PALERMO – Per fare ripartire la Sicilia occorre più concorrenza. Dopo la nostra inchiesta sul turismo, pubblicata mercoledi 15 aprile scorso, si passa ad analizzare un altro settore.
In Italia la liberalizzazione è strettamente collegata al nome di Pier Luigi Bersani che dal 1996 ha ricoperto più volte la carica di ministro nei governi guidati da Romano Prodi. In particolare, il suo nome è collegato alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica (1999) e alla legge cosiddetta “Bersani” che si è concretizzata in diversi pacchetti normativi: il primo, il decreto legge 4 luglio 2006, n.223 e la relativa Legge di conversione (legge 4 agosto 2006, n.248) e il secondo, il decreto del 31 gennaio 2007, n.7 e la relativa Legge di conversione del 2 aprile 2007, n.40, "Misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, la valorizzazione dell’istruzione tecnico-professionale e la rottamazione di autoveicoli".
Volendo sintetizzare, la legge Bersani taglia trasversalmente tutti i settori commerciali e dei servizi: dai farmaci alle assicurazioni, dai carburanti al credito, dai taxi ai mutui, dai compensi professionali alle tariffe energetiche, dalle ricariche telefoniche ai prezzi del traffico autostradale.
Confrontando il box di questa pagina che riporta la situazione della possibilità di applicare la liberalizzazione in Sicilia, una cosa che emerge subito è che lo Statuto siciliano prevede all’articolo 17 la possibilità “al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione” di emanare leggi in tutte le materie che implicano servizi di prevalente interesse regionale. Ma in Sicilia l’attuazione della liberalizzazione voluta dai decreti Bersani non è stata cosa facile. Vuoi perché nell’Isola, come nel resto del Paese, per troppo tempo il potere dei gruppi economici è stato arbitro di scelte che non favorivano gli interessi diffusi, vuoi perché le associazioni siciliane di tutela dei consumatori si sono affermate con ritardo rispetto alle corrispondenti organizzazioni nazionali. E c’è stata la necessità di una sentenza della Corte costituzionale per respingere il tentativo di bloccare l’applicazione della liberalizzazione della vendita dei farmaci.
Non solo sui farmaci la legge stenta ad essere applicata: per quanto riguarda le liberalizzazioni dei prezzi dei carburanti, le compagnie petrolifere, spiegano le associazioni dei consumatori, alla fine non hanno dovuto fare alcuna modifica alla loro struttura societaria. Il governo di tanto in tanto esercita la sua moral suasion e basta. Stesso dicasi per i mutui.
È del 18 luglio del 2007 il rapporto sullo stato di attuazione dei pacchetti Cittadino Consumatore redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico in cui sono elencate le parti della legge che hanno trovato una immediata applicazione e le misure che devono ancora dispiegare compiutamente i propri effetti.