Ex Province: scatafascio made in Sicily - QdS

Ex Province: scatafascio made in Sicily

Paola Giordano

Ex Province: scatafascio made in Sicily

giovedì 30 Agosto 2018

Lo ha certificato anche la Corte dei Conti, che ha evidenziato una crisi quasi irreversibile. Intanto, strade e scuole di competenza restano con gravi e irrisolti problemi di sicurezza. Un quadro desolante tra finanze in rosso, competenze incerte e default già accertati

PALERMO – I conti dei sei Liberi Consorzi siciliani e delle tre Città Metropolitane sono in rosso. In un profondo rosso.
A confermare quella che ormai appare come una crisi senza alcuna via di scampo è la relazione sul rendiconto generale della Regione siciliana relativo all’esercizio finanziario del 2017, redatta dalla Corte dei Conti isolana e che, numeri alla mano, denuncia un quadro sempre più critico: dei nove Enti ben sei rischiano infatti il tracollo non avendo rispettato il saldo finale di finanza pubblica.
Complice dello sfacelo in cui si ritrovano i nove Enti isolani di area vasta è anche la riforma, avviata e mai portata a termine dalla precedente amministrazione regionale (Lr 17/2017), che cozza con quanto stabilito, a livello nazionale, dalla Legge Delrio.
 
Sono, infatti, gli stessi magistrati contabili a sottolineare che “l’attuale contesto normativo ha indubbiamente concorso a rendere sempre più critica la situazione finanziaria dei Liberi Consorzi”.
Procediamo per gradi, ricostruendo, passo dopo passo, prima le principali tappe di quel contesto normativo cui fa riferimento l’organo che vigila sui bilanci della Pubblica amministrazione isolana e, in secondo luogo, gli effetti che esso ha generato sui nove Enti intermedi.
 
LE NORME
 
L’11 agosto 2017 l’Ars approvò la Legge 17/2017 per i Liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e le Città Metropolitane di Catania, Messina e Palermo. L’operazione rappresentò sostanzialmente un passo indietro rispetto a quanto fatto fino ad allora. Una retromarcia, in quanto furono ripristinate elezioni dirette dei presidenti dei Liberi Consorzi comunali e dei sindaci metropolitani (compresi i rispettivi Consigli): nomine che la L.r. 7/2013 prima e la L.r. 15/2015 poi avevano stabilito avvenissero con elezioni di secondo livello, vale a dire tramite la votazione dei sindaci e dei consiglieri comunali in carica che componevano l’Adunanza elettorale del libero Consorzio comunale e quella della Città metropolitana. Non solo: a essere reintrodotto dalla L. 17/2017 fu anche il pagamento delle indennità ai presidenti.
Con questa mossa, in sostanza, l’autonomia di cui gode la Regione siciliana fu, ancora una volta, utilizzata come strumento per istituire e garantire privilegi. Su una materia – legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane – che rientra tra le competenze esclusive dello Stato, tanto è vero che il Governo nazionale allora in carica, subito dopo l’approvazione della Legge da parte dell’Ars, decise di impugnarla dinnanzi alla Corte costituzionale in virtù di quanto stabilito dalla Costituzione, e dalla L. 56/2014 in merito ai principi di grande riforma economica e sociale.
Lo scorso 20 luglio l’organo di garanzia costituzionale, con la sentenza 168/2018, si è pronunciato a riguardo, bocciando sonoramente la norma regionale perché, appunto, “l’intervento di riordino di Province e Città metropolitane, di cui alla citata legge n. 56 del 2014, rientra nella competenza esclusiva statale”.
Quello stesso 20 luglio è arrivata, seppur indirettamente, un’altra bocciatura: quella della Corte dei Conti siciliana, la quale, nella citata relazione, sostiene la necessità di completare “il riassetto dell’intero sistema degli enti di area vasta, avviando dinamiche concertative ed intese istituzionali, in ossequio al dettato degli articoli 27 e 28 della prefata L.r. 15/2015, sia per i liberi Consorzi comunali che per le Città metropolitane”.
Chiuso il capitolo sulla L.r. 17/2017 è tempo di rimboccarsi le maniche per vagliare una riforma strutturale che, puntando sull’efficienza, restituisca ai cittadini Enti intermedi riorganizzati e funzionali.
 
