Stancanelli: "In Sicilia non serve propaganda ma serietà e obiettivi concreti" - QdS

Stancanelli: “In Sicilia non serve propaganda ma serietà e obiettivi concreti”

Antonella Guglielmino

Stancanelli: “In Sicilia non serve propaganda ma serietà e obiettivi concreti”

venerdì 21 Settembre 2018

Forum con Raffaele Stancanelli, vice presidente Commissione Giustizia al Senato

Dalle inchieste che pubblichiamo e dalle segnalazioni che arrivano in redazione, vi è la sensazione che il Governo Musumeci abbia una sorta di difficoltà a far decollare la macchina regionale. Cosa pensa a riguardo?
“La macchina regionale, purtroppo, è stata trovata incagliata, non è un mistero, dopo i disastri del Governo Crocetta. Non bisogna puntare il dito contro l’ex governatore, ma quel disastro è stato il frutto di una politica di centrosinistra, e soprattutto del Pd, che ha portato la Sicilia in questa situazione terribile. Chiaramente non potevamo aspettarci un nuovo presidente che avesse una bacchetta magica e, in un sol colpo, risolvesse i problemi che nel corso degli anni si sono sempre più stratificati. Nello Musumeci è un presidente del fare e un uomo molto prudente. Non fa propaganda, ma è una persona molto concreta. In questo momento si stanno compiendo degli sforzi enormi, e io mi auguro che da essi si passi ai risultati. Proprio Musumeci, per una questione di serietà, ha detto che bisognerà aspettare circa tre anni per raggiungere gli obiettivi fissati”.
 
 
Attualmente tutti gli assessorati sono operativi, ma forse quello che si sta dando maggiormente da fare è quello alle Infrastrutture e Mobilità, gestito da Marco Falcone.
“Falcone è un esponente che è stato da sempre vicino alle mie idee, a prescindere dall’appartenenza politica. Mi fa molto piacere che stia portando avanti una serie di progetti che hanno come risultato il miglioramento sia delle infrastrutture che della mobilità. Io non sono qui per dare le pagelle a nessuno. È chiaro che ci sono delle persone che sono più perspicaci e vanno più veloci e altre che hanno bisogno di maggior tempo, pur raggiungendo ugualmente il risultato”.
 
Secondo lei è opportuno creare una task force, con i dirigenti migliori della Regione, per cercare di sbloccare i nove miliardi di fondi europei inchiodati a Bruxelles. Perché qui in Sicilia è tutto bloccato?
“Io non ricopro più cariche alla Regione dal 2008, per cui non conosco le questioni che possono essere ostative sulla vicenda. A mio avviso, il problema non è sempre legato ai bravi dirigenti, che potrebbero formare la task force, ma alle varie problematiche che si vanno presentando, man mano che si va avanti per raggiungere gli obiettivi. Il lavoro che sta facendo Musumeci è proprio questo: smussare i vari impedimenti che si sono creati nel corso delle legislature precedenti. E proprio per questo motivo, il presidente chiede il tempo necessario per sbloccare la situazione. Purtroppo il tempo corre, andando contro i siciliani, ma per poter esprimere un giudizio dobbiamo aspettare i mille giorni”.
 
Cosa ci può dire in merito dalla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, che probabilmente ha toccato il suo punto più alto in occasione delle ultime elezioni politiche?
“Bisogna sempre discernere tra politica bassa, che fa sì che tutto ristagni, senza sviluppi di nessun genere, e quella che progetta, che pensa al risultato positivo per la governance di un territorio. Io, in tempi non sospetti, pensai che per la candidatura di Musumeci alla Regione bisognava andare oltre gli steccati di destra, creando un movimento arioso, che è proprio #DiventeràBellissima, in grado di permetterci di incontrare tantissima gente. Oggi penso che lo stesso lavoro debba essere fatto su larga scala e in maniera capillare a livello regionale, superando gli steccati dei partiti e dei partitini, coinvolgendo tutti coloro i quali hanno la concezione della società, della politica, del governo, del sentire, dei valori simile”.
 
Quindi, secondo lei, quale dovrebbe essere la dimensione del centrodestra, sia a livello nazionale che per quanto riguarda la sfera regionale?
“Quando parlo del centrodestra, non mi riferisco mai a un partito piuttosto che un altro, ma al sentire e alla condivisione degli stessi valori. Io sto cercando di creare in Sicilia un grande schieramento di centrodestra che coinvolga le associazioni, i partiti, i gruppi politici, la classe dirigente, con un duplice valenza: da una parte aiutare il Governo Musumeci e dall’altra parte pensare in grande per la Sicilia, con una coalizione che riesca a dialogare con gli esponenti della politica nazionale, facendo sì che la nostra terra sia sempre più protagonista”.
 
