Il crollo di Genova, "La Bestia" di Salvini e le fake news - QdS

Il crollo di Genova, “La Bestia” di Salvini e le fake news

Pietro Crisafulli

Il crollo di Genova, “La Bestia” di Salvini e le fake news

domenica 19 Agosto 2018

Polemiche sulla claque dei due vicepremier durante i funerali di Stato e sui messaggi di Casalino. Come la propaganda, soprattutto sui social, utilizza la tragedia del Ponte Morandi. La finta lettera del padre all'infermiera siciliana morta diffusa a fini politici. I festeggiamenti dei Benetton e del Ministro dell'Interno. Il sociologo Pira, "In gioco meccanismi di manipolazione da analizzare con grande attenzione, per la Comunicazione regole e trasparenza"

A un governo populista non possono mancare folle oceaniche e supporter pronti ad applaudire, anche in occasioni in cui il silenzio sarebbe appropriato, come i funerali delle vittime di Genova – non a caso soltanto diciannove su quarantuno – celebrati ieri in Fiera.
 
"Voglio vedere i giornali di domani" diceva il testo del messaggio inviato ieri durante i funerali a decine di giornalisti da Rocco Casalino.
 
Una sottolineatura, quella del portavoce del premier Conte, che, com’è evidente, riduce il lungo applauso genovese a Di Maio e Salvini a una banale claque organizzata d’antan.
 
Chi si occupa della Comunicazione del governo pentaleghista sembra stia tentando di trasportare anche nella vita reale quelle echo chambers in cui ci hanno imprigionati i social media, abilmente gestiti dagli spin doctor dei politici populisti.
 
L’importante è dividere il mondo in buoni e cattivi.
 
Vi siete chiesti perché, sui social – e non solo -, non si parli più dei festeggiamenti a Furci Siculo di Matteo Salvini nello stesso giorno della tragedia di Genova, bensì di quelli dei Benetton per ferragosto?
 
Il cinismo di questo genere di Comunicazione impone di sfruttare ogni occasione, foss’anche il crollo del Ponte Morandi, in cui i sentimenti di rabbia vengono fuori con prepotenza.
 
Pentastellati e leghisti sono al lavoro con due potenti macchine: l’ormai nota Casaleggio e Associati, cuore del partito-agenzia di comunicazione grillino – da tempo al lavoro sul concetto che il Parlamento potrebbe tranquillamente esser sostituito dal web -, e "La Bestia" di Matteo Salvini.
 
Con questo nome è noto tra gli addetti ai lavori il sistema creato – come rivelato a RollingStone da Alessandro Orlowski, ex hacker e digital spin doctor – dal team di SistemaIntranet di Mantova di Luca Morisi, di fatto capo della comunicazione del ministro dell’Interno.
 
Poi c’è la galassia dei produttori di fake news, ufficialmente non classificabili, ma che, secondo molti, perseguono obiettivi utili al Movimento cinque stelle.
 
L’ultima, terribile, bufala diffusa sui social è la falsa lettera del padre di una delle vittime di Genova, l’infermiera siciliana Marta Danisi.
 
Falsissima perché il padre della ragazza è morto da diversi anni.
 
Falsissima perché, come spiega "Web svelato", il testo è una versione modificata di un’altra vecchia bufala: la lettera di un padre alla figlia assassinata al Bataclan.
 
Eppure centinaia di migliaia di persone ci sono cascate.
 
"Come tutte le fake news – sottolinea Francesco Pira, docente di comunicazione dell’Università di Messina e autore con Andrea Altinier di "Giornalismi – La difficile convivenza con Fake News e Misiformation" – anche questa aveva secondi fini politici. Si è trattato di un ennesimo, vergognoso espediente per far circolare sui social una bufala capace di arrivare alla pancia delle persone per suscitare la loro emotività e la loro indignazione, per indirizzare il loro odio verso precisi capri espiatori".
 
Nella falsa lettera del padre di Marta Danisi si legge infatti "E mentre c’è chi dal posto caldo dietro la propria scrivania discute sui vaccini, gli immigrati, le famiglie arcobaleno, mentre l’Italia crolla a pezzi, io piango chiedendo a Dio la forza per svegliarmi domani".
 
"Quel che si vuole sollecitare – spiega il sociologo e giornalista – è il cosiddetto egosurfing, ossia la tendenza a cercare nelle ‘notizie’ sui social la conferma di un’opinione che già si possiede. Solo che quasi sempre sui social non ci sono notizie ma, se va bene, opinioni, e se va male bufale. Che come abbiamo visto non si fermano nemmeno davanti a tragedie come quella del Ponte Morandi"
 
"La Bestia" di Salvini lavora proprio sul cosiddetto bias, l’illogicità, la caratteristica del nostro cervello di dare una risposta immediata, di pancia, e "sbagliare seguendo il pregiudizio" come teorizzato dallo psicologo e premio Nobel Daniel Kahneman.
 
"La Bestia" analizza i post dei social e individua il cosiddetto sentiment.
 
Poi amplifica le bufale viralizzandole e mutandone i contenuti in "cultura condivisa", perché confermata da Salvini, fonte carismatica e dunque affidabile.
 
Un meccanismo fideistico più religioso che politico, insomma. E pericoloso.
 
"Sono in gioco – sottolinea infatti Pira – meccanismi di manipolazione che dovrebbero essere analizzati con grande attenzione. Anche perché potrebbero condurre a un’ulteriore perdita di fiducia non soltanto nella classe politica ma nello stesso sistema democratico. Si sta scherzando con il fuoco, insomma".
 
"Il grande problema dell’Italia in questo momento – conclude il sociologo – è quello della definizione delle regole della Comunicazione e soprattutto della sua trasparenza".

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