Giuseppe Girlando: "Ecco la verità sui conti del Comune di Catania" - QdS

Giuseppe Girlando: “Ecco la verità sui conti del Comune di Catania”

Giuseppe Girlando

Giuseppe Girlando: “Ecco la verità sui conti del Comune di Catania”

venerdì 04 Gennaio 2019

Giuseppe Girlando, ex assessore al Bilancio durante l’amministrazione Bianco, spiega la sua versione sulle cause che hanno portato la città al dissesto

1a puntata – domani la seconda puntata
 
All’indomani della deliberazione della Corte dei Conti che ha chiesto l’avvio della procedura di dissesto per il Comune di Catania si è assistito ad una congerie di dichiarazioni e prese di posizioni tutte motivate da piccole logiche di politica locale. E sulla base di affermazioni errate, ma non contestate da nessuno, si è costruito un racconto dell’accaduto falso e fuorviante.
 
Questa visione miope che, in accordo con i tempi attuali tempi è alla ricerca spasmodica di colpe e del cattivo di turno, fregandosene della comprensione delle cause, non solo ha nascosto una parte importante di verità, ma anche alimentato la tesi, sicuramente consolatoria, secondo cui il dissesto, come il fuoco purificatore, consenta di cancellare d’incanto il fardello di un lunghissimo passato rendendo finalmente libera la città.
 
Temo, ma mi auguro comunque di sbagliare, che non sia così. O meglio se non si riesce a comprendere con esattezza le origini e le cause della crisi finanziaria del Comune di Catania, come di quella in cui si trovano la maggior parte dei Comuni del mezzogiorno d’Italia, il dissesto, non sarà servito a nulla se non a peggiorare ulteriormente lo stato dei servizi resi ai cittadini.
 
Per parlare della situazione finanziaria del Comune di Catania è necessario partire dalla domanda: “per quale motivo la Corte dei Conti ha chiesto il dissesto?” e smascherare una “bufala” passata come verità incontestata: che l’amministrazione Bianco abbia incrementato i debiti di 500 milioni portandoli ad un miliardo e 600 milioni.
 
La Corte dei Conti non ha chiesto il dissesto in ragione di un inesistente incremento di debiti. Lo ha chiesto – pur con ragionamenti non tutto condivisibili – perchè ha ritenuto errate e non sostenibili le previsioni del piano di riequilibrio del 2013.
 
IL PIANO DI RIEQUILIBRIO DEL 2013
Errore del 50% nella quantificazione degli oneri complessivi
 
Alla fine dell’anno 2012 il Comune di Catania si trovava in disastrosa situazione contabile e finanziaria, ben evidenziata dalla deliberazione n. 356/VSGF/2012 della Corte dei Conti emessa a seguito del monitoraggio eseguito dalla sezione regionale controllo di tale Organo.
In mancanza del nuovo Istituto (procedura di riequilibrio o cd. “predissesto”) previsto dall’art. 243-bis T.U.E.L. introdotto con legge del dicembre 2012, il Comune di Catania sarebbe stato posto, già nel 2013, in stato di dissesto.
Per evitare l’oramai prossimo dissesto l’Amministrazione Comunale allora retta dal Sindaco Raffaele Stancanelli, con Assessore al Bilancio il Dott. Roberto Bonaccorsi avviava il percorso della procedura di predissesto.
Il piano Bonaccorsi quantificava l’ammontare complessivo degli oneri (impieghi) da soddisfare nel corso del decennio (2013-2022) in un importo pari a €.526.801.830.
Tale importo era così costituito dagli oneri oneri passati e futuri indicati nella tabella 1:
 
Per coprire e pareggiare l’ammontare degli oneri quantificati in €.526.801.830 il piano prevedeva un serie di azioni volte all’incremento dei ricavi (Misura 1 delle risorse) ed alla riduzione dei costi (misure 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 delle risorse) per un complessivo stimato – nell’arco del periodo decennale della durata del piano – stimato in complessive €. 527.046.413.
 
Tale insieme di azioni veniva cadenzato e suddiviso in una serie di obiettivi che il Comune avrebbe dovuto raggiungere annualmente per come precisato nella tabella 2.
 
Era compito della nuova amministrazione arrivare quanto più possibile vicino all’obiettivo prefissato nel Piano.
Come si vede dalla tabella 2 (ricavata dai documenti ufficiali predisposti dall’Organo di Revisione e trasmessi semestralmente all Corte dei Conti) gli obiettivi prefissati sono stati non solo raggiunti, ma anche significativamente migliorati per un un complessivo ammontare di € 220.918.722 di maggiori entrare o minori costi. Importo superiore di ben €. 57.749.857 rispetto a quanto previsto nel piano del 2013.
Contrariamente alla versione diffusa dalla nuova amministrazione, ripresa dai media, e mossa esclusivamente da miopi logiche di ordalia politica, non è vero che ci siano stati maggiori costi o non meglio precisati sperperi ma, invece, ci sono stati per come provato dai documenti suindicati, contrazione di costi e incremento di ricavi.
 
