Diciotti: regole contro populismi - QdS

Diciotti: regole contro populismi

Pietro Crisafulli

Diciotti: regole contro populismi

venerdì 25 Gennaio 2019

Il Tribunale di Catania, chiedendo l'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, ha sottolineato come la potestà legislativa di uno Stato non consenta deroghe o discrezionalità rispetto alle Convenzioni internazionali da quel Paese sottoscritte. A favore del capo della Lega solo la voce dell'estrema destra, a cominciare da Marine Le Pen. I problemi del M5s. COSA SUCCEDE ADESSO

"L’obbligo di salvare la vita in mare costituisce un preciso dovere degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare".
 
E’ scritto nel provvedimento del Tribunale di Catania, Sezione Reati Ministeriali, composto dal presidente Nicola La Mantia e dai giudici Sandra Levanti e Paolo Corda, con cui si chiede l’autorizzazione a procedere nei confronti del capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini per la vicenda della nave Diciotti.
 
Le Convenzioni internazionali limitano
la podestà legislativa dello Stato
 
"Le Convenzioni internazionali cui l’Italia ha aderito – sottolineano i giudici – costituiscono un limite alla potestà legislativa dello Stato e, in base agli art.10, 11 e 117 della Costituzione, non possono costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’autorità politica".
 
Per questo "è ipotizzabile che il senatore Matteo Salvini, nella sua veste di ministro e pubblico ufficiale, abbia abusato delle funzioni amministrative attribuitegli" commettendo il reato di sequestro di persona limitatamente ai giorni tra il 20 e il 25 agosto del 2018.
 
Nell’ambito delle procedure per la determinazione del "place of safety", secondo i giudici Salvini avrebbe posto "arbitrariamente il proprio veto all’indicazione del Pos da parte del competente dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione...così determinando la forzosa permanenza dei migranti a bordo della Diciotti, con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale per un arco temporale giuridicamente apprezzabile e al di fuori dei casi consentiti dalla legge".
 
Il fascicolo aperto
dai magistrati di Agrigento
 
Quanto affermato dai giudici è avvalorato da quanto ha riferito ai magistrati di Agrigento (i primi ad aprire un fascicolo sulla vicenda) il capo del Dipartimento delle libertà civili e immigrazione del Viminale, il prefetto Gerarda Pantalone: "Il ministro dell’Interno non ha ancora formalmente comunicato il Pos (il porto sicuro, ndr) e quindi tutta la catena di comando, dal centro verso la periferia, rimane bloccata in attesa delle determinazioni di carattere politico del signor ministro dell’Interno".
 
Nelle 53 pagine di provvedimento i giudici del Tribunale dei Ministri di Catanuia hanno ricordato come il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma (Imrcc) abbia avanzato al Dipartimento tre diverse richieste di Pos, il 15, il 17 e il 24 agosto.
 
Per accertare la "rilevanza penale" delle tre richieste, aggiungono, va preliminarmente stabilito quale di queste debba essere considerata "tipica", vale a dire "idonea a fondare in capo al Dipartimento
 
 
Dichiarazioni e "rettifiche"
degli alti funzionari del Viminale
 
Secondo i giudici "l’obbligo normativo di provvedere tempestivamente" riguardava la richiesta del 17, definita "formale" dalla stessa Pantalone quando, sentita dai pm di Agrigento, ha fatto riferimento "all’ordine ricevuto dal prefetto Piantedosi, capo di gabinetto del ministro dell’Interno e costantemente in contatto" con Salvini.
 
"Il 17 agosto, intorno alle 22.30, Mrcc ha avanzato una formale richiesta di Pos...è stata girata al prefetto Piantedosi il quale ribadì che non poteva indicare un Pos e che occorreva attendere".
 
Parole confermate dal vicario del Dipartimento, il prefetto Bruno Corda, che in quei giorni era in servizio.
 
"Il 17 agosto è pervenuta al mio ufficio una vera richiesta di Pos".
 
Corda informò anche lui Piantedosi e anche a lui il capo di Gabinetto disse "di attendere disposizioni…".
 