 
LE CIFRE
 
Nel marasma generato da tale contesto normativo, a pagarne le spese sono le casse, sempre più a secco, dei Liberi Consorzi Comunali e delle Città Metropolitane.
L’insufficienza delle risorse finanziarie disponibili (dovuta sostanzialmente a una ridistribuzione che non tiene conto di apparati che continuano a gravare pesantemente sulle spese correnti), come hanno constatato i magistrati contabili, ha infatti già condotto il Libero Consorzio di Siracusa a dichiarare il dissesto. E anche gli altri otto Enti non navigano in buone acque: “Le riscossioni correnti – evidenzia la Corte dei conti isolana – sono in netta diminuzione, registrando una decurtazione del 6,28% nel 2017 rispetto all’esercizio finanziario precedente, a fronte di un contributo al contenimento della spesa pubblica molto elevato pari, per l’esercizio 2017, ad euro 230.288.455,12”.
E aggiungono i giudici contabili: “L’ammontare complessivo delle assegnazioni effettuate nel corso dell’esercizio finanziario 2017 in favore degli Enti di area vasta a valere sui fondi regionali ammonta a 162.550 migliaia di euro, la cui liquidazione ha avuto luogo, con poche eccezioni, nel corso del medesimo esercizio”.
La fotografia scattata da chi vigila sui bilanci della Pubblica amministrazione isolana porta quindi a galla una realtà che, dati alla mano, è sempre più critica sia per i 390 Comuni dell’Isola (come analizzato nell’inchiesta dello scorso 31 luglio) che per gli Enti di area vasta: “Sei enti su nove (libero Consorzio comunale di Agrigento, di Caltanissetta, di Enna, di Ragusa, Città metropolitana di Palermo e di Catania) – scrivono i magistrati contabili – non hanno rispettato nell’anno 2017 il saldo finale di finanza pubblica, molto spesso registrando differenze considerevoli rispetto agli obiettivi finanziari prefissati”.
Insomma: la riforma degli Enti intermedi annunciata ma mai, fino ad ora, realmente portata a termine ha lasciato soltanto macerie. E ha creato anche gravi disagi per i cittadini, se è vero che le strade e le scuole di competenza provinciale attraversano gravi problemi di sicurezza che, con le risorse attualmente disponibili, sarà assai difficile risolvere.
Occorre dunque ripartire, riorganizzare e ricostruire una riforma che prenda spunto proprio dalla Legge Delrio. Non sarà facile ma non è neanche impossibile: basta volerlo.
 


Siracusa il primo Ente di area vasta siciliano a dichiarare dissesto
PALERMO – Senza una netta inversione di rotta, Liberi Consorzi comunali e Città Metropolitane hanno i giorni contati. Il monito lanciato dalla Corte dei Conti siciliana non lascia, infatti, dubbi: è necessario completare il riassetto del traballante sistema Province “allo scopo di ripristinare le condizioni, ad oggi assai precarie, per l’effettivo esercizio delle funzioni individuate a fronte di stanziamenti congrui e stabili”.
Ecco la situazione “assai precaria”, Ente per Ente, delle nove ex Province isolane.
 
SIRACUSA – Partiamo dal caso più intricato: quello del Libero Consorzio aretuseo. I diversi tentativi per scongiurare il peggio non sono riusciti a salvarne le sorti: il suo commissario straordinario, Carmela Floreno, ha deliberato il dissesto lo scorso maggio.
L’Ente, in crisi dal 2016, ha accumulato debiti per quasi 163 milioni di euro. Per contro, il taglio di trasferimenti statali e regionali degli ultimi tre anni e le trattenute, da parte dell’Agenzia delle Entrate, della quota di competenza della Rc auto e dell’Imposta provinciale trascrizioni hanno sensibilmente ridotto le entrate, determinando una continua crescita del passivo. È il primo caso di fallimento di un Ente di vasta area in Sicilia. Un triste primato, insomma.
 
