto 2018

Il Dipartimento regionale fotografa una crescita incoraggiante nel confronto tra il primo semestre 2018 e lo stesso periodo 2017. Nei primi sei mesi dell’anno 2,5 milioni di turisti con un incasso complessivo di 12,6 milioni di euro (+2 milioni rispetto all’anno precedente) 

PALERMO – Cresce bene la fruizione dei beni culturali isolani nel confronto tra il primo semestre di quest’anno e lo stesso periodo del 2017. Complessivamente si contano circa duecentomila visitatori in più e incassi in crescita di poco meno di due milioni di euro. Il bilancio emerge dai dati del dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana in relazione alla fruizione del patrimonio artistico, museale e archeologico dell’Isola.
 
In attesa di apprezzare i dati estivi che daranno l’esatta dimensione dell’attrattività isolana nel periodo più importante dell’anno per i flussi turistici, i numeri del primo semestre (gennaio/giugno) sono tutti positivi. Circa 2,5 milioni i visitatori (1,5 i paganti) per un incasso complessivo pari a 12,6 milioni di euro. Lo scorso anno erano stati 2,2 milioni i visitatori e 10,7 milioni di euro gli incassi. Le statistiche di confronto segnano l’avanzamento isolano: +9,37% sul fronte dei visitatori e +17% per quanto riguarda gli incassi.
 
I top visitati sono i soliti noti. Per numero di presenza spicca il Parco Archeologico della Valle dei Templi che ha raggiunto 420 mila visitatori per 2,8 milioni di euro di incassi, in crescita di 70 mila ingressi e mezzo milione di euro. A pochissima distanza di pubblico, 417 mila, c’è il Teatro Antico di Taormina, che però resta il migliore di Sicilia sul fronte degli incassi, con poco più di 3 milioni di euro. Il sito è cresciuto di poco meno di 100 mila unità in rapporto ai due semestri, con un incasso che ha permesso un segno positivo per circa 600 mila euro. A chiudere il podio c’è l’area archeologica della Neapolis e Orecchio di Dionisio di Siracusa che ha visto 332 mila visitatori e 2,1 milioni di euro di incassi. Questi tre siti mettono assieme 8 milioni di euro, cioè più del 60% del totale degli incassi di tutti i siti regionali, e circa 1,1 milioni di di visitatori, poco meno della metà del totale isolano.
 
Tra gli altri siti particolarmente ricercati dai turisti, c’è anche l’area archeologica della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, che ha visto 184 mila visitatori per 1,2 milioni di euro. In lieve crescita il numero degli ingressi e gli introiti.
 
Da segnalare anche l’area archeologica di Segesta, che ha raggiunto 140 mila visitatori per poco più di mezzo milione di euro di incassi. Per il sito di Calatafimi, tuttavia, i dati sono in controtendenza, visto che lo scorso anno gli ingressi erano stati quasi 150 mila per oltre 600 mila euro di incassi. Segue, anche questa in lievissimo calo, l’area archeologica di Selinunte, con 114 mila visitatori, qualche centinaio in meno rispetto allo scorso anno, e 438 mila euro di incassi.
 
La graduatoria delle province premia Messina, con 3,3 milioni di euro e più di mezzo milione di visitatori, seguono Agrigento, con 2,9 milioni di euro e 484 mila visitatori, e Siracusa, con 2,4 milioni e 443 mila visitatori. Al quarto posto si trova Enna, trascinata dalla Villa del Casale, con 1,3 milioni e 213 mila visitatori, mentre Palermo e Trapani registrano circa un milioni di euro di incassi per provincia, con numeri che sfiorano le 400 mila visite a testa.
 
Più indietro si trovano tutti gli altri. A Catania ci sono 176 mila euro per poco meno di 100 mila presenze che derivano principalmente dal Teatro romano e Odeon (153 mila euro per 53 mila visite) mentre a Ragusa appena 26 mila euro per 16 mila presenze (sito principale è l’area archeologica di Cava d’Ispica). Chiude la graduatoria Caltanissetta, con poco più di 6 mila euro per circa 7.500 visitatori che arrivano principalmente dal museo archeologico e dall’area archeologica di Gela.

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