Entrambi i prefetti però, hanno scritto i giudici di Catania, una volta sentiti nuovamente dal Tribunale dei ministri di Palermo il 25 settembre "rettificano le precedenti dichiarazioni, qualificando la richiesta di Pos del 17 agosto come ‘anomala’".
 
"Al di là della ‘sospetta’ rettifica delle precedenti dichiarazioni da parte dei prefetti Pantalone e Corda – si legge nella richiesta – è convincimento di questo Tribunale…che la richiesta del Pos del 17 agosto presentasse tutti i requisiti che giustificassero una pronta risposta da parte del competente Dipartimento del ministero dell’Interno".
 
 
L’omessa indicazione del Pos
ha determinato una situazione
di costrizione a bordo
 
Dunque, concludono i giudici, "l’omessa indicazione del Pos" dopo la richiesta delle 22.30 del 17 agosto "da parte del dipartimento per le libertà civili e immigrazione, dietro precise direttive del ministro dell’Interno, ha determinato…una situazione di costrizione a bordo delle persone soccorse fino alle prime ore del 26 agosto (quando è stata avviata la procedura di sbarco a seguito dell’indicazione del Ps rilasciata nella tarda serata del 25) con conseguente apprezzabile limitazione della libertà di movimento dei migranti, integrante l’elemento oggettivo del reato ipotizzato".
 
 
Cosa succede
adesso
 
Adesso che la richiesta di autorizzazione è stata presentata, il caso dovrà essere istruito dalla Giunta per le Immunità del Senato, che riferirà all’Aula.
 
Nel caso specifico relativo a Salvini, in base al regolamento di palazzo Madama la Giunta dovrà presentare la relazione scritta per l’Assemblea entro trenta giorni dalla data in cui ha ricevuto gli atti.
 
L’Assemblea si riunirà poi entro sessanta giorni dalla data in cui gli atti sono pervenuti al presidente del Senato e potrà, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l’autorizzazione a procedere se viene ritenuto che l’inquisito abbia agito "per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo".
 
Qualora l’autorizzazione venga concessa, gli atti tornano al Tribunale dei ministri perché continui il procedimento secondo le norme vigenti. Per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni, la competenza appartiene in primo grado al Tribunale del capoluogo del distretto di Corte di appello competente per territorio.
 
Per le impugnazioni e gli ulteriori gradi di giudizio si applicano le norme del codice di procedura penale.
 
 
Magi, "Quello di Salvini
non era un atto insindacabile"
 
"La scelta di Salvini di violare leggi e convenzioni internazionali – ha commentato Riccardo Magi di +Europa, ricordando di averle documentate nell’esposto depositato a Catania dopo un’ispezione a bordo della nave – non può essere considerato un atto insindacabile come l’aveva giudicato la procura di Catania, perché intacca la sfera dei diritti fondamentali".
 
 
Legambiente e Strada
da Salvini "Atto criminale"
 
"Quanto accaduto la scorsa estate è stato un atto criminale: centoquarantacinque persone bloccate su una nave militare italiana in condizioni disumane, chiederemo di costituirci parte civile" ha detto il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna.
 
"E’ stato commesso un crimine, poi se Salvini riuscirà a cavarsela per qualche immunità o grazie agli amici degli amici, si vedrà" ha detto il fondatore di Emergency Gino Strada.
 
"Viviamo – ha aggiunto – in un Paese in cui la classe politica permette l’uccisione di persone, un fatto mai successo nell’Italia repubblicana. Si sta perpetuando un crimine contro umanità. Sono dei razzisti e dei fascisti. Come possiamo accettare che muoiano a migliaia? Come possiamo accettare politici che rivendicano queste azioni? Sono azioni che fanno a pugni con la civiltà, non con questo o quel partito. E non è un problema solo italiano, è sicuramente anche europeo e forse mondiale. Si è accettato che la vita umana non abbia più valore, ma io non ci sto".
 
 
Pietro Grasso a Salvini,
"Adesso rinuncia all’immunità"
 
 "Come membro della Giunta per le Immunità del Senato – ha detto Pietro Grasso, senatore di Liberi e Uguali – dovrò esaminare la richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per sequestro di persona nel caso Diciotti. Salvini ha dichiarato a tutta pagina, non più tardi di qualche mese fa, che avrebbe rinunciato all’immunità e chiesto al Senato di farsi processare. Ripete continuamente di essere uno che mantiene la parola: non ho dubbi che lo farà anche in questo caso".
 
