PALERMO – Con una dichiarazione apparentemente distensiva, il presidente della Regione crea scompiglio in chi crede nell’aeroporto di Comiso, quasi pronto e operativo dal 2011. “La Regione siciliana intende partecipare alla realizzazione di una struttura aeroportuale nel territorio di Agrigento, con il coinvolgimento degli enti locali del territorio interessato”. Così si legge nella lettera inviata oggi all’Enac da Raffaele Lombardo in risposta alle dichiarazioni rese alla stampa dal presidente dell’Ente, Vito Riggio.
Un passo indietro. Il business plan dell’aeroporto di Comiso (costato finora 36 milioni di euro, provenienti in massima parte da fondi europei) prevede, da anni, che una fetta di passeggeri agrigentini debbano usufruire dell’ex base Nato, altrimenti non sarebbe raggiunta quella quota di 400 mila passeggeri l’anno necessaria per fare entrare la struttura a profitto. Da Comiso Agrigento città dista circa un’ora e mezza di tratto (impervio) della Ss.115, Licata e il suo hinterland sono addirittura a 45-50 minuti. La domanda è: a che serve un aeroporto nei pressi di Agrigento, quando ce ne sarà uno a un’oretta di distanza, attivo tra un anno? Gli scali andrebbero in diretta concorrenza, distanti circa 100 km l’uno dall’altro, perché Comiso è stato pensato soprattutto per ospitare voli low cost a sfondo turistico. Gli stessi turisti che vanno a visitare la Valle dei Templi. Quando l’aeroporto di Agrigento aprirà, il rischio è che esso o Comiso scomparirà nel volgere di pochi mesi.
“La Giunta Regionale – prosegue la nota del presidente – credendo nella bontà del progetto in argomento, ha deliberato il 27 ottobre dello scorso anno, di destinare la somma di 30 milioni di euro a questa infrastruttura, a valere su risorse Fas assegnate alla Regione e di affidare alla Provincia regionale di Agrigento la realizzazione dell’opera”.
“Successivamente – conclude la lettera – la Giunta regionale del 9 febbraio 2010, ha destinato al suddetto intervento, 30 milioni di euro della linea d’azione 7.1 – Spese di investimento degli enti locali del PAR FAS 2007-2013, ai quali dovranno aggiungersi risorse di soggetti privati (scelti, quest’ultimi, ovviamente, con le procedure e le modalità di legge) sia nella fase della realizzazione che in quella successiva di gestione dell’aeroporto, garantendo cosi l’autosufficienza economica”.
Lo scalo di Agrigento, una volta ultimato, sarebbe il settimo scalo tra Sicilia e Isole minori (Lampedusa e Pantelleria).