Depurazione, la Regione "getta la spugna", a spendere i fondi sarà direttamente Roma - QdS

Depurazione, la Regione “getta la spugna”, a spendere i fondi sarà direttamente Roma

Rosario Battiato

Depurazione, la Regione “getta la spugna”, a spendere i fondi sarà direttamente Roma

martedì 04 Settembre 2018

Via libera dalla Giunta al trasferimento di quasi 30 milioni al commissario unico nazionale. Su una dotazione di 1,1 mld di euro, impegnati solo 110 mln. E intanto paghiamo le sanzioni

PALERMO – Il futuro della depurazione siciliana, dopo anni di silenzi e cantieri chiusi per l’immobilismo condiviso di Regione e Comuni, è sempre più nelle mani di Roma. Con deliberazione numero 311 dello scorso 28 agosto, la Giunta regionale ha condiviso l’iniziativa finalizzata al trasferimento diretto al Commissario unico straordinario delle risorse finanziarie delle gare bandite e in corso di espletamento per 27 milioni di euro che valgono complessivamente lavori per circa 500 milioni di euro.
 
La disastrata storia della depurazione isolana è ormai particolarmente nota, soprattutto per le difficoltà relativa alla spesa dei fondi per la messa a norma degli impianti. La delibera Cipe numero 60 del 2012 aveva pianificato risorse per interventi di rilevanza strategica nel Mezzogiorno. In totale si trattava di 96 interventi per 1,1 miliardi di euro, si legge nel testo della delibera, tra cui 65 milioni immediatamente disponibili e poco più di un miliardo da varie fonti (Fse, Por, Fas, etc…). In seguito, gli interventi sono stati ridotti a 83 per un fabbisogno che oscillava comunque intorno a 1,1 miliardi, ma tra questi soltanto 15 non risultano commissariati e di questi appena tre sono stati conclusi e 12 in fase di attuazione.
 
Secondo i dati del dipartimento regionale del Bilancio e del Tesoro, alla data del 9 novembre scorso, a fronte del totale della dotazione finanziaria regionale, pari a 1,1 miliardi, sono stati iscritti nei pertinenti capitoli di spesa 142 milioni di euro, con impegni contabili per 111 milioni (pagamenti per 35,4 milioni di euro), somme gestite in passato dai Comuni e dal Commissario straordinario regionale e transitate nella competenza del Commissario unico per la depurazione.
 
Anche le risorse che derivano dal Poc 2014-2020, che ammontano a 334 milioni di euro, su richiesta dell’amministrazione regionale, hanno visto il Fondo di rotazione provvedere ai relativi trasferimenti a favore della contabilità speciale del Commissario Unico per la depurazione tramite la delibera Cipe 52/2017.
 
Con la deliberazione di fine agosto, la Giunta regionale conferma quanto previsto nella nota 2270/2018 dell’assessore regionale per l’Energia e i servizi di pubblica utilità, che riporta come il trasferimento diretto delle somme consentirebbe al Commissario Unico di “avere nella disponibilità le risorse finanziarie che derivano dalle gare bandite fino ad oggi e quelle in corso di espletamento”.
 
In totale si tratterebbe, per i soli servizi, di 27 milioni di euro (progettazione a livello esecutivo) e che “afferiscono a lavori complessivamente pari a 500 milioni di euro”. In questo senso viene richiesta una specifica delibera del Cipe, che operi per l’erogazione diretta.
 
Serve procedere al più presto perché la depurazione isolana è un percorso insoluto che si è incrociato con le decisioni Ue che hanno colpito per tre volte la Sicilia con procedure di infrazione che la riguardano direttamente:
 
– 48 agglomerati isolani (74 in totale) condannati dalla Corte di Giustizia Ue nell’ambito della causa C-251/17, con annessa multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma;
 
– 5 agglomerati inguaiati nella procedura 2009_2034 che si trova in sentenza di condanna (causa C-85/13);
 
– altri 175 (758 in tutta Italia) nella 2014/2059, allo stato di “parere motivato”, che riguarda gli agglomerati con più di 2mila abitanti.
 
In arrivo ce ne sarebbe anche una quarta, che riguarda 276 agglomerati in tutta Italia, e per la quale la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora. Due mesi di tempo per l’Italia e poi Bruxelles “potrà decidere di inviare un parere motivato”.

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