MESSINA – Crepe organizzative, parco mezzi inesistente, guerra interna tra vertici, disegno non troppo velato di aprire ai privati. Queste sono le ragioni all’origine dell’emergenza igienico-sanitaria in cui è piombata la città, sommersa da giorni da tonnellate di rifiuti e infestata da fumi dei cassonetti in fiamme. E in tutto ciò anche la piattaforma di contrada Pace è oltre i limiti di tolleranza.
Per affrontare la crisi MessinaServizi è dovuta ricorrere al noleggio di sei mezzi, di cui due per la raccolta con il carico posteriore manuale, che non sono il massimo, ma i venti a carico laterale in dotazione dell’azienda messinese sono tutti fuori uso, a parte i due utilizzati per la differenziata. Costo di questa operazione, che non risolve il problema strutturale, circa 90 mila euro. Da qualche giorno, poi, è stato anche affidato il servizio di smaltimento di sfalci e suppellettili dalla piattaforma di Pace.
La domanda sorge spontanea: perché non fare tutto questo prima di arrivare all’emergenza? Già da settembre si sapeva che i contratti con le officine esterne per la manutenzione dei mezzi non sarebbero stati rinnovati, così com’è noto da tempo che i mezzi di proprietà di MessinAmbiente e in uso a MessinaServizi sono obsoleti e bisognosi di continue revisioni. L’officina interna all’azienda può fare solo piccoli interventi, ma negli ultimi mesi nessuno ha provveduto a ordinare i materiali, quindi è stato impossibile persino sostituire un filo elettrico.
Intanto, si cercano le responsabilità. “Se la città non è ripulita entro fine novembre – ha dichiarato il sindaco Cateno De Luca – direttore generale e Consiglio di amministrazione andranno a casa”. Gli attriti tra il dg Aldo Iacomelli, considerato espressione della vecchia Amministrazione Accorinti, e il Cda guidato da Pippo Lombardo, scelto da Cateno De Luca, sono culminate nell’ennesima bocciatura del Piano industriale dell’azienda, non ritenuto tra l’altro idoneo a raggiungere la percentuale imposta del 65% di differenziata entro luglio 2019.
Iacomelli in questi mesi pare abbia avuto problemi anche con chi, tra dirigenti e funzionari, gestisce affidamenti e gare, frenando alcune procedure che avrebbero portato all’utilizzo delle solite officine. Adesso il dg ha fatto sei ordini di servizio cambiando i dirigenti a capo di settori cruciali in questa emergenza, come officina e autoparco.
Messinaservizi ha ereditato da Messiambiente le sue stesse debolezze, ma con in più le criticità della mancanza di una pianta organica e della sovrapposizioni di mansioni create dalla presenza degli ex dell’Ato. Su 510 dipendenti ci sono circa 80 amministrativi, non coordinati in modo funzionale, e poi ci sono gli inidonei, i fruitori della Legge 104 e le alte percentuali di assenze per malattia.
Senza mezzi idonei, raggiungere il 65% di differenziata sarà estremamente difficile e secondo fonti interne all’azienda non potranno fare il miracolo neppure gli incentivi (10 mln) previsti dal sindaco per i lavoratori. D’altro canto, per espletare tutte le procedure di acquisto di nuovi mezzi (in bilancio ci sono 5 milioni) ci vogliono oltre 400 giorni e 250 per il noleggio.
E allora il ricorso a una ditta privata specializzata, a cui affidare raccolta, trasporto e spazzamento, non potrebbe apparire come l’unica alternativa per quel 65% e per risolvere la crisi strutturale ? A Pace c’è un impianto sottoutilizzato, dove viene imballata la differenziata (carta, alluminio e plastica) avviata poi al riciclo, perché non ci sono mezzi sufficienti per conferirvi tutto il materiale che proviene dalle isole ecologiche cittadine. Ciò che non si riesce a portare nell’impianto finisce con l’indifferenziata in discarica con una perdita di introiti per MessinaServizi.
Bisogna invece pagare la ditta che ritira il vetro perché ceduto sporco. A Pace in questo momento si pone anche un problema ambientale: nella piattaforma stazionano da un mese circa 700 tonnellate di suppellettili di ogni genere e resti di scerbature, a fronte di un limite di 200 tonnellate.