Governo nazionale: la prova del nove sarà nella prossima Legge di Bilancio
 
Secondo lei, verso quale orientamento si sta muovendo il Governo, dato che c’è una componente assistenzialista e un’altra liberistica? Qual è l’umore generale a Roma?
“La maggioranza di Governo è sempre più forte e consolidata nell’opinione pubblica, perché i sondaggi dimostrano un quotidiano favore che supera il 60%, soprattutto nei confronti dei leader dell’Esecutivo. La seconda cosa che ho notato da osservatore all’interno del Parlamento è quella che si è creata una sorta di complicità e solidarietà, simpatia, tra le basi leghiste e grilline. Questo significa che queste compagini politiche hanno incontrato il vento di cambiamento proveniente dall’opinione pubblica, perché non possiamo negare che il risultato del Movimento 5 stelle è scaturito dalla delusione nei confronti della politica, la gente si è dimostrata stanca e amareggiata dalle promesse puntualmente disattese e da rappresentanti dei partiti con un occhio attento sempre e solo ai privilegi. Nel Movimento 5 stelle si è vista una sorta di panacea contro coloro i quali dicevano ‘No’ a tutto. Hanno vinto soprattutto al Sud perché hanno promesso non soltanto il cambiamento, ma anche l’assistenzialismo attraverso il Reddito di cittadinanza. La Lega, invece, ha incontrato questo sentimento di innovazione all’interno dell’elettorato del centrodestra, ottenendo quel 17% effettivo che oggi si aggira intorno al 30%. Non ho la palla di vetro per esprimermi su cosa succederà e sulla durata del Governo, ma sicuramente in questo momento c’è una particolare attenzione nei confronti di chi lo guida, mentre non c’è un sentimento positivo verso quelli che sono visti come conservatori del vecchio potere, identificati soprattutto tra le fila del Pd e di Forza Italia. Se nella nuova Legge di Bilancio questa maggioranza realizzerà, ognuno per il proprio elettorato, ciò che ha promesso – la Lega con la Legge Fornero nei limiti della quota 100 e un inizio di Flat tax; il Movimento 5 stelle con il Reddito di cittadinanza quale strumento reale, non solo di assistenza, pensato per incidere sugli ammortizzatori sociali e favorire il reinserimento lavorativo – questo Governo avrà lunga durata. Tra un mese ci sarà la prova del nove”.
 
 
Grande impegno per evitare il default del Comune di Catania
 
Secondo una sua valutazione Catania riuscirà a uscire da questa situazione di empasse economica in cui si trova?
“Io ho contribuito, in occasione dell’approvazione del Milleproroghe al Senato, a presentare e votare un emendamento con la maggioranza, affinché il Comune di Catania avesse non soltanto una proroga in relazione alla presentazione del Piano di riequilibrio, ma soprattutto potesse bloccare la delibera della Corte dei Conti orientata verso il dissesto economico dell’Ente. Questo, però, è solo un aspetto giuridico: dal punto di vista sostanziale, i rumors dicono che la situazione dei conti sia tale che urgerebbe un finanziamento monetario, quantificabile in circa 400 milioni. Senza di esso la presentazione del Piano di riequilibrio sarebbe fine a se stessa”.
 
Secondo la sua esperienza sarà possibile avere un tale finanziamento?
“Io trovai al Comune di Catania, appena insediato, una situazione analoga a questa. Con il passare del tempo, magari, la situazione è leggermente peggiorata. Io affrontai il problema sia sotto l’aspetto giuridico, che sfruttando una somma di circa 140 milioni di euro, l’importo necessario in quel momento per un Piano di riequilibrio. Quando io ero sindaco, il Governo nazionale era guidato da Berlusconi, che diede al Comune questo finanziamento perché io mi impegnai a utilizzare tali risorse con giusto criterio. Oggi non so dire se il Governo darà questa somma a Catania, ma sicuramente farò la mia parte affinché ciò avvenga e non siano vanificati gli sforzi che sono stati fatti durante la mia sindacatura. Oltre a me, si è impegnata anche Forza Italia, sia al Senato con Renato Schifani che alla Camera dei deputati, con Stefania Prestigiacomo”.

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