Sicilia spremuta dalla crisi agricola - QdS

Sicilia spremuta dalla crisi agricola

Cettina Mannino

Sicilia spremuta dalla crisi agricola

mercoledì 24 Febbraio 2010

Crisi agricola. È emergenza nell’Isola. Comparto al collasso.
Exoport. Nel 2009, secondo i dati forniti da Ismea, importate in Italia 113.194 tonnellate di arance, registrando un aumento del 307,1%. Dall’altra parte i prodotti siciliani sono sempre meno esportati.
Doppio prezzo. Ma a soffrire è tutto il comparto. Tra le cause della speculazione della filiera anche la mancata esposizione del doppio prezzo previsto da una legge regionale del 2005.

PALERMO – La Sicilia prima regione di tutta Italia per produzione di arance. E la arance, in Sicilia, primo prodotto agricolo coltivato in tutto il territorio. 
Lo dicono i dati Istat e lo confermano quelli forniti da Confagricoltura Sicilia. La produzione di arance, secondo i dati Istat, si aggira intorno ai 12.232.116 quintali. Di questi, spiega Confagricoltura, il 70 per cento viene esportato mentre il 30 resta in Sicilia. La maggior parte del raccolto a livello nazionale, secondo il dato fornito da ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare, viene spedito in grandi quantità in Svizzera e in Germania. Tuttavia i numeri parlano di richiesta inferiore rispetto agli anni passati e tutto il comparto ne piange le conseguenze.
 
La Svizzera ad esempio nel 2009 ha chiuso l’anno con meno 24,2 per cento mentre dalla Germania è arrivato un calo di richieste del meno 46,7. Ma nonostante la Sicilia sia la maggiore produttrice di arance, la Spagna fa entrare nel mercato buona parte del suo raccolto. Nel 2009, sempre secondo i dati forniti da Ismea, sono state importate in Italia 113.194 tonnellate di arance, registrando un aumento del 307,1 per cento. Ma oltre alla Spagna nei mercati italiani è possibile trovare arance del Sudafrica e della Francia. Così la Sicilia da prima regione produttrice di arance non fa che arrancare in un mercato estero sempre più competitivo.
Con una lente d’ingrandimento, infatti, è possibile quantificare i danni che il settore agrumicolo ogni anno subisce e, come una corsa senza freno l’economia del settore agricolo scende in picchiata. Secondo Confagricoltura regionale negli ultimi cinque anni sono oltre 50 mila le aziende in Sicilia che hanno abbandonato il settore dell’agricoltura, in generale. Inoltre i prezzi dei principali prodotti agricoli siciliani, negli ultimi anni, hanno subito un crollo che varia dal -32 per cento per il grano duro, al -35 per cento per l’uva da vino. Hanno perso valore nel mercato anche la frutta con il -30 per cento, stabili invece il latte e l’olio con -0 per cento, ed ancora un ribasso pari al -16 per cento lo hanno subito gli ortaggi e la carne con -15 per cento.
Al contrario i prezzi di produzione sono cresciuti del 31 per cento. In pratica il comparto agricolo siciliano è in forte crisi e a soffocare è un intera regione.
Non riescono a decollare i farmers market, vale a dire i mercatini in cui il produttore vende direttamente al consumatore evitando così tutti i vari passaggi commerciali che fanno lievitare il prezzo. Abbattendo i costi intermedi della filiera si può offrire al consumatore un prodotto a prezzi tagliati dal 30 al 60 per cento rispetto a quelli del negozio. I mercatini dei produttori sono stati autorizzati per legge già dal 2001 importando un’idea sbocciata 30 anni fa in California. Grazie alle novità apportate dalla Finanziaria 2007 e dal decreto attuativo in vigore dal 1° gennaio 2008, i farmers market potrebbero essere sin da subito una realtà anche in Sicilia. Ma la Regione aveva previsto uno strumento per combattere la speculazione della filiera: la legge regionale n. 19 del 2005 che prevedeva l’obbligo dei negozianti di esporre sia il prezzo all’origine che quello finale. Il regolamento attuativo però non è mai stato pubblicato e la norma è rimasta lettera morta.
A mettere a fuoco il problema sulla crisi agrumicola è il presidente di Confagricoltura Sicilia, Gerardo Diana, che spiega:” Le massicce importazioni di succo concentrato dal Brasile, ad esempio, hanno provocato un crollo dei prezzi”. Le ultime quotazioni rilevate in Sicilia, da Confagricoltura regionale sono di appena 8 centesimi di euro per le arance a polpa bionda e di 13 per quelle a polpa rossa. “Quindi – continua Diana – se per il mercato del fresco i consumi interni sono legati essenzialmente all’andamento della crisi economica, le note dolenti per il settore giungono invece dal fronte dei conferimenti alle industrie agrumarie”. Intanto è attesa per oggi l’inizio della trattativa (tra i delegati dell’assessorato regionale alle Risorse agricole, il ministero delle politiche agricole e i tecnici comunitari) per decretare lo stato di crisi del comparto agricolo siciliano. Il documento che verrà redatto sarà sottoposto all’esame della Commissione per la decisione. Quanto tempo ci vorrà non è dato saperlo. Nel frattempo continueranno le azioni di protesta dei lavoratori del settore ridotti all’osso, o meglio, spremuti come un’arancia.

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