Comuni: il sindaco di Messina, "Mi dimetto, il Consiglio non mi segue" - QdS

Comuni: il sindaco di Messina, “Mi dimetto, il Consiglio non mi segue”

redazione

Comuni: il sindaco di Messina, “Mi dimetto, il Consiglio non mi segue”

sabato 01 Settembre 2018

Cateno De Luca denuncia la "politica lenta" sul risanamento della città e va in vacanza. L'uomo politico, che non ha ancora optato tra i due ruoli, potrebbe tornare a fare il deputato regionale. Al centro di tutto la sorte delle baraccopoli. Il trenta settembre un comizio per il commiato

Il sindaco di Messina Cateno De Luca in rotta con il Consiglio comunale, accusato di perdere tempo e di ritardi nell’approvazione dello statuto per l’Agenzia del risanamento, ha annunciato le dimissioni e si è preso alcuni giorni di vacanza.
 
A Messina si chiedono se questa sia un’altra boutade dell’istrionico politico per cercare di spronare l’Assemblea cittadina (De Luca non ha neanche un consigliere che lo appoggia perchè le sue liste non hanno superato lo sbarramento) oppure se si sia veramente stancato dei tempi della burocrazia e della macchina consiliare e voglia tornare a fare il deputato regionale.
 
Cateno De Luca, infatti, non ha ancora optato tra uno dei due ruoli.
 
Il voto sulla delibera per l’Agenzia del risanamento è fissato nella seduta del 4 settembre.
 
"La democrazia – ha detto il Sindaco – è confronto e anche scontro e richiede i suoi tempi, ne sono consapevole. Non posso accettare però che la democrazia sia un interminabile rito che genera sfiducia e danni irreversibile a causa delle decisioni assunte in ritardo o, peggio ancora, a causa di decisioni non assunte".
 
De Luca è stato eletto sindaco nel giugno scorso e dal suo segreto buen retiro è apparso oggi con un lungo video su Facebook e un post per spiegare la propria posizione e annunciando un comizio in piazza Duomo a Messina il trenta settembre (a novanta giorni dall’elezione) in cui farà il resoconto del’attività svolta e annuncerà il commiato.
 
De Luca ha deciso di abbattere le baraccopoli post terremoto del 1908 che sorgono in rioni come Annunziata, Giostra-Ritiro-Tremonti, Camaro-Bisconte, Fondo Saccà, Gazzi-Fondo Fucile-Rione Taormina, Santa Lucia-San Filippo e San Filippo Superiore-Bordonaro.
 
Gran parte delle baracche sono state abbattute dagli stessi abitanti nel corso degli anni ricostruite alla buona con tetti in lamiera, eternit, con impianti non a norma, dove permane il degrado, oggetto di compravendite tra poveri.
 
L’abbattimento era uno dei punti su cui ha basato la campagna elettorale denunciando il fallimento di Stato e Regione: "Eliminerò le baraccopoli con la costituzione e l’avvio dell’Agenzia comunale per il risanamento e la riqualificazione urbana della città di Messina prevista dall’ articolo 62 della legge di stabilità regionale 2018 grazie al mio intervento".
 
De Luca alcune settimane fa aveva annunciato di essersi messo in moto per eliminare lo "scandalo secolare" cercando soluzioni per eliminare il degrado socio-abitativo.
 
Ha cominciato il censimento per chiedere lo stato di emergenza.
E ora non accetta che il Consiglio comunale non segua i suoi tempi per risolvere il problema.
 
"Di fronte a un corpo moribondo – scrive il sindaco – vi immaginate la discussione tra medici che non trovano l’accordo sulla cura? La discussione sicuramente è giusta ma i protagonisti, pur sapendo che il paziente rischia di morire da un secondo all’altro, preferiscono non intervenire perché non vogliono assumersi la responsabilità dell’errore o dell’ inadeguatezza della cura che potrebbe rivelarsi fatale".
 
 
 

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