Strade colabrodo, ci penserà il Governo, ma ora si passi dagli annunci ai cantieri - QdS

Strade colabrodo, ci penserà il Governo, ma ora si passi dagli annunci ai cantieri

Rosario Battiato

Strade colabrodo, ci penserà il Governo, ma ora si passi dagli annunci ai cantieri

sabato 12 Gennaio 2019

La Regione ha deliberato lo stato d’emergenza, adesso il Mit nominerà un commissario per l’Isola. Protezione civile: tra il 2002 e il 2016, in Sicilia 50 milioni di euro di danni all’anno

PALERMO – Risale al 3 gennaio la richiesta della Giunta regionale, definita tramite delibera, della dichiarazione dello stato di emergenza data la situazione “emergenziale esistente sulla viabilità nel territorio della Regione siciliana”. Una situazione conosciuta che tuttavia continua ad aggravarsi ad ogni emergenza maltempo che negli ultimi tempi ha ulteriormente peggiorato la già precaria viabilità isolana.
 
La risposta è arrivata, un paio di giorni fa, in un tweet del ministro Toninelli che ha spiegato: “Lo avevamo proposto e finalmente la Regione ha presentato richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per le condizioni disastrate della viabilità in Sicilia. Ora il Governo lavora per nominare un commissario, sbloccare cantieri e rimettere a posto le strade dell’isola”.
 
Una necessità dettata dalla spesa dei fondi – in passato ci sono stati i soldi ma non si sono mai visti i cantieri – a fronte del fatto che “l’inefficienza nel settore delle infrastrutture stradali – si legge in un documento della Protezione civile regionale allegato alla delibera di Giunta – è relativamente pesante in quanto vede un lungo elenco di strade oggetto di ordinanze interdittive al transito, che, pertanto, necessitano dell’esecuzione immediata di interventi urgenti per risolverne le situazioni di criticità”.
 
In particolare, il Dipartimento spiega che “qualsiasi intervento effettuato in emergenza per rimuovere l’immediata situazione di pericolo, di fatto non risolve la problematica esistente, specie nelle aree individuate ad altissimo rischio idrogeologico, in quanto rimane comunque uno stato di rischio residuo che, se non viene eliminato da interventi a breve termine, continua ad aggravarsi con i successivi eventi meteorologici avversi”.
 
Per ricordare il peso che frane e alluvioni hanno sulle strade dell’Isola e sulla popolazione direttamente coinvolta, è sufficiente riprendere un indice dell’Istat che ne misura la vulnerabilità: Palermo è in prima linea a livello regionale, valore complessivo di 1,67% sul totale nazionale, seguita da Messina a quota 0,8% e quindi da Agrigento (0,71%) e Catania (0,60%).
 
Andando più in dettaglio, è un rapporto della Protezione civile regionale – si tratta del “Piano regionale di protezione civile: la vulnerabilità delle infrastrutture stradali ai fenomeni di dissesto idrogeologico – a definire gli oltre 9 mila episodi di dissesto che, tra il 2002 e il 2016, hanno coinvolto le strade siciliane, registrando danni per circa 50 milioni di euro all’anno. Il focus sulle strade dimostra che su 113 tratti di strade statali, ben 79 hanno avuto dissesti osservati (70% del totale) che valgono 3.252 km su 3.786, pari all’86% del totale.
 
È sempre il Dipartimento della protezione civile ad aver mappato i punti di intersezione tra rete idrografica e infrastrutture viarie. Si chiamano “nodi” e rappresentano situazioni di potenziale rischio per interferenza tra acque superficiali ed elementi antropici. Secondo i tecnici del Dipartimento, sulla base dei risultati delle osservazioni indirette (è stato adoperato Google Earth), si deduce che nel “territorio regionale si riscontrano diffuse anomalie idrauliche soprattutto nell’ambito del reticolo idrografico minore e, in maniera ancora più grave, in corrispondenza degli agglomerati urbani, in specie quelli costieri, laddove spesso vengono disattesi i più elementari criteri volti al rispetto del deflusso naturale delle acque superficiali”. A rischio potenziale ci sono 15.228 nodi e tra questi oltre 2 mila lungo le strade statali, 5.448 per le strade provinciali, 109 per quelle comunali.

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