Burocrazia, Musumeci estirpi la malapianta - QdS

Burocrazia, Musumeci estirpi la malapianta

Raffaella Pessina

Burocrazia, Musumeci estirpi la malapianta

giovedì 11 Ottobre 2018

Il Presidente della Regione siciliana: “Calci nel sedere a chi fa ostruzionismo” ma la riforma non può prescindere da una maggiore responsabilità per i dirigenti chiamati al controllo. Senza trasparenza e digitalizzazione dei processi amministrativi non c’è speranza per la Sicilia

PALERMO – La “mala burocrazia” è diffusa a livello nazionale e costa al sistema delle Pmi italiane 31 miliardi di euro ogni anno. Il dato è stato elaborato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre in base all’ultima rilevazione effettuata dal Dipartimento della Funzione Pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
 
La Cgia cita l’ultima indagine condotta dalla Commissione Europea sulla qualità della Pubblica Amministrazione su 192 territori dell’Ue, realizzata nel 2017, in cui le principali regioni del Centro-Sud d’Italia compaiono per otto volte nel rank dei peggiori 20.
 
Dai dati della Banca Mondiale (Doing Business 2018), Cgia segnala che tra i 19 paesi dell’Area Euro l’Italia si posiziona al 14/o posto sulla facilità di fare impresa. All’ultimo posto poi l’Italia per il costo per avviare un’impresa (13,7% sul reddito pro capite) e per l’entità dei costi necessari per recuperare i crediti nel caso di un fallimento (22% del valore della garanzia del debitore). Sempre più soffocate da timbri, carte e modulistica varia – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – questa Via Crucis quotidiana costa a ognuna di queste Pmi mediamente 7.000 euro all’anno”.
 
Altra indagine, altra mazzata per la Sicilia. Che stavolta arriva da Confartigianato, secondo cui “La pressione della burocrazia schiaccia il Mezzogiorno e le sue imprese con un’intensità doppia, pari al 48,2% in più, rispetto al Centro Nord”. “Le politiche per il Sud e nel Sud attuate finora hanno fallito – ha detto nell’ultima riunione svoltasi il 4 e 5 ottobre scorsi il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti – Bisogna cambiare rotta. Serve un grande piano per colmare i tanti gap che separano il Mezzogiorno dal resto d’Italia e per valorizzare ciò che funziona, a cominciare dalle piccole imprese”, sulle quali pesa il costo del denaro: i tassi di interesse per prestiti a breve termine si attestano all’8,21% rispetto al 6,50% applicato nel Centro-Nord e al 5,16% previsto per le imprese meridionali medio-grandi. Le attese sono più lunghe anche per gli imprenditori fornitori di beni e servizi alla Pubblica amministrazione: per essere pagati devono aspettare 17 giorni in più rispetto ai loro colleghi del Centro Nord.
 
Il buon funzionamento di una amministrazione non può prescindere da alcuni presupposti come la digitalizzazione e lo snellimento dei processi burocratici, una maggiore responsabilità ai dirigenti, cui spetta il controllo e soprattutto la trasparenza.
 
Tutte condizioni previste nel ddl : “La Regione – recita un articolo del ddl – assicura la disponibilità, la gestione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’informazione amministrativa in modalità digitale”.
“Le pagine del sito della Regione diventeranno la vetrina del Palazzo. Per questo la presidenza dovrà adottare, su proposta dell’assessorato all’Economia, il piano per l’innovazione tecnologica della Regione. Il piano dovrà prevedere le fasi e i tempi per al realizzazione di tutte le misure per la digitalizzazione dell’amministrazione regionale”.
 
In particolare, Musumeci chiede una maggiore selezione della classe politica dirigente, “che deve avvenire per meriti oggettivi e non per cooptazione legata a questo o a quell’altro personaggio. Ritengo – ha detto Musumeci – che serva tornare ad una scuola di formazione, non soltanto all’interno dei partiti come esistevano quando io, giovane, mi iscrissi alla Giovane Italia: credo che serva una vera e propria scuola di formazione. Vero è che la politica non è un mestiere e non deve essere un mestiere, una professione ma va esercitata con professionalità. Analogo ragionamento vale per la burocrazia: quella siciliana, quella regionale, ad esempio, da tempo non viene sottoposta a corsi di formazione e di aggiornamento, in un contesto normativo che è in continua evoluzione e che quindi presupporrebbe costanti verifiche della capacità e della qualità della macchina amministrativa, una macchina elefantiaca e sappiamo perché: perché per tanto tempo la pubblica amministrazione è stata considerata una sorta di ammortizzatore sociale in Sicilia e il denaro pubblico lo strumento per affrontare il tema occupazionale per creare un consenso drogato e cioè occupazione senza lavoro”.
 

