Mafia: gestione dei pascoli sui Nebrodi, quattordici arresti - QdS

Mafia: gestione dei pascoli sui Nebrodi, quattordici arresti

redazione

Mafia: gestione dei pascoli sui Nebrodi, quattordici arresti

lunedì 19 Novembre 2018

Nell'operazione Nebros II della Guardia di finanza in carcere e ai domiciliari allevatori che, grazie a un clan di Bronte, sarebbero riusciti ad aggiudicarsi le gare d'appalto di sedici lotti da pascolo. Incassati tre milioni di euro di fondi europei. L'operazione antimafia  coordinata dalla Dda Nissena e condotta dalla Guardia di finanza di Nicosia (Enna)

Avrebbero incassato in totale tre milioni di euro di fondi della Comunità europea gli allevatori arrestati dalla Guardia di finanza nel blitz "Nebros II", i quali, secondo l’accusa, era riusciti a far pilotare a loro favore le gare d’appalto per l’assegnazione di 16 lotti da pascolo nel Parco dei Nebrodi grazie alla presunta vicinanza alla mafia.
 
Nell’operazione antimafia – coordinata dalla Dda Nissena e condotta dalla Guardia di finanza di Nicosia (Enna) – sono state portate in carcere sette persone: Sebastiano Foti Bellingambi, di San Teodoro, 48 anni, Federica Pruiti, nata a Bronte, 40 anni, Giuseppe Foti Belligambi nato a San Teodoro, 46 anni, Vita Cavallaro, nata a Bronte, 38 anni, Anna Maria Di Marco, nata a San Teodoro, 41 anni, Giovanni Foti Belligambi, nato a Bronte , 24 anni , Angioletta Triscari Giacucco, nata a Cesarò, 41 anni.
 
Arresti domiciliari invece per altri sette indagati: Salvatore Armeli Iapichino, nato a Tortorici, 52 anni, Sebastiana Bevacqua, nata a Tortorici, 73 anni, Maria Cantali, nata a Catania, 59 anni, Giuseppe Lupica Infirri, nato a Tortorici, 64 anni, Santo Coma, nato a Bronte, 39 anni, Salvatore Lupica Infirri, nato a Sant’Agata di Militello, 38 anni, Silvestra Calderaro, nata a San Teodoro, 73 anni.
 
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria infine per un quindicesimo indagato, Antonio Consoli, nato a Catania, 44 anni.
 
Gli indagati sono accusati a vario titolo di turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa e abuso d’ufficio.
 
Nella vicenda, risalente al 2015, ci sarebbe infatti anche lo zampino di Cosa nostra, che mirava al controllo dei pascoli nella zona del Parco di Nebrodi.
 
Un aspetto che è stato chiarito dal pm della Dda nissena Pasquale Pacifico durante la conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’inchiesta della magistratura nissena.
 
Sulla regolarità dei contributi ci sarebbero delle ombre e per questo è stato aperto un fascicolo d’indagine dalla Procura di Catania, in quanto la cosca mafiosa a cui sarebbero vicini gli allevatori arrestati è quella di Bronte.
 
Secondo i magistrati della Dda nissena vi sarebbero state irregolarità nell’assegnazione di lotti destinati ai pascoli dati in affidamento dall’azienda speciale Silvio Pastorale del Comune di Troina.
 
Secondo l’accusa, nonostante fosse stata indetta una regolare gara, gli appalti erano pilotati per favorire gli indagati e in questo sistema era coinvolto anche un funzionario pubblico, Antonio Consoli, 44 anni, catanese, presidente pro tempore della Silvio pastorale per il quale è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Guardia di Finanza.
 
Secondo quanto affermato dai pm nisseni Consoli avrebbe fatto in modo di favorire gli arrestati, ma sarebbe stato anche intimidito.
 
Gli assegnatari – secondo l’accusa si tratta di persone vicine alla mafia della zona di Bronte – sapeva già di quale lotto avrebbe usufruito e addirittura i vari interessati, nel proporre l’altro oro offerta, aumentavano l’ammontare della somma di un euro.
 
Il pm della Dda nissena Pasquale Pacifico, che ha illustrato in conferenza stampa alcuni dettagli dell’inchiesta insieme al procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone e alla pm Claudia Pasciuti, ha spiegato: "Quando alcuni allevatori, fuori dalla cerchia degli arrestati, presentarono un’offerta per aggiudicarsi un lotto si era scatenata una vera e propria insurrezione da partire degli altri partecipanti, tanto che dovettero intervenire i carabinieri di Troina per riportare l’ordine"
 
"L’operazione di oggi della Guardia di Finanza di Enna, è un ottimo segnale di prosecuzione nel ripristino della legalità sul fronte della lotta alla mafia dei terreni" ha detto Giuseppe Antoci ex presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito ad un agguato nel maggio 2016.
 
"Tanti mafiosi da anni – ha aggiunto Antoci – lucravano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura, intimidendo agricoltori e allevatori per farsi cedere i terreni, e tutto ruotava, appunto, attorno alla violazione dei criteri oggi invece sanciti dal Protocollo di Legalità e dalla successiva legge nazionale. Sono tante le famiglie mafiose che hanno ottenuto in questi anni contributi europei nonostante molti dei loro esponenti si trovassero addirittura in carcere o fossero già condannati. E’ mancato il coraggio e il controllo nell’assegnazione e nell’erogazione dei fondi".

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017