È bene ricordare che dal 2013 a seguire si sono ridotte tra le altre le seguenti spese:
€. 9.000.000 (2013) – €. 15.000.000 (2014) – €. 19.000.000 (2015) – €. 22.000.000 (2016) riduzione del costo del personale dipendente del Comune a seguito del blocco totale del turn-over
€. 1.500.000 annui in meno con il nuovo contratto di servizio Multiservizi
€. 1.300.000 annui in meno con il nuovo contratto di servizio AMT
€. 1.000.000 annui in meno con la riorganizzazione del piano dei costi dell’Istituto musicale Bellini
€. 2.000.000 annui in meno dalla riduzione dei compensi per Sindaco, Giunta, Consiglieri e Circoscrizioni.
Non ci sono state consulenze e prebende.
Tali riduzioni sicuramente significative, si sono dimostrate insufficienti per la concomitanza di due importanti elementi ostativi: a) l’esistenza di un fardello di oneri più gravoso di quello originariamente descritto all’inizio del 2013; b) una devastante riduzione degli ordinari trasferimenti statali e regionali, maggiore di quella prevista nel piano rientro.
 
Le misure di contenimento della spesa sono state tutte eseguite e migliorate, ma ciò che ha fatto saltare l’equilibrio del piano è stata la originaria sottovalutazione degli oneri. La quantificazione degli oneri in complessivo €. 526 milioni, da parte dei redattori del piano del 2013, degli oneri indicata in complessive si è rivelata col tempo enormemente sottostimata di quasi il 50%. Un’enormità.
Un primo errore, non colposo, è stata la sottostima dei tagli erariali che il Comune avrebbe subito rispetto ai trasferimenti ottenuti negli anni precedenti.
 
Il piano prevedeva una riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato pari a circa €.14.000.000 annui e non prevedeva alcuna riduzione da parte dei trasferimenti regionali.
In realtà già nel 2015 l’ammontare complessivo dei tagli statali e regionali ammontava a circa complessive €.29.000.000 annui rispetto a quanto ricevuto dal Comune nell’anno 2012, e con un peggioramento rispetto alle previsioni del Piano di riequilibrio di circa 15.000.000 annuali.
 
Ripetiamo 15 milioni annuali, pari a 150 milioni per la durata del piano ed equivalenti ad un margine di errore di circa il 30% sulle previsioni del Piano Stancanelli-Bonaccorsi. Con 150 milioni in più non saremmo arrivati a questo punto.
 
È da notare che il Piano aveva ricevuto il via libera sia da parte del Ministero dell’Interno sia da parte della Corte dei Conti e nessuno aveva avuto nulla a che dire sulla quantificazione dei tagli erariali. Sul punto si riporta quanto indicato a pagina 4 del Piano di riequilibrio “Non sono previsti (ulteriori) tagli ai trasferimenti regionali, in quanto la riduzione applicata all’esercizio 2012 ha, per la prima volta, portato detti trasferimenti regionali ad un livello sensibilmente più basso, per il Comune di Catania, rispetto ai costi delle principali funzioni delegate dalla regione stessa ai comuni”.
 
Ma l’errore più grave, il cancro nascosto del piano del 2013, quello che ha concretamente determinato la reazione della Corte dei Conti è consistito nella sottovalutazione delle passività potenziali, quantificate dal redattore del Piano del 2013 in sole €. 8.318.387.
 
Cosa sono le passività potenziali? Si tratta, sostanzialmente, della quantificazione del rischio che le cause pendenti ad una data (il dicembre 2012) possono trasformarsi in futuro in sentenze di condanna. Questo dato viene elaborato dall’Avvocatura Comunale predisponendo un analitico elenco delle cause, indicandone il grado di rischiosità e procedendo infine alla quantificazione presunta dell’ammontare delle sentenze di condanna che diventeranno poi i cosiddetti debiti fuori bilancio.
 