RAGUSA – Anche il Libero Consorzio ibleo non dorme sonni tranquilli: se entro settembre non arriveranno le risorse previste – circa 11 milioni di euro – il tracollo finanziario non resterà un’ipotesi. Una “pezza” per risollevare le finanze dell’Ente giungerà nelle casse provinciali dopo l’incontro, avvenuto l’altro ieri, tra il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il commissario straordinario, Salvatore Piazza, nominato lo scorso 30 gennaio e riconfermato alla guida dell’Ente fino al 30 settembre. Musumeci ha infatti annunciato un finanziamento di 3,1 milioni di euro per la manutenzione delle strade provinciali.
 
AGRIGENTO – Gli insufficienti trasferimenti da parte di Stato e Regione minano anche la serenità finanziaria dell’ex Provincia girgentiana. Prima della pausa estiva, il commissario straordinario Girolamo Alberto Di Pisa ha presentato un Piano di opere pubbliche che ha come obiettivi il miglioramento della viabilità stradale e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Lodevoli fini, ma senza soldi non si canta messa.
 
TRAPANI – Salvato in extremis il Libero Consorzio comunale di Trapani. Il dissesto, ventilato dal commissario straordinario Raimondo Cerami, è infatti, almeno per il momento, un brutto ricordo, grazie ai fondi stanziati per le ex Province nell’ultima manovra finanziaria. L’Ente trapanese può quindi tirare un respiro di sollievo. Per ora.
 
CALTANISSETTA – Alla guida dell’ex Provincia nissena da marzo 2016, Rosalba Panvini ricoprirà l’incarico, salvo ulteriori proroghe, fino al 30 settembre. Anche qui, soliti problemi a far quadrare i bilanci e situazione complessa.
 
ENNA – Traballano anche i conti del Libero Consorzio comunale di Enna. A causa delle condizioni finanziarie poco felici che lo accomunano alle altre otto ex Province, pare che l’Ente, guidato dallo scorso 30 gennaio dal questore in pensione Ferdinando Guarino, stia vagliando la possibilità di vendere alcuni dei suoi beni immobiliari e dei suoi terreni per fare cassa.
 
CATANIA – Cambio della guardia a Palazzo Minoriti: lo scorso 28 giugno si è infatti insediato il nuovo sindaco metropolitano, Salvo Pogliese, che nel suo discorso di insediamento ha assicurato di voler instaurare una concreta collaborazione con i primi cittadini di tutto il territorio annunciando: “La Città metropolitana di Catania deve diventare la casa dei Comuni e dei cittadini”. Ma c’è da rimettere in sesto le sorti – e le casse – dell’ex Provincia etna, che, come ha sostenuto il commissario straordinario Salvo Cocina nel corso dell’incontro, è una “macchina immobilizzata”.
 
PALERMO – Al sindaco metropolitano Leoluca Orlando, che è alla guida della Città metropolitana che si estende per tutta la Conca d’oro da giugno 2016, è affidato l’arduo compito di risollevare le casse dell’Ente. Un compito che Orlando sta cercando di portare avanti anche come presidente dell’AnciSicilia, l’associazione dei Comuni dell’Isola, avviando sul tema nuove interlocuzioni con il Governo regionale.
 
MESSINA – Spettano al neo sindaco metropolitano Cateno De Luca gli onori, ma soprattutto gli oneri, della gestione di un Ente, la Città metropolitana dello Stretto, che lo scorso anno ha evitato il default per il rotto della cuffia. Intanto, l’obiettivo è puntato sulla questione scuole, dove la sicurezza sembra un’utopia.
 
La situazione attuale dei novi Enti di vasta area è dunque allarmante: tra finanze in rosso, competenze incerte e rischi default – o, come nel caso del Libero Consorzio aretuseo, già dichiarato – spetta adesso al Governo regionale e all’Ars fare la propria parte, varando una riforma che punti su efficienza e contenimento della spesa.

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