Gli ex Pip cercano casa alla Resais, si cercano i soldi per la copertura - QdS

Gli ex Pip cercano casa alla Resais, si cercano i soldi per la copertura

Michele Giuliano

Gli ex Pip cercano casa alla Resais, si cercano i soldi per la copertura

martedì 02 Ottobre 2018

Sono 2.800 e costano 30 milioni di euro l’anno. All’Ars si dicono tutti d’accordo nel mantenerli. Nonostante i rilievi del Consiglio dei ministri sulla loro stabilizzazione la Regione insiste

PALERMO – Incredibile ma vero. Alla Regione si insiste per garantire la stabilizzazione agli Ex Pip, un esercito di 2.800 persone che vivono con un sussidio mensile di quasi 900 euro al mese in cambio di lavori di pubblica utilità per conto della Regione. La loro prossima casa potrebbe essere la Resais, questa società costituita dalla Regione per assorbire i precari in esubero (si parla anche di quelli degli enti locali, nda).
 
A pagare il loro sostentamento potrebbe essere la Regione: infatti dopo lo stop del Consiglio dei ministri che ha espresso più di un dubbio sulla procedura di stabilizzazione di questi lavoratori (dentro la pubblica amministrazione senza uno straccio di concorso e quindi non per meriti ma per chiamata diretta). Nonostante questo veto all’Ars di sta lavorando per trovare i soldi a garanzia della copertura finanziaria per il 2019. Mossa che ha anticipato il presidente della Commissione Bilancio, Riccardo Savona: “Dopo dure ore di riunione all’interno della Commissione, alla presenza dei deputati presenti, dei sindacati e anche dei soggetti lavoratori e dopo avere ascoltato tutte le istanze, – sostiene Savona – siamo arrivati alla conclusione che nessuno è contro la stabilizzazione dei Pip all’interno della Resais, la società partecipata della Regione Siciliana. Stiamo cercando una copertura qualora ci dovesse essere un’impugnativa del governo centrale, in modo tale da essere preparati, non solo per quanto concerne la copertura finanziaria che noi certamente daremo nella finanziaria, ma anche e soprattutto per tutelare la moltitudine di soggetti che si troverebbe in una sorta di limbo lavorativo”.
 
 
In poche parole nessuno se la sente di mandare a casa questi lavoratori, a cominciare proprio dal governo siciliano come dimostrato con l’impugnativa nei confronti della decisione del Consiglio dei ministri: “Dobbiamo però cercare un sistema, di concerto con tutte le parti sociali, – aggiunge Savona – che permetta al bacino degli Ex Pip di transitare regolarmente alla Resais dal 1 gennaio 2019. Di fatto già si sta facendo una selezione dei lavoratori che vorrebbero transitare nella società partecipata, per consolidare un apparato che permetta di stabilire o attraverso una norma o attraverso un’intesa con il governo centrale, un criterio che porti alla conclusione della vicenda e permetta ai lavoratori di stabilizzare la propria posizione”.
 
Tradotto vuol dire che intanto paga la Regione, quindi i siciliani, e nel frattempo si tenterà di trovare un accordo con lo Stato affinchè sia lui a garantire lo stipendio a questo bacino di precari. Poco importa se per strada ci sono 400 mila giovani siciliani che sono in cerca di un lavoro che non c’è mentre nella pubblica amministrazione si continua a tendere la mano solo a bacini di precari formati nei decenni trascorsi e che non hanno alcun merito per lavorare per la collettività.
 
Gli ex Pip fanno parte del progetto “Emergenza Palermo”. Stiamo parlando di un esercito che a suo tempo era formato da oltre 3 mila lavoratori, che costano 36 milioni di euro l’anno alla Regione, a suo tempo assoldati dal Comune di Palermo e passati negli ultimi anni nelle mani della Regione perché l’ente municipale del capoluogo siciliano si è trovato in una condizione finanziaria di default. Si tratta, sulla carta, di “soggetti svantaggiati” inseriti nell’elenco speciale ad esaurimento con l’obiettivo di essere impiegati in attività di pubblica utilità.

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