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Diciotti: atti su Salvini trasmessi al Tribunale dei ministri

Pietro Crisafulli

Diciotti: atti su Salvini trasmessi al Tribunale dei ministri

venerdì 07 Settembre 2018

Li ha inviati la Procura di Palermo chiedendo di svolgere delle indagini preliminari sul Ministro dell'Interno. Entro tre mesi dovrà essere deciso se inoltrare l'autorizzazione a procedere al Senato nei confronti del capo della Lega, oppure archiviare

"Mi è arrivata al Ministero una busta chiusa dal Tribunale di Palermo. Chissà per cosa sarò indagato oggi. Che dite, la apriamo insieme?".
 
Lo ha scritto Matteo Salvini su Twitter di fatto annunciando la decisione della Procura di Palermo di trasmettere al Tribunale del ministri del capoluogo siciliano il fascicolo d’indagine sul caso Diciotti, chiedendo ai giudici di svolgere le indagini preliminari nei confronti del ministro dell’Interno,  iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona aggravato.
 
 
Al fascicolo è allegata una relazione firmata dal capo dei pm Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella.
 
I magistrati palermitani hanno modificato le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Agrigento che, per prima, aveva aperto l’indagine contestando a Salvini e al capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi i reati di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio.
 
L’ufficio inquirente di Palermo ha invece contestato il reato di sequestro di persona aggravato.
 
Piantedosi non risulta indagato.
 
 
"Grazie ai magistrati: mi date solo più forza" ha commentato Salvini, aggiungendo:  "Qui c’è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno".
 
"Non ce l’ho con nessuno, sono sereno nel mio ufficio – ha concluso – e non mi ritengo né un sequestratore né un eversore".
 
Da fonti del Viminale si è appreso che, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia dalla procura di Palermo,  Salvini, intende avvalersi della difesa dell’Avvocatura dello Stato.
 
Il trentuno agosto scorso un militare della Guardia costiera aveva depositato nella segreteria del Procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, gli atti dell’inchiesta a carico di Salvini e del suo capo di Gabinetto, il prefetto Piantedosi, sul trattenimento illegale dei migranti soccorsi dalla nave Diciotti.
 
Il fascicolo era stato trasmesso a Palermo dalla Procura di Agrigento, che ha aperto l’indagine.
 
La prassi prevedeva che entro quindici giorni la Procura di Palermo dovesse inviare tutto, con eventuali richieste, anche istruttorie, al Tribunale dei ministri.
 
Quest’ultimo, entro tre mesi, deciderà se inoltrare l’autorizzazione a procedere al Senato nei confronti di Salvini, oppure archiviare.
 
Il sequestro di persona a scopo di coazione, entrato nel codice penale nel marzo scorso, scatterebbe in quanto secondo i magistrati il titolare del Viminale avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull’Ue in direzione della ridistribuzione dei migranti.
 
L’omissione d’atti di ufficio sarebbe scattata poiché Salvini avrebbe ignorato la richiesta della Guardia costiera di aver designato un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico.
 
Nel fascicolo trasmesso alla Procura di Palermo, oltre ai verbali con le testimonianze dei funzionari del Viminale e degli ufficiali della Guardia costiera sentiti, c’è anche una memoria dei pm che illustra gli aspetti tecnico-giuridici del caso.
 
Compresa una sentenza della Corte europea per i diritti umani che è intervenuta su un episodio simile.
 
I giudici di Strasburgo due anni fa hanno infatti condannato il Governo italiano per avere trattenuto illegalmente nel centro di accoglienza di Lampedusa e poi a bordo di due navi tre tunisini.
 
Il provvedimento è citato nella relazione che i magistrati di Agrigento hanno trasmesso a Palermo.
 
Salvini era stato indagato il 26 agosto scorso al termine di una giornata convulsa dopo che, a Roma, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio aveva sentito nel Palazzo di Giustizia come persone informate dei fatti due alti funzionari del Viminale, Gerarda Pantalone e il suo vice, Bruno Corda.
 
L’inchiesta, fino ad allora, era ancora contro ignoti.
 
Quella stessa sera la nota di Patronaggio: "La Procura di Agrigento, al termine dell’attività istruttoria compiuta, ha deciso di passare a noti il fascicolo, iscrivendo due indagati e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri".
 
Secondo la procedura, le carte con gli atti istruttori raccolti dai pm di Agrigento sono stati trasmessi alla Procura di Palermo cheli ha girati al Tribunale dei ministri del capoluogo, competente in casi di reati compiuti da esponenti del Governo.
 
Come detto, entro novanta giorni i giudici, che sono estratti a sorte ogni due anni e hanno i poteri del vecchio giudice istruttore, dovranno decidere se archiviare o chiedere l’autorizzazione a procedere in questo caso del Senato, visto che Salvini è senatore.
 
Per l’iscrizione come indagato del leader della Lega è stata fondamentale la deposizione dei due funzionari che hanno consentito ai magistrati di ricostruire la catena di comando che ha gestito, prima l’ordine di non fare attraccare la nave della Guardia Costiera con 190 migranti a Lampedusa, e poi la disposizione di vietare lo sbarco a Catania, sede individuata dal ministero delle Infrastrutture come il porto sicuro.

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