Al dicembre 2012 il Comune di Catania era convenuto in giudizio con richieste di sentenze di condanna per svariate centinaia di milioni. Avere indicato in soli 8 milioni l’ammontare complessivo delle sentenze di condanna che il Comune avrebbe potuto subire dal 2013 al 2022 a fronte di contenzioso pendente nell’ordine di svariate centinaia di milioni è come se non si fosse previsto nulla sia in termini oggettivi che percentuali
 
La stessa Corte dei Conti, a tale specifico riguardo, ha affermato che la stima, delle passività potenziali, compiuta al momento dell’approvazione del piano è risultata considerevolmente sottovalutata. Sulla base di quanto appurato successivamente, l’importo che avrebbe dovuto essere indicato tra le passività potenziali non poteva essere inferiore a 110 milioni. E quindi un ulteriore scostamento di altro 20% sulle previsioni di piano del 2013.
 
Sul punto basta rilevare che i debiti fuori bilancio censiti al 2017 derivanti da sentenze di condanna maturate emesse dal 2014 al 2017 per cause pendenti al 2012 sono stati quantificati in circa 50 milioni. A ciò si devono aggiungere le altre passività potenziali ancora esistenti. Sul punto è illuminante quanto emerge dalla recente delibera del Consiglio Comunale dello scorso settembre 2018 predisposta dall’attuale Assessore Bonaccorsi e redattore del piano del 2013. In questa ultima delibera vengono quantificate in €.90.809.505 le passività potenziali con rischio alto alla data del 2017. A supporto viene prodotto l’elenco dei giudizi pendenti ed il relativo ammontare del rischio. Orbene da un attento esame di tale elaborato emerge che tra i giudizi riportati nell’elenco del 2017 ve ne sono di pendenti al 2012. Ebbene questi giudizi ora sono valutati come portatori di passività potenziali per circa 60.000.000. Stesso Assessore, stessi giudizi, ma diversa valutazione: 8 milioni nel 2013, 60 milioni nel 2018, a cui vanno aggiunti i 50 milioni già emersi. Totale 110 milioni.
 
Le delibera n.153 del 2018 con cui la Corte dei Conti ha chiesto disporsi il dissesto del Comune di Catania, in un punto della motivazione precisa che la stessa Corte “Con la deliberazione n. 200/2015/PRSP, la Sezione, in sede di verifica sull’andamento del piano di riequilibrio relativa al secondo semestre 2014, ha accertato il grave inadempimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano, riservando ulteriori valutazioni all’esito delle successive verifiche”. Ad una prima affrettata lettura tale argomentazione è stata interpretata come chiara ed univoca censura dell’operato dell’amministrazione in carica a quel momento. Orbene se si legge con attenzione quanto concretamente dichiarato dalla Corte nella citata delibera n.200/2015 si scopre una altra verità.
 
Afferma la Corte nel 2015:
a) che il Comune raggiunge raggiunge l’obiettivo complessivo relativo alle risorse, con uno scostamento positivo di euro 19.838.467,00 (confermando quanto sopra detto in ordine all’efficacia delle azioni di contenimento della spesa);
b) che il mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi è causato dai maggiori tagli dei trasferimenti statali e dall’emersione di debiti fuori bilancio in misura maggiore a quella preventivata tra i debiti potenziali (confermando che la causa del mancato rispetto del piano deriva dalla errata previsione degli oneri complessivi contenuta nel piano Stancanelli-Bonaccorsi).
 
LA BUFALA
Il debito del Comune non è cresciuto di 500 milioni durante l’amministrazione guidata da Enzo Bianco
 
Non ho ben chiaro chi abbia per primo propalato la notizia priva di qualsivoglia fondamento che l’amministrazione Bianco avesse contribuito all’incremento del debito complessivo del Comune di ulteriori 500 milioni. Presumo che su questa notizia abbia influito una lettura poco attenta, del dato derivante dal riaccertamento straordinario ex D.Lgs n.118 del 2011 (meglio spiegato nel paragrafo successivo). Qui basta dire che il disavanzo tecnico da riaccertamento straordinario NON è nuovo debito. NON è un nuovo mutuo da pagare negli anni successivi. È un fondo tecnico che dovrà essere pareggiato contabilmente negli anni futuri con la creazione di vincoli annuali sui bilanci futuri.
In realtà non è impossibile calcolare l’ammontare del debito del Comune di Catania. Occorre sommare l’ammontare dei debiti fuori bilancio, dei debiti vs. terzi, dei debiti vs. partecipate della residua sorte capitale dei mutui in essere e dall’ammontare dell’anticipazione di Tesoreria. Il debito del Comune di Catania viene ora quantificato dall’Amministrazione (bozza della delibera di dichiarazione di dissesto) in 1 miliardo e 247 milioni. Non è superiore a quello esistente al 2012, ove si applichino i medesimi parametri e criteri ora utilizzati. È da notare che relativamente alle passività potenziali si passa ora ad un criterio rigoroso (e forse anche eccessivamente) rispetto a quello di segno contrario adottato dai redattori del Piano del 2013.
 
1a puntata – domani la seconda puntata

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