Ue: acque reflue per irrigare i campi, ma in Sicilia attualmente è impossibile - QdS

Ue: acque reflue per irrigare i campi, ma in Sicilia attualmente è impossibile

Rosario Battiato

Ue: acque reflue per irrigare i campi, ma in Sicilia attualmente è impossibile

giovedì 14 Febbraio 2019

Martedì l’Europarlamento ha approvato nuove regole che definiscono gli standard minimi di qualità. La Regione sta provando a recuperare il tempo perduto: già programmati cento interventi

PALERMO – Riutilizzare le acque reflue depurate per l’irrigazione agricola: è questo il nuovo principio che caratterizza le misure approvate martedì scorso dal Parlamento europeo a Strasburgo per valorizzare le risorse idriche. Provvedimenti che sono profondamente legati ai concetti dell’economia circolare e che permetterebbero di accrescere l’approvvigionamento di acqua dolce e di consentire una vita più serena all’agricoltura italiana che, nel corso del 2017, ha avuto perdite per circa 2 miliardi di euro.
 
La legge approvata – si legge nel comunicato del servizio stampa dell’ufficio di collegamento in Italia del Parlamento Europeo – definisce gli “standard minimi di qualità da rispettare per il riutilizzo dell’acqua destinata all’irrigazione agricola” e si stabiliscono “inoltre gli obblighi per gli operatori della produzione, della distribuzione e dello stoccaggio, nonché le misure di gestione del rischio”. In particolare, si prevede che l’acqua recuperata (ovvero le acque reflue urbane che sono state trattate in un impianto di bonifica) sarà utilizzata per “irrigare colture alimentari, colture alimentari trasformate e colture non alimentari” mentre la Commissione si è data altri cinque anni di tempo per valutare se l’acqua recuperata potrà essere utilizzata anche in altri modi. Un processo che intanto, secondo gli eurodeputati, ogni singolo Stato membro potrà affrontare in autonomia come il “riutilizzo dell’acqua industriale per scopi ricreativi e ambientali, a condizione che la salute umana, gli animali e l’ambiente siano completamente protetti”.
 
 
“Dobbiamo muoverci verso un’economia circolare, anche nel modo in cui usiamo e riutilizziamo l’acqua”, ha spiegato la relatrice Simona Bonafè che poi ha aggiunto: “potremmo potenzialmente riutilizzare 6,6 miliardi di metri cubi di acqua entro il 2025, rispetto agli attuali 1,1 miliardi di metri cubi all’anno. Ciò richiederebbe un investimento inferiore ai 700 milioni di euro e ci permetterebbe di riutilizzare più della metà dell’attuale volume di acqua proveniente dagli impianti di trattamento delle acque reflue dell’Ue teoricamente disponibili per l’irrigazione, evitando più del 5% di estrazione diretta dai corpi idrici di rifiuti e dalle acque sotterranee”.
 
Non sarà semplice applicare questo processo in Sicilia, dove la bonifica delle acque reflue affronta da anni una serie di criticità non facilmente superabili, al punto che attualmente sull’Italia, e su centinaia di agglomerati urbani isolani, incombono ben quattro procedure di infrazione – due già allo stato di sentenza con condanna – relative al mancato raggiungimento degli standard previsti dalla normativa comunitaria. In seguito allo stanziamento di oltre un miliardo di euro, con delibera Cipe del 2012, pochi cantieri sono stati avviati e quindi da poco più di un anno è tutto in mano al commissario unico del governo nazionale.
 
A questo proposito, proprio la scolta settimana, il governo Musumeci ha fatto il punto sugli interventi che interessano gli impianti di depurazione dell’Isola per non incorrere nelle sanzioni previste dall’Unione europea. In seguito all’incontro tra l’assessore regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità Alberto Pierobon e il commissario straordinario Enrico Rolle, è stato fatto il punto su quelli già programmati – circa un centinaio – e sulle criticità che ancora permangono.
 
L’assessore isolano ha confermato che “sono state quasi tutte risolte” anche se “purtroppo scontiamo anche in questo settore i ritardi del passato ma stiamo lavorando per recuperare il tempo perduto: 17 milioni di euro sono stati destinati a nuove progettazioni grazie alle quali potranno sbloccarsi lavori per un valore di circa 350 milioni”. Intanto, sono state avviate trenta gare per l’affidamento di servizi e dodici per l’esecuzione di lavori, per un totale di 130 milioni.

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