Grasso ha pubblicato il testo su Facebook insieme alla prima pagina del quotidiano "Libero" del 27 agosto 2018 con due titoli "Dio salvi Salvini da magistrati e sinistra" e un altro che riportava un virgolettato del capo della Lega "Niente immunità, voglio essere processato".
 
 
Civati, "M5s non si rimangi il programma
e voti l’autorizzazione a procedere"
 
"Il Movimento 5 Stelle è a un bivio – ha detto Giuseppe Civati, fondatore di Possibile – tra cercare l’arrampicata sugli specchi, rimangiandosi l’ennesimo punto previsto dal suo programma votando contro l’autorizzazione a procedere al Senato nei confronti di Salvini, oppure rispettare quanto promesso ed esprimersi a favore, evitando di tradire per l’ennesima volta gli elettori. Nel programma del M5S è infatti scritto che si vuole, testualmente, ‘intervenire su tutte quelle prerogative parlamentari che oggi sottraggono deputati, senatori e ministri dall’applicazione della Giustizia‘. Insomma, è chiaro il riferimento alla rinuncia all’immunità: il voto contrario, per salvare il governo, sarebbe l’ultimo atto, quello definitivo, del ‘cambianiente’ con il Movimento 5 Stelle gregario dei peggiori riti politici per la sopravvivenza".
 
 
Anm, "Salvini deride
e delegittima magistrati"
 
Molto dure nei confronti del capo della Lega Nord le prese di posizione dell’Associazione nazionale magistrati: "Le dichiarazioni odierne del Ministro dell’Interno a commento della decisione del Tribunale dei Ministri di Catania, risultano irrispettose verso i colleghi nei toni di derisione utilizzati e nei contenuti, anche laddove fanno un parallelismo tra i tempi di redazione di un provvedimento giurisdizionale, come noto previsti dalla legge, e il funzionamento di un’azienda privata".
 
"Il rischio di una delegittimazione della magistratura – ha scritto l’Anm in una nota – il cui operato viene fatto nel rispetto delle leggi dello Stato, è alto e va assolutamente evitato. Rispetto delle regole significa anche rispetto del lavoro dei magistrati, ai quali la Costituzione assegna precise prerogative che vanno tenute ben presenti da tutti, in primo luogo da chi ricopre importanti incarichi di Governo".
 
E’ intervenuta anche la Giunta dell’Anm di Catania, sottolineando come le esternazioni sui social di Salvini "a maggior ragione perché provenienti da un ministro, appaiano particolarmente delegittimanti per l’azione della Magistratura, ingenerando nei cittadini un clima di sempre crescente sfiducia nell’Istituzione".
 
 
Difeso solo dalla Le Pen
e l’estrema destra
 
A fronte della valanga di critiche nei confronti di Salvini, a suo sostegno si sono levate soltanto le voci dell’estrema destra, a cominciare da quella della leader del Rassemblement National Marine Le Pen che ha parlato di "Vergogna per quei giudici politicizzati che vogliono impedirgli di mettere fine all’invasione migratoria: solo il popolo italiano decide". Sulla stessa linea Giorgia Meloni di Fdi, che ha definito "una cosa abbastanza fuori dal mondo indagare un ministro" e ha parlato di "giudici che non hanno letto il codice penale".
 
 
Fratelli d’Italia
"pescherecci siciliani
in balia della Libia"
 
In realtà però Fratelli d’Italia, con il presidente dei senatori Luca Ciriani e il vicepresidente della Commissione Giustizia, Raffaele Stancanelli, ha anche sottolineato, riprendendo un’inchiesta pubblicata da "Avvenire", come i pescherecci siciliani "all’interno delle acque internazionali nella parte prospiciente le coste libiche" siano "senza alcuna tutela, in balia delle navi libiche", affermando,  "a essere in pericolo non è soltanto la sicurezza dei confini, ma il futuro delle nostre aziende, sempre più a rischio in quel tratto di mare".

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