Energia, un salasso per le Pmi italiane - QdS

Energia, un salasso per le Pmi italiane

Rosario Battiato

Energia, un salasso per le Pmi italiane

giovedì 10 Gennaio 2019

Enea: un’impresa del Belpaese paga ogni anno circa 70 mila euro in più di una francese. In Sicilia manca una struttura adeguata ad assorbire stabilmente la produzione da rinnovabili

PALERMO – Un’impresa medio-piccola italiana paga mediamente la bolletta elettrica circa 70 mila euro all’anno in più di una francese mentre in Sicilia il prezzo zonale dell’elettricità resta il più elevato del Paese. Sono questi i due passaggi più rilevanti contenuti all’interno dell’Analisi trimestrale del sistema energetico in relazione al terzo trimestre del 2018 redatto dall’Enea.
In generale, la tendenza registrata dall’Agenzia nazionale rileva – riportiamo dallo studio – che nel “caso dei prezzi dell’elettricità per le imprese il terzo trimestre 2018 ha visto una forte ripresa, con aumenti intorno al 10% sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto al III trimestre 2017” ed è proseguita anche nel quarto trimestre del 2018, quando il “rincaro della componente ‘energia’ ha determinato ulteriori aumenti dei prezzi finali, che su base congiunturale sono stimate in un +20% per l’utente medio-piccolo, mentre sono più contenute per i grandi e grandissimi utenti”.
 
Una vecchia tara sul sistema produttivo che, pur migliorando, continua a pesare e non poco sull’iniziativa imprenditoriale nazionale. In altri termini la differenza c’è e si vede anche in rapporto a quanto succede negli altri paesi europei. Nella prima metà dell’anno in corso vi è stato un miglioramento relativo della posizione italiana, eppure i “prezzi italiani restano ancora i più alti tra quelli dei principali Paesi e ben oltre la media europea”. I calcoli li ha fatti proprio l’Enea: si stima che “un utente non domestico italiano con un profilo medio/medio-piccolo sopporta un costo annuo per l’acquisto dell’energia elettrica di circa 70.000 € superiore ad un competitor francese con analoghe caratteristiche”.
 
Si registrano, invece, incrementi più ridotti in relazione al “prezzo per il consumatore domestico (+6,5% nel secondo trimestre, +7,6% nel quarto), ma solo grazie alla decisione dell’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ndr) di ammortizzare gli effetti dell’aumento rimodulando la componente oneri di sistema, con un minore gettito (stimato di poco inferiore al miliardo di euro) che sarà tuttavia recuperato nel 2019”.
 
Permane, nell’analisi dei prezzi zonali, il divario tra la Sicilia e il continente, con il valore medio del prezzo nel trimestre in esame che nell’Isola risulta pari a 84 €/MWh, raggiungendo il massimo nel mese di agosto (oltre i 90 €/MWh media mensile) mentre la zona con prezzo di vendita più basso è risultata il Sud, con un valore trimestrale medio di 66,2 €/MWh. Per spiegare le ragioni degli aumenti, l’Enea, facendo riferimento alla base annuale, fa riferimento alla riduzione della capacità di traffico con il continente.
 
Inoltre, la produzione rinnovabili isolana potrebbe venire tagliata in caso di particolari condizioni. Secondo una simulazioni di Entso-e, il Network europeo dei gestori di sistemi di trasmissione di energia elettrica, problemi di adeguatezza potrebbero sollevarsi qualora si “dovessero verificare condizioni estreme di elevata domanda e bassa produzione da rinnovabili”. Ed esiste la “possibilità che sia necessario tagliare la generazione intermittente nelle zone Sud, Sicilia e Sardegna nel caso in cui si dovessero verificare giorni di elevata ventosità e insolazione in concomitanza di una bassa domanda”.

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