 
Musumeci non si fida dei burocrati: l’organo politico potrà ribaltare parere
 
Il disegno di legge del governo sulla riforma della macchina burocratica in Sicilia (ddl n. 366), approvato dalla giunta e presentato a Palazzo dei Normanni perché sia trattato prioritariamente, prevede di garantire tempi più brevi dei procedimenti amministrativi, attribuire maggiore responsabilità dei dirigenti rispetto a quella attribuita a livello nazionale, creare un’amministrazione sempre più digitale e trasparente e attivare numerosi strumenti di semplificazione, come l’agenzia regionale per gli investimenti e una chiara disciplina della Scia (segnalazione certificata di inizio attività).
 
Il documento prevede che la Regione si adegui alle modifiche apportate dai decreti della Riforma Madia ma in alcune parti tenterà di adeguarsi al contesto siciliano armonizzando la normativa regionale con quella statale. L’articolo uno del ddl ricorda che la legge si applicherà alla burocrazia regionale, ad enti, istituti e aziende dipendenti dalla Regione, alle società partecipate a controllo pubblico e, infine, ai Comuni.
 
In pratica, a seconda di quale sarà l’ufficio con cui si avrà a che fare, il cittadino dovrà affrontare iter diversi. In Italia, in tutte le ramificazione del potere statale, l’azione amministrativa è regolata da una legge del 1991 che è stata a più riprese modificata e riformata. Ma, in Sicilia, l’attività amministrativa è competenza della Regione e così ad ogni modifica, come avviene per ogni legge di competenza esclusiva, il legislatore siciliano è chiamato a decidere se recepire o meno le modifiche.
 
In questo caso, così la legge regionale sarà nella sostanza simile alla legge nazionale salvo qualche contenuto diverso. Tuttavia “La legge mira – è scritto nella relazione illustrativa del disegno di legge – ad armonizzare la normativa regionale con quella di livello statale. Tale armonizzazione – prosegue il documento – si giustifica dall’esigenza di conformare istituti pensati per l’organizzazione statale all’amministrazione regionale in coerenza con la competenza esclusiva riconosciuta allo Statuto in materia di organizzazione degli uffici. Tutte le disposizioni diverse da quanto previsto dalla legge n. 241/1990 – viene scritto nella relazione – ampliano il quadro delle garanzie riconosciute dalla disciplina nazionale”.
 
Stabiliti anche i tempi per le risposte da parte dell’amministrazione: centocinquanta giorni piuttosto che centottanta. Inoltre ogni volta un dipendente non produrrà una risposta nei tempi stabiliti, il funzionario non solo si potrà vedere arrivare un provvedimento disciplinare ma avrà diminuita l’indennità di risultato. Ogni provvedimento, infine, sarà registrato nel sito di ogni dipartimento o altra amministrazione. Sarà resa pubblica l’autorità che avrà il potere di sostituirsi al responsabile del procedimento in caso di ritardo.
 

 
Giampiero Trizzino: “Così si rinvia decisione finale alla Giunta”
 
Con la delibera della Giunta regionale numero 346 del 19 settembre scorso, il Governo ha deciso di dare l’ok al ddl sulle disposizioni per i procedimenti amministrativi e la funzionalità amministrativa, che ha già provocato dei mal di pancia, soprattutto per l’articolo 22, relativo al rilascio delle autorizzazioni.
 
Il Movimento Cinquestelle è critico nei confronti del disegno di legge e Giampiero Trizzino promette battaglia quando il documento verrà discusso in commissione di merito. E polemizza: “Ci chiediamo quali affari intende favorire il Governo regionale”.
Sotto accusa, in particolare, una norma del disegno di legge, sulla possibilità di rimedio attraverso un’opposizione davanti alla giunta per superare il dissenso delle amministrazioni per la tutela ambientale, paesaggistica, e per quelle dei beni culturali e della salute. Una norma peraltro molto simile alla regola nazionale.
 
“Si consente a qualsiasi portatore di interesse, ossia i privati, di rinviare la decisione finale alla Giunta, mentre la norma vigente lo consente solo all’amministrazione Queste norme sono un obbrobrio giuridico- amministrativo – ha detto Trizzino – Negli uffici giacciono oltre 800 domande di Valutazione d’impatto ambientale (Via) per quasi due miliardi di euro di investimenti. Se molti di questi progetti vengono stoppati dagli uffici, che non rilasciano le autorizzazioni, perché gli impianti sarebbero in contrasto con le norme ambientali o paesaggistiche – aggiunge Trizzino – con queste modifiche i privati potranno ricorrere alla Giunta per chiedere di ribaltare il giudizio dei tecnici”.
 
“In questo modo – conclude l’esponente del M5S – il Governo si presta a ricevere pressioni e ad autorizzare abusi e speculazioni. Ci opporremo in tutti modi affinché la riforma sia bocciata”.

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